Grottesco
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Opinioni inserite: 7
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Spoiler: l’assassino è il maggiordomo!!!
Patrick McGrath con “Grottesco” sfodera un’opera dall’architettura gotica, eretta nell’atmosfera livida della tenuta-casa Usher dei Coal, che si affaccia sui miasmi di una palude e tra lugubri sinfonie (“Dal grammofono salivano le note di una canzonetta”).
Il sarcasmo noir è il tessuto connettivo di una vicenda grottesca, nella quale Sir Hugo Coal assiste con rabbia impotente all’ingresso nella sua proprietà (“Per la prima volta notai lo sguardo del maggiordomo su di me: da sotto le palpebre socchiuse brillava un’inconfondibile ostilità”) della coppia di servitori coniugi, Fledge e Doris (“Così si presentavano, lo sciacallo e la cornacchia”), alla progressiva ascesa del maggiordomo nelle grazie della moglie Harriet (“L’unico mio proponimento è narrare quel che ho sofferto per mano di un servo infido e di una moglie fedifraga”), alla decadenza etilica di Doris (“Notai che i movimenti della donna avevano qualcosa di inconfondibilmente furtivo”), alla follia strisciante della figlia Cleo….
Sir Hugo è paleontologo, elabora una spericolata tesi secondo la quale i dinosauri altro non sarebbero che uccelli, ama rifugiarsi nel fienile (“Quello era ormai a tutti gli effetti un laboratorio di ricerca”) che ha allestito a proprio studio con tanto di ricostruzione dello scheletro del Phlegmosaurus.
Rabbiosamente assiste al morboso rapporto che Fledge instaura prima con Sidney, il fidanzato di Cleo, poi con Harriet… Non può che essere lui, l’assassino di Sidney… il maggiordomo!
SPOILERISSIMO
Il grottesco della storia sta nel fatto che essa viene raccontata facendo leva sull’inversione (“Mi ha voltato la sedia a rotelle contro il muro”): tra apparenza e realtà, tra punto di vista del narratore ed elemento narrato, tra ricattatore e ricattato, tra i ruoli dei diversi personaggi (“Credo che per Fledge io rappresenti una specie di trofeo, più o meno come la testa di cervo appesa nell’atrio davanti all’orologio”).
McGrath è abilissimo nell’instillare un dubbio: e se la storia narrata fosse soltanto un gioco di specchi (“Nei suoi occhi corvini divampò il terrore”)? In tal caso, Sir Hugo trasferirebbe in Fledge – che prende il suo posto nella casa, nel letto, negli abiti - le proprie perversioni: sessuali (una prova di ciò: Sir Hugo confessa di avere un matrimonio bianco con Harriet) e perfino omicide, ribaltando sul giardiniere George Lecky ogni responsabilità e condannandolo alla forca.
Lo ammetto, sono stato contagiato e, nel mio piccolo, ho operato l’inversione tra il titolo (l’assassino è il maggiordomo!) e l’interpretazione del romanzo (l’assassino è chi trasfigura il maggiordomo, proiettando se stesso in lui!).
Bruno Elpis
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Grottesco, gotico e noir.
Grottesco, gotico e noir.
Tutto questo è “Grottesco” di Patrick McGrath.
L’origine del termine grottesco risale alle pitture e agli affreschi ritrovati in antiche grotte e in ville romane. Per l’esagerazione o alterazione di alcuni aspetti dei soggetti rappresentati esso giunse più tardi a definire un vero e proprio genere letterario. Elementi di grottesco si ritrovano nei personaggi di Gargantua e Pantagruel di Rabelais, come nel Cyrano di Cervantes, per non citare l’opera Grotesques di Theophile Gautier. Si tratta sempre della rappresentazione di una situazione ai limiti della realtà in cui vengono evidenziati ed esasperati gli aspetti più comici e paradossali. Molte delle caratteristiche proprie del grottesco si ritrovano nel romanzo gotico, noto soprattutto per le opere di Horace Walpole e Mary Shelley. Nel novecento questi elementi si fondono nel romanzo noir che rielabora anche la suspense dei racconti di Edgar Allan Poe.
il romanzo di McGrath offre una piacevole e arguta sintesi di tutti questi aspetti. Con uno stile impeccabile, l’autore dà sfogo alla sua vena satirica, tipicamente “british”, creando personaggi inquietanti come il maggiordomo Fledge, oppure apparentemente legati alle convenzioni sociali, come Harriet o fragili e sensibili come Cleo. Ogni personaggio viene visto attraverso gli occhi del narratore Sir Hugo Coal, che, vittima di un incidente, è condannato a vivere su una sedia a rotelle apparentemente ridotto a uno stato vegetale.
