Gli altri
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Intrighi di famiglia
«[…] Zio Antoine è morto martedì, vigilia di Ognissanti, probabilmente intorno alle undici di sera. Sempre quella notte, Colette ha tentato di buttarsi dalla finestra. Pressappoco nello stesso momento si veniva a sapere che Eduard era tornato e che diverse persone lo avevano visto in città. Tutto questo ha creato una certa agitazione nella famiglia che ieri, al funerale, è apparsa al completo per la prima volta da anni.»
Quando pensiamo a Simenon è naturale pensare a Maigret, il personaggio forse più famoso e di cui il romanziere è stato anche ideatore prolifico. Tuttavia Simenon non è solo noto al grande pubblico per il celebre commissario, Jules, è stata solo una delle tante personalità create che si sommano ai tanti racconti e volti che non lo vedono quale eroe principale ma che si confermano essere testi di particolare spessore. Il marchio Simenon lo si percepisce a distanza e anche in questo titolo edito per Adelphi” e intitolato “Gli altri”, classe 1961, è evidente la sua presenza.
Siamo nella provincia francese e già dall’incipit percepiamo la forza evocativa di uno scritto che si stacca dal poliziesco per soffermarsi sul ritratto psicologico dei personaggi che sono introdotti. Narratore delle vicende è Blaise Huet, insegnante di disegno all’Accademia, non particolarmente noto e ancor meno brillante, che in queste pagine e sotto la forma del diario, propone ai suoi lettori quelli che sono gli avvenimenti familiari che si susseguono nonché le impressioni e gli intrecci che emergono dopo il fatto scatenante determinato dalla morte dello zio Antoine, un avvocato giurista di grande fama, e che non trascura nemmeno l’aspetto finale dell’apertura del testamento e delle varie evoluzioni che subentrano. Molti i dubbi sulla morte, si pensa a un auto-avvelenamento, a una morte forse non proprio volontaria, ma l’attesa dell’apertura della successione prevale. L’occasione della morte diventa occasione per ricontrarsi, per riallacciare legami, per tracciare una storia fatta di conflitti, pettegolezzi, cadute, incomprensioni, umanità.
Come spesso accade nelle opere di Simenon non Maigret anche in questo caso ad emergere sono le figure femminili, non sempre in modo positivo. “Gli altri” è un testo fatto di uomini e donne imperfetti e che rappresentano lo specchio di una società del tempo a sua volta composta da omertà e apparenza. Da Colette, la moglie dello zio defunto che tenta il suicidio e ha costanti crisi isteriche, a Irène, moglie di Blaise che si intrattiene con un compagno che è noto e accolto dal coniuge che a sua volta si accompagna con la servetta di casa, Adèle, tutto è perfettamente e naturalmente normale. Anche se nel concreto queste situazioni potrebbero far storcere il naso o comunque aggrottare la fronte, nella realtà definita da Simenon è tutto perfettamente normale.
Ed è così che il belga ci dimostra, ancora una volta, come tutto possa essere fatto cadere nell’oblio laddove sia necessario al fine di una consuetudine sociale fatta di apparenza, sfornita di valori, debole nel suo essere.
“Gli altri” è uno scritto di Georges Simenon che ci propone un’analisi psicologica profonda in un panorama appartenente a un’epoca diversa ma non così lontana, per similitudini e contraddizioni, alla nostra.
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Lo zio Antoine e la sua famiglia.
Pensi a Georges Simenon e subito colleghi il nome dello scrittore a Jules Maigret, il famoso commissario protagonista di tanti straordinari romanzi polizieschi. Sono centosette, ma addirittura centinaia gli altri romanzi, racconti, articoli, memorie che il prolifico autore, un singolare personaggio, ben noto anche come donnaiolo impenitente, amante della buona cucina e del buon vino, ha pubblicato nel corso degli anni. "Gli altri" è del 1961, si distacca dai temi dell'inchiesta poliziesca per evocare ritratti psicologici suggestivi nell'atmosfera stagnante della provincia francese. Il narrante, Blaise Huet, modesto insegnante di disegno all'Accademia, espone in pochi giorni sotto forma di diario gli avvenimenti familiari e le sue impressioni dopo la morte dello zio Antoine, un avvocato e giurista di fama. Il sospetto che si sia suicidato assumendo una dose eccessiva di certe pillole turba la famiglia, ma viene sommessamente messo a tacere in attesa spasmodica del testamento. Pian piano emergono parenti vicini e lontani, e Blaise inizia a tracciare la storia dei familiari più legati al defunto, indagando su rapporti personali, abitudini, conflitti, amicizie: vengono alla luce rancori covati per anni, improvvisi ritorni di persone da anni lontane e vissute in condizioni precarie, confessioni inaspettate, il tutto nell'atmosfera grgia di una cittadina sonnolenta, dove quasi sempre piove e non succede mai nulla di importante. I funerali dello zio sono l'occasione per incontrarsi e alimentare pettegolezzi: le donne per rispolverare velette e abiti scuri, gli uomini per riallacciare rapporti spenti o confessare quello che non avevano mai avuto il coraggio di dirsi.
La lettura del testamento, attesa con ansia, premia i parenti diretti e non riserva grosse sorprese. Interessanti sono le figure femminili che emergono dalle pagine del diario, non tutte di specchiate virtù. Ad esempio Irène, la moglie di Blaise, ha un compagno fisso, che, con il beneplacito del marito, frequenta assiduamente la casa, è invitato a pranzo, accompagna la donna al cinema ed a teatro. In compenso, Blaise, approfittando dell'assenza della moglie, si intrattiene con Adèle, la servetta di casa, pronta sempre a soddisfare le esigenze padronali. Anche Colette, la moglie dello zio defunto, ha comportamenti inusuali: tenta il suicidio, ha frequenti crisi isteriche con conseguenti ricoveri ospedalieri, oltre ad essere legata a più amanti. Ma, secondo l'estensore del diario, sembra apparire tutto normale, come parte della società dell'epoca, che accoglie e mimetizza abilmente meschinità e bassezze adeguandole all'ambiente in cui si vive: Blaise racconta tutto con sincerità estrema, mette tutto in piazza, perchè, afferma, " c'è abbastanza gente che si sente in diritto di farsi i fatti miei, perchè abbia anch'io il diritto di farmi quelli degli altri".
Simenon con "Gli altri" ha voluto, in sintesi, presentare, tramite un'analisi psicologica profonda dei personaggi, un panorama variegato della società dell'epoca, una visione disincantata nella quale possono rispecchiarsi anche le contraddizioni della società contemporanea, con i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi riti immutabili.