Guida rapida agli addii
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Oltre il dolore
Aaron e Dorothy formano una coppia anomala, apparentemente anaffettiva ma in realtà unita. In un attimo, senza preavvisi né segni premonitori, il lutto colpisce svuotando la vita di Aaron . La causa della tragedia è un maledetto albero pericolosamente attaccato alla casa, natura innocente, natura devastante.
Cosa sarebbe successo se Aaron avesse abbracciato la moglie invece di discutere per futili motivi creando distanza tra i loro corpi? Se, se, se… I fatti dimostrano che Dorothy è morta schiacciata da una pianta. Aaron resta, Aaron vive, cosa può fare?
Eppure lui Dorothy la vede e la sente ancora, decide lei le modalità. Potrebbero essere allucinazioni? Secondo Aaron no, perché Dorothy riferisce cose che lui neanche conosce. Per me è davvero consolante pensare a discrete presenze accanto a noi.
Le basi per un buon libro ci sono, come il dolore, la separazione, l’elaborazione del lutto, la rinascita. Ma allora cosa non mi ha convinto? Il modo in cui sono state sviluppate le tematiche. Il contenuto è fedele al titolo, sembra davvero una guida fredda, distaccata e concisa. Dovrebbe essere una storia traboccante di sentimenti, pensieri, reazioni. Invece è asettica, pagine disinfettate da qualsiasi emozione ed il lettore non può che rimanere perplesso di fronte a un protagonista amorfo, peraltro voce narrante ed unico punto di vista. I luoghi e i personaggi non sono minimamente descritti, è tutto vago e non si riesce ad affezionarsi a niente e a nessuno. Lo stile è sicuramente meritevole, Anne Tyler scrive bene, si legge velocemente e con facilità, ma questo non basta, il lettore giunto alla fine resta insoddisfatto.
Nella copertina si legge che la scrittrice utilizza un tono leggero e divertito. Ho letto forse un libro diverso? Non un rigo divertente, non due parole simpatiche, in un contesto del genere sarebbero fuori luogo. Il tono leggero sì, lo riconosco, e avrei preferito diversamente.
“Forse era solo un viaggio molto lungo e per questo Dorothy aveva impiegato tutti quei mesi per tornare. O forse prima aveva cercato di fare a meno di me, così come io avevo cercato di fare a meno di lei. Ma a un certo punto aveva accettato che semplicemente avevamo troppa nostalgia l’uno dell’altra. Si era arresa ed era tornata. Era quello che mi piaceva credere.”
Indicazioni utili
TUTTO QUI?
Nonostante l’autrice abbia al suo attivo molti libri di successo tra cui “Turista per caso”, quest’ultimo scritto non mi ha per nulla convinta.
Come lettrice sono rimasta semplice spettatrice di una vicenda alquanto surreale, sia come personaggi che come svolgimento.
La voce narrante è quella di Aaron, trentacinquenne, uomo alto, viso interessante, lievemente balbuziente ed affetto da un’importante zoppia ed un arto superiore offeso, gestisce la casa editrice di famiglia insieme alla sorella, specializzata nello sviluppare e produrre tutta una serie di piccoli manuali, con informazioni abbastanza intuitive e di buon senso, definiti, “guida pratica” a…. (Guida pratica alla nutrizione, alla dichiarazione dei redditi, al parto,etc.); da questa peculiarità probabilmente il titolo del libro in Italiano, “guida pratica agli addii”.
Aaron è sposato con Dorothy, medico, di origine sud americana, di qualche anno più matura, fisicamente tarchiata e sgraziata, per nulla espansiva ed affettuosa, negata per “l’economia domestica”, di poche parole, brusca ed anche trasandata.
L’unico pensiero che leggendo mi sono permessa di formulare, nel pensare alla coppia in questione, riguarda solo il fatto che le due grandi solitudini con tutti i complessi di uno e dell’altra, si siano incontrate ed annullate a vicenda, lasciando comunque un ‘ampia zona “grigia”, non verbalizzata da parte di entrambi, nella quale gravitano comunque incomprensioni e “cose che non vanno”…
Il lutto è il tema centrale su cui verte tutta la vicenda.
Lutto avvenuto in modo improvviso, prematuro e tragico, in quanto, una quercia si abbatte sulla porzione di casa dove si trovava Dorothy uccidendola.
Nulla filtra in modo particolare dalle pagine del libro, né il dolore, la rabbia, l’impotenza, derivanti da questa prematura morte, solo la noia che trascina il lettore nel seguire Aaron che attraversa la tragedia come un robot, tutti sembrano comparse che senza arte né parte si aggirano sulla scena, fin al momento della “grande rivelazione”.
Aaron comincia ad avere visioni della moglie che conversa con lui notificandogli, in alcuni momenti, qualche atteggiamento, assunto fin da poco prima delle nozze che non aveva gradito….
La fine non è da tragedia, ma da commedia a lieto fine; terminato il libro mi sono ritrovata a chiedermi:”Tutto qui?”
Nessun personaggio né principale, né secondario, ha attirato le mie simpatie. La storia resta sospesa all’interno di una bolla di “irrealtà” che non me la fa proprio digerire.
La scrittura è estremamente semplice.
Indicazioni utili
- sì
- no