Narrativa straniera Romanzi Grazie per il fuoco
 

Grazie per il fuoco Grazie per il fuoco

Grazie per il fuoco

Letteratura straniera

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Edmundo e Ramón Budiño, due generazioni a confronto sullo sfondo di un paese immobile e corrotto, che non è più quello del padre ma ancora non ha trovato il coraggio di essere quello del figlio. Per uscire dal vicolo cieco in cui è finito e per restituire a suo figlio Gustavo i sogni e le speranze, Ramón prende una decisione: uccidere suo padre. Ma Ramón esita, non è certo un uomo senza scrupoli, e i dubbi lo spingono verso un finale inatteso. Benedetti, grande cronista dell'animo umano, ci svela con la sua impareggiabile prosa, quell'inestricabile ragnatela di delusioni e speranze che chiamiamo vita.



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Grazie per il fuoco 2017-04-03 09:29:42 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    03 Aprile, 2017
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I tormenti del giovane Ramón in presa diretta

Ramón è il figlio di uno degli uomini più potenti dell’Uruguay degli anni ‘50/’60: Edmundo Budiño, ricchissimo affarista, cinico uomo politico, spietato editorialista conservatore, arrogante e dittatoriale imprenditore, ma, soprattutto, uomo corrotto e corruttore. Ramón, invece, è un uomo buono e sensibile, devastato da questa parentela. Ha sfruttato in passato la sua condizione di privilegio, anche dal punto di vista economico: i soldi per l’agenzia turistica che lo fa vivere agiatamente gli sono stati dati dal padre e quest’ultimo non esita a rinfacciarglielo. Ma ciò lo devasta psicologicamente. Anche restituendo tutto quel denaro, sa che il “peccato originario” non verrà mai perdonato. Tuttavia, a differenza del fratello Hugo, che continua beatamente a sfruttare la parentela, Ramón vorrebbe affrancarsi, perché qualcosa si è infranto in lui: il padre, di cui prima era orgoglioso, è diventato solo “il Vecchio”; il Vecchio che ora odia, ma nel contempo teme ed al quale non sa ribellarsi. La condizione di sudditanza psicologica ed economica schiaccia Ramón e lo soffoca. La vita che è costretto a vivere lo lascia del tutto insoddisfatto e svuotato. È sposato con la conformista Susana che non ama e con la quale vive solo di abitudini quotidiane, mentre la donna sta con lui solo per l’alto tenore di vita che può concederle. Ha un figlio diciassettenne, Gustavo, ribelle e affascinato dai movimenti rivoluzionari di sinistra. Ramón ama ed invidia il ragazzo: pur non potendo approvarlo apertamente, vorrebbe avere il suo stesso coraggio per tener testa al Vecchio. Ama disperatamente la cognata Dolly, ma anche questo amore clandestino porta solo tormento e sensi di colpa. Così, con un rincorrersi di ricordi del passato, sensazioni fuggevoli del presente, continue riflessioni sul futuro, Ramón si dibatte nelle sue inquietudini sino alla decisione finale: la soluzione di tutto, quella che lo redimerà, non potrà essere ritrovata altrove se non nell’uccisione del padre; per liberare lui da quelle catene psicologiche che lo opprimono; per salvare il Paese da un bieco autocrate. L’esito del conflitto interno a Ramón, però, sarà completamente diverso.
Ho ripreso in mano recentemente il volume di Benedetti, letto tantissimi anni fa, e, sfogliandolo, mi sono ritrovato immerso nelle emozioni vissute all’epoca, ritrovandole intatte. Questo, infatti, è un romanzo che gioca pesantemente con i sentimenti del lettore e lo fa anche con l’aiuto dello stile utilizzato.
Dopo il capitolo iniziale, nel quale si viene anestetizzati dal fluire di un, apparentemente, vano e vacuo cicaleccio attorno al tavolo di un ristorante di Broadway, si è trascinati nel convulso ribollire della mente di Ramón Budiño. Con la tecnica della libera esposizione in prima persona, il romanzo ci fa partecipi, in presa diretta, dell’intrecciarsi, accavallarsi, fondersi e frapporsi dei pensieri, dei sentimenti, delle visioni e delle pulsioni contrastanti che agitano l’uomo. Si diventa testimoni degli scontri verbali che sostiene, si condividono le sue stesse “istantanee” di mondo reale, si partecipa dello scandire delle sue giornate. Questo vortice di emozioni e visioni, man mano che ci si approssima alla conclusione, accelera ed il suo turbinare trascina, stordisce e travolge.
Il torrente in piena di pensieri di Ramón è interrotto solo in pochissime occasioni: con i pensieri di Giulia, amante di Edmundo, unica custode del vero sentire del Vecchio; con la descrizione di una veglia funebre, quasi un presagio, e con i due capitoli finali che chiudono in modo crudo la vicenda. Per il resto del romanzo si resta tuffati nella sua mente e con essa si è trascinati sino all'inevitabile esito.
Attraverso questo flusso di riflessioni viene anche fornita una nitida descrizione della società che circonda il protagonista. Invero “Grazie per il fuoco” è un libro di emozioni, ma anche il dipinto di un Uruguay che ormai non c’è più, un Uruguay definito la Svizzera del Sud America, dove, però, la democrazia in fondo era solo di facciata e la gente si barcamenava insoddisfatta di tutto, forse, troppo sazia ed appagata per accorgersi del vuoto e della corruzione che la circondava; un Uruguay che risulta, in modo davvero inquietante, simile all'Italia di quell'epoca e, perché no, a questa di oggi.
Lo stile di Benedetti è ineccepibile ed estremamente coinvolgente. Per quanto inizialmente possa apparire difficile rimanere in sintonia con quei lunghissimi paragrafi di sole riflessioni, talvolta caotiche, intricate e piene di voli pindarici, una volta che se ne è compreso il ritmo e si è adeguata la lettura al loro incedere, esse divengono i nostri pensieri, il nostro sentire in un coinvolgente transfer.
Il climax esonda nel capitolo clou, ove tutte le contraddizioni vengono a confliggere, e ove, in un unico periodo lungo circa 4 pagine, senza interpunzioni, senza interruzioni di paragrafi, senza soste, in una rincorsa mozzafiato di parole che assecondano il flusso caotico delle costruzioni mentali, delle immagini dei ricordi, delle idee, degli scoppi fulminei di sensazioni, si è precipitati verso la chiusa, tutt'altro che catartica. Quel solo pezzo fu sufficiente a conquistarmi all'epoca e, ancora oggi, mi induce, periodicamente, a riaprire quelle pagine per provare l’ubriacante sensazione che si ha nel ritrovarsi a vagare liberi entro la mente del Ramón che siamo un po’ noi tutti.
A prescindere da questa singolarissima trovata stilistica, il libro deve essere collocato tra i capolavori della letteratura sudamericana. Da leggere e rileggere, ma con una consapevolezza: non è affatto un libro piacevole, perché ci lascia con l’amaro in bocca e con un ritaglio dell’angoscia di Ramón cucito addosso.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
altri volumi di Benedetti, a chi ama la letteratura sudamericana, a chi vuole sperimentare uno stile narrativo davvero interessante e coinvolgente, a chi ama la letteratura d'autore, a chi ama i libri in genere. Insomma un po' a tutti.
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