Narrativa straniera Romanzi Gran bella cosa è vivere, miei cari
 

Gran bella cosa è vivere, miei cari Gran bella cosa è vivere, miei cari

Gran bella cosa è vivere, miei cari

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Pubblicato nel 1962, un anno prima della sua morte in esilio a Mosca, e a tutt'oggi inedito in Italia, Gran bella è cosa vivere, miei cari è un romanzo la cui gestazione ha accompagnato gran parte della vita di Hikmet. Pur essendo un'opera di fiction, le vicende che Hikmet racconta sono attinte dalla sua biografia: sua è la voce del narratore, Ahmet, un uomo morso da un cane rabbioso che attende la fine del periodo di incubazione isolato in una capanna dell'Anatolia lasciandosi andare alle intermittenze della memoria e del cuore; sua è anche la voce di quell'io che gli si alterna, in un sublime gioco di proiezioni e riflessi narrativi; suo è il "materiale di vita" che vi si accumula, gli squarci dell'infanzia, i momenti di attivismo politico, le sofferenze dell'esilio; suo l'incancellabile ricordo di un'amatissima donna, Anuka, sfuggente e contesa. Ma definire questo romanzo come semplicemente autobiografico sarebbe oltremodo riduttivo. Perché scorre nelle sue pagine una forza creativa che attinge alla poesia di Hikmet e a tutta la sua opera, in un singolare procedimento che si potrebbe semmai definire "autobibliografico", per usare la felice intuizione di Giampiero Bellingeri. "Giusto una rimessa in gioco di se stesso" scrive nella sua Postfazione "risulta essere questa estrema prova di Nazim, avvinto dal cimento con le proprie idee di arte ...nel dialogo urgente intavolato, intrecciato con le voci levate e raccolte nella `gran bella cosa" che è la vita, precaria e intensa... Come a dirci che, ricreando, rivivendo immagini, persone, vicende, situazioni psicologiche e morali già celebrate nella propria poesia, si vive ulteriormente, e non d'obbligo nel rifugio del passato. Nel tempo ritrovato si ritrova lo spazio per l'eco, la proiezione in avanti delle prove passate, sullo schermo dove tornano ad agire le ombre concrete della irreversibile fusione, o diciamo pure confusione, di scelte di vita e poesia."



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Gran bella cosa è vivere, miei cari 2011-06-07 20:48:28 Giuseppe
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Opinione inserita da Giuseppe    07 Giugno, 2011

Delicatissimo

Scrittura fine e delicata per raccontare la romanzata vicenda politica di Hikmet, con la profonda malinconia del tempo passato e degli amici ormai lontani. Ogni cosa è espediente per rendere onore all'amarezza della vita, così come suggerisce il titolo stesso. Gran bella cosa è vivere, non sembra un motto di esaltazione ma una obbligata rassegnazione.

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Poesie d'amore (Hikmet)
I romanzi di Pamuk
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