Gli ansiosi
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Umanità in ostaggio
“ Gli ansiosi “, ultimo romanzo di Fredrik Backman, è un fluire di situazioni e di sensazioni che travolgono un’umanità complessa e disadorna stritolata da solitudine, disperazione, indifferenza, in procinto di affogare o ancora all’ inseguimento di una speranza, aggrappandosi a un soffio vitale che pareva dissolto.
Microstorie, corpi, volti, sguardi, mani che si sfiorano per lasciarsi immediatamente ritrovandosi irrimediabilmente intrecciate per sempre.
È paradossale che un gruppo di persone che neppure si conoscono debba condividere un piccolo spazio in un tempo tanto breve, la vigilia di Capodanno, ostaggio di un rapinatore improvvisato e maldestro in un appartamento vuoto nel bel mezzo di una compra-vendita.
Due coppie, un’ anziana signora, un uomo travestito da coniglio, una direttrice di banca, il rapinatore stesso, una pistola, due poliziotti, ( padre e figlio ), una psicologa, un copione già scritto e in parte da scrivere, attesa, illusioni, speranze, interrogatori, un puzzle da ricomporre, presente, passato, futuro assai incerti, ma che cosa realmente conta?
Backman ci sa fare con le parole, costruisce una commedia dai ritmi incalzanti ( soprattutto nella prima parte ) che accarezza satira e sentimenti con un pizzico di malinconia, quella distanza che teniamo gli uni dagli altri ricoperta da una corazza di superficie.
I protagonisti sono affetti da ansia, sospetto, diffidenza, indifferenza, gente comune e tanto diversa, un paesaggio dell’ animo sopraffatto da una coltre rabberciata e ammuffita di quotidianità’ .
Siamo certi che la realtà non è altro e altrove, che la disperazione del rapinatore e degli ostaggi non si equivalgano, che la propria storia non si specchi in quella dell’ altro, che i personaggi non recitano una parte, abituati a mentire, sopportare, resistere, reinventarsi per sopravvivere, accettando l’ insostenibile, per essere credibili, sfuggire a un passato irrisolvibile o accomodato, ricercare un senso di giustizia personale e una verità nascosta in un tempo lontano?
C’è un ponte davanti a se’, come un quadro sospeso, attraversato da frazioni di vite allo sbando, affacciate sul vuoto, un paesaggio su cui posare lo sguardo sentendosi affogare.
E allora questa storia di cosa parla, di una vita che non doveva andare così, di semplici cretini, di un ponte, di amore o di altro? Difficile dirlo quando l’ ansia prende il sopravvento, ciascuno nasconde demoni dentro di se’, lottando con la propria storia.
Roger è un uomo ferito, ad Anna-Lena manca la casa, Lennart non riesce a togliersi la testa di coniglio, Julia è stanca, Ro preoccupata, Zara prova dolore e Estelle non sa definire chi è lei stessa.
E allora il rapinatore diventa uno di loro, neanche il più disperato e il più solo, qualcuno da ascoltare e in parte da assolvere, da aiutare, tradito dai propri sentimenti, che vorrebbe semplicemente una vita, come tante, una casa, fare felici i figli, amare ed essere amato, potere assolvere al meglio il “ mestiere “ di genitore. Ma come si può tirare avanti quando si è rimasti soli, senza un lavoro, non si riesce a pagare l’affitto, con due figli da mantenere, d’altronde nessuno presterebbe soldi a chi soldi non ha.
Nel frattempo si è costretti a condividere uno spazio e del tempo, guardandosi in cagnesco, nutrendosi di errori e pregiudizi, mentre c’è chi ricerca una verità sfuggita all’evidenza e qualcuno che non è dove dovrebbe. È lì’, in quel mentre, spogliati delle proprie bugie, fragili e disadorni, che si creano nuovi rapporti ponendo le basi per un futuro diverso. È lì che dovremmo riuscire a perdonare noi stessi, convinti di non essere la somma di tutti gli errori commessi, è lì che nasce un’altra storia che forse verrà raccontata ai propri figli.
... “ La verità? La verità su tutto questo? La verità e’ che questa storia parla di molte cose diverse ma soprattutto di gente stupida. Perché facciamo il massimo, anche noi. Tentiamo di cavarcela e diventare adulti e amarci, cerchiamo qualcosa a cui aggrapparci, qualcosa per cui combattere e qualcosa a cui tendere. Abbiamo tutte queste cose in comune e comunque rimaniamo perlopiù estranei tra noi, non sappiamo cosa facciamo l’ uno all’ altro, come la tua vita influenza la mia.
Forse oggi ci siamo passati accanto di sfuggita nella calca e nessuno di noi se n’è accorto, le fibre del tuo cappotto si sono intrecciate per un singolo istante con quelle del mio e poi abbiamo proseguito. Non so chi sei.
Ma quando arriverai a casa stasera, quando questa giornata sarà finita e la notte ci prenderà, concediti un respiro profondo. perché siamo sopravvissuti anche a questa.
E domani ne inizierà un’ altra “....
Una piacevole fiaba contemporanea con una morale non scontata, umorismo, risate, sarcasmo, psicologia, società, riflessioni, pensieri, parole, tante parole... semplicemente Fredrik Backman.