I Melrose
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Patrick
Il romanzo è diviso in quattro volumi di cui il primo è bellissimo. Tutta la storia è autobiografica e scritta da St Aubyn dietro al desiderio di auto-comprensione e terapia, di uscire dalle proprie ossessioni e fare una vita normale, cosa quasi impossibile per un ragazzino abusato dal padre dai 5 agli 8 anni. D'aiuto a Patrick/Edward possono essere il carattere forte e tenace e il fatto che all'età di 8 anni il rapporto di forza con il padre si è rovesciato e il padre è stato messo da Patrick di fronte alle proprie responsabilità e con le spalle al muro. Credo sia positivo anche il fatto che il rapporto con il padre fosse di odio e non di ambivalenza, quindi un rapporto chiaro. Rovesciato il rapporto con il padre, ormai reso incapace di nuocere, bisogna dire che Patrick fa di tutto per sostituirlo e per distruggersi.
Diventa il proprio peggiore nemico, con un meccanismo subdolo e incalzante cui è difficile sfuggire. Patrick cerca di evadere da se stesso con ogni mezzo (alcool, droghe, sesso), poi cerca di farsi una famiglia normale e sposa una donna materna come non era sua madre ma poi quando hanno figli il matrimonio entra in crisi per il contrastante desiderio di Patrick di essere padre ma soprattutto figlio e come figlio entra in competizione con i propri figli. Certo, bisogna dire che sua moglie Mary è un tantino esageratamente materna. Il libro è duro, ironico, di un' ironia fredda e cinica, a volte per questo stancante, che è la cifra della noia esistenziale del mondo aristocratico che a volte contagia il lettore. Per questo i dialoghi dell'alta società stancano pur nella loro ostentazione di intelligente e gelida ironia, spesso denigratoria degli assenti o anche dei presenti, stancano per il loro assoluto e visibile vuoto. La sincerità e la lucidità d'analisi sono assieme allo stile (raffinato ovviamente dato il pedigree dello scrivente) il principale pregio del romanzo. In fondo, non è nemmeno così spietato e cinico, è soprattutto sincero. Porto ad esempio il terzo libro in cui viene espressa l'idea della necessità del perdono per chi perdona perchè l'odio è un veleno soprattutto per chi ne è il soggetto e non l'oggetto. Patrick arriva a un modo di vedere la vita e le cose molto cristiano, non essendo cristiano e ne è abbastanza consapevole e sorpreso lui stesso. Si avvicina anche a una quasi comprensione del padre, genio frustrato, forse vittima a sua volta di abusi. Bisogna dire che l'essere Patrick così concentrato su se stesso in vari momenti nuoce al romanzo che diventa un po' troppo monocorde. Però la sincerità in letteratura è impagabile. I romanzi sono in decrescendo, non come stile ma come interesse del lettore. il primo è meraviglioso, avrei solo voluto che Patrick fosse più presente.
Indicazioni utili
Duro, cinico e nello stesso tempo umanissimo
Libro duro, cinico e nello stesso tempo umanissimo, volutamente esasperato nel concetto più ipocrita del perbenismo delle classi sociali più elevate, che altro non fanno che a cascata, fare da specchio a tutte le altre. Qui non si salva nessuno, dai ricchi, ricchissimi, a tutto l’entourage che li circonda e ne imita gli atteggiamenti con pose scimmiottate e naturalmente inasprite dalla ricerca di similitudini non nate dai privilegi di nascita.
I Melrose è una saga famigliare in cui, le dinamiche parentali raccontate, per quanto difficoltose, assurde e violentemente dolorose sono riconoscibilissime in tante famiglie. Evitando gli estremi a cui arriva questa “simpatica” family che non rinuncia a distruggere la generazione successiva in tutti i modi possibili, i Melrose, di generazione in generazione applicano le famose dinamiche psicologiche del “faccio esattamente il contrario per non trovarmi di fronte ad uno specchio e rivedere mia madre/mio padre”, sento tanti “fremiti nella forza” (cit.) di fronte a queste parole, è facile riconoscersi senza entrare nei loro eccessi in David, Eleonor, Mary o Patrick, figlio e figura portante di tutto il romanzo.
Il linguaggio di Aubyn è ricco, ricercato, pieno di sfumature, con dialoghi intelligenti, cinici e pieni di “umorismo nero”.
Assolutamente implacabile con i suoi personaggi, ne descrive ogni vizio e debolezza con l’occhio cinico e allenato di chi ha vissuto l’ambiente sociale descritto. Oso dire che l’enfasi con cui vengono messi a nudo i difetti di ogni personaggio è certamente più spiccato dello sforzo con cui ne ha descritto i rari pregi.
Una saga di cui mi manca l’ultimo tassello, il libro finale “Lieto fine”, titolo che è tutto un programma pensando a quanto letto finora.
Stralcio del libro se per caso l’interesse non fosse ancora acceso: "Aveva bisogno di ricongiungersi con la sua specie, con le numerose schiere di animali ruttanti sulla spiaggia, divisi solo da una lama di rasoio o da una ceretta, e con un folto manto di pelliccia; scontando con atroci mal di schiena la loro pretenziosa posizione eretta, ma desiderando segretamente di avanzare zoppicando e trascinando le nocche nella sabbia, guaendo e grugnendo."