Fledge è l’elemento “satanico” del romanzo, a lui, Sir Hugo attribuisce l’intenzione di usurpare il suo posto : “Meglio regnare all’inferno – si sarà detto, come il Satana di Milton – che servire in cielo.” D’altra parte non meno inquietante è l’antica dimora dei Coal, Crook, sinistramente rumorosa e fatiscente, battuta dal vento, umida per la palude vicina e buia per la nebbia persistente. Il lettore non può non lasciarsi prendere dagli eventi a volte ansiogeni che vedono coinvolti i personaggi, ma allo stesso tempo l’abilità dell’autore è tale da suscitare in lui dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati. Ogni cosa è al limite del paradosso, come è tipico del grottesco. È la stessa voce narrante che crea questa ambiguità tra realtà e apparenza, al punto che egli stesso ci racconta una versione dei fatti da lui immaginata ma non vista. I numerosi sogni che meglio delineano il carattere del personaggio di Sir Hugo potrebbero essi stessi essere manifestazione d’una mente turbata.
In questa prospettiva, il “Nil desperandum” che il protagonista ripete più volte a se stesso è un’espressione che rimette tutto in gioco.
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Sui generis
Un tentativo di viaggio nel profondo della psiche umana che lascia intravvedere alcuni barlumi di luce nell'immensa oscurità e imperscrutabilità dell'animo e delle sue miserie. La trama avvolge ed è intrigante, in quanto non si è mai sicuri di quale potrebbe essere la realtà; ci si trova quasi sempre ai confini tra reale e fantastico e tale confine è nel contempo mobile e sottile. La narrazione è alquanto elaborata e, spesso, sono usati termini forbiti e di ricca erudizione.
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dolore latente che non si esteriorizza
Carica di aspettative dopo essere stata stregata da Follia, ho letto Grottesco. Lo stile è, come di consueto per McGrath, incalzante e la lettura scorrevole. La trama intriga e dentro di me risuonava vibrante la rabbia e il dolore per le condizioni del protagonista e l'odio sottile per il maggiordomo. Ma è un'emozione latente che non riesce ad esteriorizzarsi, prigioniera, come il sentimento di sir Hugo Coal. Non esplode questo libro. E così alla fine mi sono chiesta: ma davvero termina così? Insoluto. Volutamente insoluto per amor del dubbio.
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angoscia crescente
Grottesco è dire poco!
Questa storia viene narrata in prima persona e tutti i fatti raccontati a mo di memoria di ciò che è successo da quando la moglie del sig. Hugo Coal (il nostro protagonista) ha assunto i signori Fledge a servizio della famiglia.
Sir. Hugo è in sedia a rotelle e mano a mano che la storia si snoda vengono alla luce i fatti in un crescendo di inquietudine e lieve senso di claustrofobia.
La sensazione di curiosità che ha suscitato in me andava aumentando con lo scorrere delle pagine: la voglia di capire come mai il sig. hugo era ridotto così, chi era il colpevole, le maschere che crollano e il male che si insinua fra le mura domestiche come una pianta infestante che con la calma si addentra fra le fessure e quando te ne accorgi ormai è troppo tardi.
Un giallo inquietante in cui sappiamo già il colpevole qual'è ma questo, invece di essere sotto i riflettori, è una figura marginale che agisce sullo sfondo ma che manipola la vita della famiglia Coal fino a stravolgerla.
Questo libro l'ho preso dallo scaffale della libreria, dentro alla sua carta plastificata, attirata dall'immagine che c'è sulla copertina e il piccolo assaggio che c'è sul retro, forse è stato un caso fortunato ma me lo sono assaporato e gustato dalla prima all'ultima pagina.
