I Mandarini
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Lo specchio
Sfogliare I Mandarini significa immergersi nella vita, nella storia, nell'umanità. La struttura è perfetta, complessa, una sequenza di vicende in cui si incastrano, con grande serenità, scene d'ogni tipo, tutte legate da un unico filo, che è lo scontro interno, la paralisi dell'uomo pubblico e dell'uomo privato, la ricerca di una dimensione che inevitabilmente porterà al fallimento. Simone ci svela cosa si nasconde dietro lo scrittore francese di spicco, di moda, di fascino, come poteva esserlo Camus e come cercava di essere Sartre; dopotutto furono loro che portarono . E' la storia dell'intellettuale "engagé", visto con gli occhi di madame De Beauvoir, donna senza occhiali scuri e filtri, negando ogni femminismo, perché non si tratteneva mai dall'essere spietata, in primis con se stessa, nell'autobiografia. Pochi ricordano che Camus (Henri?) era un uomo debole, a tratti viscido, arrogante e insensibile. Simone è invece indulgente con Sartre (Robert?), non lo è con chi, pur non essendo francese, si comporta allo stesso modo (il suo amore americano) e ambigua nei confronti di Paule (Francine?). La frattura finale è evidente, lo squallore dietro gli uomini del potere intellettuale -ché sempre potere resta- è evidente e ci lascia con un finale lieve, un po' rassegnato, ma con quel po' di speranza che Simone ci ha tramandato e in cui lei credeva. Senza dubbio il capolavoro europeo del dopoguerra.