Giorni d'amore e inganno
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"Giorni d'amore e inganno"
Cosa fanno le brave mogli quando i loro mariti sono chiamati a lavorare all’altro capo del mondo?
Lasciano tutto e vanno con loro. La costruzione di una diga, porta in un paesino del Messico numerose famiglie europee in cerca di fortuna.
Per loro è stato costruito appositamente un piccolo villaggio recintato, fatto di case bianche e giardinetti, una dimensione completamente avulsa dalla vita circostante, dalla natura rigogliosa del paese, dalla povertà, dal pericolo dei rapimenti.
Ed è all’interno di questo mondo separato che si sfiorano le esistenze di quattro donne, mogli benestanti di altrettanti ingegneri, occupati nel cantiere e lontani per gran parte della settimana.
C’è Manuela, sposata con il capo da trent’anni, moglie irreprensibile, figli adulti cresciuti come soldatini, un marito coccolato come un re ed una vita da riempire organizzando festicciole ed eventi per le famiglie del villaggio.
C’è Victoria, timida, dolce e riservata, ritratto, insieme a Ramon, di una vita familiare esemplare: educazione, rispetto, mai un litigio.
C’è Susy, giovane americana, moglie immatura e fragile, con un perenne senso di inferiorità nei confronti del mondo e un odio patologico verso la madre.
E c’è Paula, che offusca la lucida visione del suo fallimento come scrittrice, con litri di alcol e un atteggiamento cinico e sprezzante.
In questa realtà ovattata, lontano dalle proprie abitudini, dai posti conosciuti, dalle vie percorse quotidianamente, nelle solitudine della mente si insinua un sottile senso di insoddisfazione, si aprono delle crepe, quei gesti ripetuti da anni sembrano di colpo privi di senso.
Ma è quando tra una delle mogli e il marito di un’altra nasce un amore forte quanto immediato, che il quadro si sconvolge definitivamente. Tutti coloro che vengono anche semplicemente sfiorati dalla vicenda sembrano subire gli effetti della scossa, perché “forse l’irruzione di una passione così intensa in un ambiente pacifico genera una sorta di campo magnetico a cui nessuno riesce a sottrarsi”.
E allora tutti dovranno confrontarsi con la falsità della propria vita, con l’incapacità di vivere davvero a fondo, con il mancato coraggio di fare scelte, realtà tenuta sempre ben nascosta dietro una apparente felicità, dietro ai gesti educati ripetuti da anni, dietro alle foto di famiglia incorniciate in ordine sugli scaffali.
E’ quell’amore profondo, insensato, fuori luogo in quell’ambiente così minuto, ristretto, che con la sua temerarietà riesce a mettere in moto meccanismi inceppati da troppo tempo.
E alla fine è come se la natura selvaggia e smisurata del Messico, la povertà dilagante, tutto il mondo fuori si riversassero violentemente nel villaggio, invadendo le vie, sporcando le case, distruggendo i giardini.
Come in un'immagine suggerita da Paula, le vite dei protagonisti, come piccole barchette malandate, sono gettate nel mare impetuoso, sbattute dalle onde dopo tanti anni di andatura tranquilla, e ne escono completamente diverse.
Avevo conosciuto la Gimenèz- Bartlett con l’ispettrice Delicado, mi piace il suo stile e mi è piaciuto questo suo romanzo. Ho apprezzato la lentezza delle pagine, a riproduzione della lentezza della vita all’interno del villaggio, rotta qui e là da festicciole che non sono eventi memorabili né per noi lettori, né per i personaggi.
L’aspetto che però mi ha più colpito, e non so se sono riuscito a renderlo, è l’utilizzo del villaggio come metafora della vita familiare sia della mente, che come succede per i muri del paese, creano delle barriere verso l’esterno, verso la vita, verso il rischio, verso l’abbondanza di colori, rumori, tentazioni, ma frenano anche l’entrata a emozioni, passioni, creatività.
Consigliato, sì.
Indicazioni utili
Deludente
Adoro Alicia Gimenez Bartlett per la sua ironia e la maestria con cui sa intrattenere il lettore. Eppure quest'ultimo romanzo, che esula dalla celeberrima saga di pedra Delicado, è una vera delulione. Piatto. A tratti viene fuori la vecchia Alicia, ma se devo dirla tutta non è una lettura entusiasmante e coinvolgente. Noioso e un po' pretenzioso.