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NOI SIAMO QUELLO CHE VEDIAMO oppure...
GUARDIAMO QUELLO CHE VOGLIAMO ESSERE?
Questo è l'interrogativo che mi ha lasciato questo libro!
La storia è strana, non riesco a trovare altri aggettivi per descriverla, sia x la trama in sè sia per l'epilogo!
Ho trovato molto interessante il distacco con cui i personaggi talvolta parlano di se e della vita come se fossero spettatori, perchè tutto si riduce a questo: non chi sono ma come sono? come posso mostrarmi per come loro vogliono che io appaia?
Un libro quasi profetico per i contenuti ma che non illude mai lo spettatore, non ti fa sperare in quel cambiamento radicale delle fiabe...
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E' una storia molto diversa da Il tempo è un bastardo, il capolavoro della Egan. L'inizio è molto interessante con la protagonista, una nota modella, che ha un incidente mentre torna alla città d'origine. C'è una digressione sull'infanzia della protagonista e il rapporto con l'amica del cuore. Nelle prime duecento pagine si riconosce la penna della grande scrittrice dopo di che la storia diventa un giallo con tanto di investigatore privato e con citazioni chandleriane. La protagonista stessa è abbastanza assimilabile a una Marlowe in gonnella. Purtroppo farne una Marlowe significa operare una riduzione del personaggio per come è stato presentato nelle prime duecento migliori pagine. La storia si fa più movimentata e fin troppo intrecciata come un vero e proprio giallo snaturandosi e perdendosi un po'. Interessante il discorso sull'immagine e sul mondo dell'immagine.
Non è il tipo di storia adatto alla Egan, anche se ben scritta.
In ogni caso non perdetevi Il tempo è un bastardo.