Ha effettivamente creato questo senso del grottesco perchè è un viaggio nell'oscurità della mente (e se ci si riesce) un immedesimarsi nella situazione cosciente di un uomo che vive in un corpo da vegetale senza poter comunicare col mondo esterno.
Tutti ti credono morto cerebralmente mentre tu percepisci/senti e vivi tutto.
Un crescendo di ansietà che fa sperare al lettore che la morte sopraggiunga velocemente (e non è detto che sia la cosa migliore).
Lo consiglio vivamente a chi avesse voglia di assaporare il classico senso di inquietudine che lascia l'amaro in bocca.
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NIL DESPERANDUM
Sir Hugo, troneggiante nella sua tenuta ormai in piena decadenza e’ l’io narrante di questo romanzo.
Paleontologo per passione dedica la sua vita alla ricerca e alla ricomposizione dello scheletro di un dinosauro , da lui stesso battezzato col nome di Phlegmosaurus Carbonensis, amorevolmente custodito nel suo granaio.
Ma questi erano i bei tempi, poi sua moglie ingaggio’ un nuovo maggiordomo : Fledge.
Sir Hugo ci parla oggi dalla sua sedia a rotelle, corpo immobile e scarno con le mascelle bloccate in un ghigno perenne. Un vegetale come lui stesso si definisce, o meglio, come gli altri lo credono.
Ma quest’uomo, un tempo asociale, burbero e scontroso in realta’ capisce tutto, ascolta,immagina, piange.
Inquietante su di lui l’odiato e fascinoso maggiordomo, che non perde l’occasione di girare la sedia a rotelle verso il muro, obbligando sir Hugo alla piu’ monotona solitudine.
Con una forte tinta di giallo che ci insegue in tutto il romanzo, eccellente Mc Grath nel rendere l’idea del grottesco, con cui del resto intitola il suo libro. Perche’ sì, ho trovato bizzarro, inconsueto, surreale – suvvia vi pare normale tenere un dinosauro nel granaio ??? – ogni dettaglio di questo libro.
Dipanandosi tra il macabro, il comico ed il tragico ci incalza con la sua scrittura brillante .
Ma questo e’ un Mc Grath , la sua vena di follia pulsera’ avidamente e fino all’ultima pagina non vi dara’ pace. E forse nemmeno l’ultima pagina plachera’ i vostri dubbi, perche' con questo autore, non sempre quello che E' sembra.
E non sempre - ovviamente - quello che sembra E'.
Buona lettura.
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E' tutto così grottesco
Mai titolo fu più azzeccato, a volte si sa i libri non hanno titolo (o copertina) adatti al loro contenuto, invece in questo caso la confezione "esterna" da perfettamente l'idea di quello che andremo a trovare.
Patrick McGrath è un vero artista della parola, grazie alla sua abilità riesce a rendere al massimo (e con suspence) una storia sicuramente non troppo eccezionale. Penso che se questa storia fosse stata scritta da qualcun altro non avrebbe catturato come in effetti succede grazie allo scrittore inglese.
L'intera opera è narrata in prima persona dal protagonista Sir Hugo Coal, un vero personaggio dai tratti misantropici ma sempre schietto e sincero con il prossimo (sotto certi aspetti mi rivedo abbastanza in lui), a suo modo pensatore e romantico il nostro finisce vittima di un piano ordito subdolamente dal suo nuovo maggiordomo Fledge (mai visto un co-protagonista rimanere così ai margini del racconto, questa cosa l'ho gradita molto) e già ho detto troppo. Interessante la psicologia di Sir Hugo Coal in un romanzo tutto sommato breve che tratta fra le cose principi morali e un non so che di filosofico ad impreziosire il tutto. Più si entra nel racconto e più si diventa curiosi di sapere alcune cose che vengono accennate e poi archiviate (ma tutto torna, o quasi...), potrei quasi paragonare la lettura ad una instabile azione di borsa. "Grottesco" potrebbe anche interessare i lettori di gialli, visto che non manca un risvolto assai misterioso e macabro.
Che la lettura inizi, e non dimenticate di chiamare il rospo Herbert per l'avvenimento.