I libri della tempesta
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L'Orlando In-ammorbato
Prendendo in mano I libri della Tempesta mi ero aspettato un romanzo storico senza tante pretese, come tanti altri, e tuttavia questo libro riesce a mancare completamente le stesse premesse del romanzo storico di avventura.
E, se devo dirla tutta, persino del romanzo in generale.
Non riesce a fornire una visione chiara ed avvincente dei luoghi, dei personaggi e degli eventi, e le poche descrizioni sono spesso sommarie e superficiali.
Inoltre bisogna dire che i personaggi presentati dall'autore sono quanto di più banale e monocromo ci possa essere in una storia. Indicativo di questo è il fatto che, pagina dopo pagina, nessun personaggio viene mai fornito della benché minima descrizione, salvo qualche banale tratto o qualche grottesca caratterizzazione, rendendo i protagonisti del racconto delle maschere, delle persone indistinte e imprecisate, dei perfetti sconosciuti che rimangono tali per tutta la durata della storia, a cui è difficile avvicinarsi o provare alcun tipo di interesse.
Come in un teatro di burattini vi è l'eroe buono e perfetto, l'innamorata malinconica e triste, l'amico fedele che si sacrifica, il re malvagio, l'aiutante sornione e scaltro, e tutti gli altri stereotipi che potete immaginare. Ed esattamente come in un teatro di burattini la storia si sviluppa senza alcun conflitto per il nostro eroe, che senza batter ciglio, ed in virtù delle sue innumerevoli capacità, passa dalla polvere all'alloro, in un tripudio di buoni sentimenti ed aiutato perfino dai personaggi che dovrebbero osteggiarlo.
Questo è sicuramente il problema maggiore del romanzo. Joan è senza dubbio uno dei peggiori protagonisti che io abbia mai letto. Semplicemente, non possiede difetti. Riesce con facilità in tutto quello che si prefigge, sviluppa capacità istantaneamente ai fini della trama, non incontra mai ostacoli, o se li incontra, vengono superati con una semplicità innaturale. E' sempre il migliore, fisicamente e moralmente, tanto da poter essere facilmente assimilato alla figura retorica letteraria della "Mary Sue", ovvero un personaggio, che funge da sostituto per l'autore nella sua storia, che è sempre migliore in tutto e riesce senza sforzi in virtù della sua superiorità, rendendo noiosa e scontata la narrazione.
Prova lampante di questo è che gli altri personaggi fanno a gara per favorirlo, anzi, si può dire che l'Italia intera della metà del '400, da Miguel de Corella, il temuto Michelotto (qui dipinto come un bonario lettore di poesie), sgherro di Cesare Borgia, a Niccolò Macchiavelli, non faccia altro che aiutare il nostro protagonista concedendogli favori irrealistici e prestandogli pure denari ad ogni piè sospinto.
Ma, aldilà di tutto questo, il libro vuole essere principalmente un romanzo d'amore con temi profondi, veicolati dal nostro protagonista nel suo "libro della tempesta" e nel "libro d'amore".
Ed anche in questo caso la narrazione langue di un fastidioso (e prolungato) tira e molla fra i due protagonisti, tanto da rendere il personaggio di Anna la vera antagonista di questa storia, facendocela odiare per le sue intemperanze e la sua ambigua indecisione, laddove dovremmo parteggiare per la buona riuscita del legame fra i due.
Sopra tutto, è nei suoi ammaestramenti filosofici sull'amor cortese e nei suoi aforismi anacronistici sulla dignità dell'uomo che l'autore risulta più pesante.
Fra gli struggimenti amorosi e ridicoli di Joan, le pretese di affermazione di Anna, e le massime salomoniche che il protagonista ci propina attraverso il suo diario, l'autore mette in bocca a questi personaggi dei concetti che farebbero pensare ad un odierno attivista per i diritti umani, o ad un maestro Zen, piuttosto che ad un uomo ed una donna del 1400, concetti che sarebbero stati sicuramente più apprezzabili se non fossero stati così prepotentemente infilati nella narrazione a discapito della storia.
In ultima analisi, questo libro, che io ormai considero un mostro di Frankenstein fra "Corsari di Levante" di Perez Reverte ed "Il Manuale del Guerriero della Luce" di Coelho, delude su ogni punto di vista, sia come romanzo d'amore che come romanzo storico, e sicuramente nel tentativo di lasciare un messaggio profondo nel lettore. Tremo al pensiero di dover leggere il seguito....
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Dignità di un uomo
Libro strano. Lo affronti pensando che sia un pò un romanzo storico, e invece, via via che leggi, ne scopri una chiave di lettura diversa e lo leggi un pò un romanzo d'avventura, un pò un romanzo d'amore. Conosciamo un uomo che è condannato a remare per due anni. E' un prigioniero, ma è un uomo libero con il pensiero. Ha una grande dignità, che colpisce, che rimane impressa, che ti resta dentro. Cerca nello sforzo il sollievo all'inquietudine che lo tormenta. Prova rabbia. Trova in se stesso il meccanismo per reagire, la motivazione per continuare a vivere ed a sperare. E' un libro che ti fa anche scoprire la magia dei libri. E la tempesta del titolo è secondo me più di tutte la tempesta che ruggisce nel cuore di Joan.
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La Santa Eulalia
Per conoscere tutta la storia di Joan ed i suoi cari dopo la lettura di “Promettimi che sarai libero” ho letto questo interessante romanzo.
La narrazione riparte proprio da dove si era interrotta.
In questo seguito incontreremo nuovamente Joan Serra, un catalano alle prese con un amore travagliato per Anna.
Joan ha assassinato un uomo ed è stato condannato a due anni ai remi.
Lui ama il mare, per lui è sempre stato sinonimo di libertà, ma ora il mare è diventato sinonimo di prigione.
È stato incatenato ad un remo della Santa Eulalia, una nave diretta in Italia utilizzata per difendere i territori spagnoli dai numerosi attacchi degli angioini.
Seguiremo passo a passo lo strano rapporto che instaurerà il catalano con l’ammiraglio Vilamarì, un rapporto basato in egual misura sull’odio e sul rispetto.
Joan odia questo ammiraglio perché in passato aveva causato la distruzione della sua famiglia.
Sicuramente posso dire che questo libro rispetto al precedente, che aveva un ritmo più incalzante, talvolta è un po’ troppo melenso e statico.
Nel complesso però ho trovato la storia molto interessante e ricca di particolari.
Ho molto apprezzato la piccola appendice storica che lo scrittore ha inserito al termine del libro.
Che altro dire?
Sicuramente Jorge Molist è un altro scrittore che mi è entrato nel cuore per il suo stile e le sue descrizioni dettagliate dei personaggi e del periodo storico narrato.
Il suo stile alterna in maniera fantastica le parti di avventura alle descrizioni storico politiche.
Ho di gran lunga preferito il carattere di Joan in questo romanzo, nel precedente infatti talvolta l’avevo trovato fin troppo testardo.
In questo mi sono letteralmente ritrovata a combattere al fianco del catalano per soffrire insieme a lui delle vicissitudini che la vita gli ha fatto trovare nel suo cammino.
Mi raccomando prima di leggere questo romanzo dovete assolutamente leggere “Promettimi che sarai libero."
Vi auguro una buona lettura!