Hotel del ritorno alla natura
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No acqua, no party
Tra le isole Galapagos ne esiste una che continua a mantenere un equilibrio perfetto , sebbene tra le specie indigene da tempo si siano stabilite anche cinque persone. Dove gli animali selvatici si avvicinano senza paura agli umani, non li temono, non ne hanno mai subito le conseguenze.
Il professor Muller e la compagna Rita, cosi’ come la famiglia Herrmann, hanno poco e tanto basta in una scelta di vita precisa e voluta. Ma la tranquilla routine su Floreana verra’ presto alterata dall’arrivo dell’allucinata contessa Von Kleber e dal suo progetto di costruire un hotel per ricchi avventori di passaggio.
Simenon inscena una commedia connotata da forti contrasti, dove la casta nudita’ di Clara nel letto intatto si contrappone agli abiti bianchi dell’aristocratica ninfomane protagonista di banchetti alcolici e orgiastici. Dove l’uso centellinato delle riserve di acqua potabile dei primi abitanti e’ uno sforzo vano di fronte ai barili rubati per riempire la vasca da bagno dell’hotel. Dove attenzione e cortesia sono adombrati dall’arroganza e dall’abuso.
Due nuclei sociali si rivelano come parti opposte della stessa medaglia, dimostrando quanto in questo isolotto sperduto l’atteggiamento ecologista porti al benessere mentre il colonialismo insolente sfoci nello sfacelo della morte.
Splendida , sottile e tagliente caratterizzazione dei personaggi, nel bene e nel male essi hanno un forte impatto sulla vicenda tanto da rendere i soggetti stessi trama del romanzo.
Oltre all’arte di tracciare profili , Simenon riesce in questo suo lavoro del 1935 a mantenere accesa l’attenzione con un alone di suspense tra le pagine , ben marcato per tutto il percorso.
Collocazione geografica insolita ed accattivante per un romanzo che ho molto apprezzato.
Buona lettura
Indicazioni utili
Gli assetati
La piccola isola di Floreana funge da cornice al racconto di Simenon il cui titolo tradotto è “Hotel del ritorno alla natura”, in origine Ceux de la soif.
La curiosa la scelta dell'autore di ambientare una storia nel lontano arcipelago delle Galàpagos, funge da sprone per il lettore desideroso di immergersi in un clima esotico accompagnato dalla mano pittoresca ed evocativa di Simenon.
Come è possibile apprendere da fonti dell'epoca, la scelta del tutto particolare del tema trattato e dei luoghi non è “tutta farina del suo sacco”, in quanto pare che Simenon abbia tratto spunto da vicende note alle cronache in cui si narravano le sorti di certuni pellegrini approdati volontariamente su numerose isole deserte, mossi dal desiderio di fondersi completamente con la natura, abbandonando gli agi della vita europea.
Simenon riadatta il tema dell'approccio al mondo naturale e primitivo, cercando di cogliere gli aspetti più intimi dell'animo umano, andando a scavare nell'io profondo per sondarne gli istinti, gli egoismi, le disillusioni.
Questa volta l'incisività e certa dose di cinismo sfugge dalla penna dell'autore, disegnando personaggi tiepidi e poco caratterizzati.
Le pagine scorrono generando un sostanziale senso di attesa nel lettore di cui anche gli eventi conclusivi della vicenda narrata non riescono a saziarne le aspettative.
La parabola comportamentale dei protagonisti è abbastanza scontata e non possiede quella durezza che il lettore appassionato si aspetta di trovare in Simenon.
Se riflettiamo sul titolo originale “Gli assetati”, ne troviamo uno scarno riscontro; ci si potrebbe aspettare sete di libertà, di serenità, di evasione, di silenzio, il tutto rappresentato come forza motrice prorompente. Qualcosa affiora ma non a sufficienza.
Un “non-Maigret” che lascia un pizzico di amaro in bocca, in quanto ambiente e tema potevano fungere da trampolino per fotografare uno spaccato di umanità del tutto speciale.