Gears of War. Aspho Fields
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Degno racconto di una saga fantastica
Gears Of War è uno di quei videogiochi che ti fa incollare alla storia e ti fa provare odio, una di quelle storie piene d'amore per la vita che non puoi soltanto guardare e far finta di non volervi prendere parte. E' uno svago pieno d'anima, l'ultimo baluardo dell'umanità contro la distruzione incalzante delle Locuste.
Scrivere un libro che sia degno delle vicende COG, però, non per forza deve essere arduo come sembra: da un lato la storia è articolata e ricca di personaggi, con un background storico notevole, quindi difficilmente riassumibile ed in continua richiesta di grandi attenzioni, dall'altro lato fa parte di quella cerchia di romanzi sui videogame che non emergono mai come capolavori.
Tuttavia, salendo nei gironi meno profondi di questo Inferno letterario, Gears Of War si rivela ben posizinato nel suo Purgatorio senza pene, quasi paradisiaco.
Karen Traviss riesce infatti ad onorare astutamente il videogioco riprendendo spesso e volentieri personaggi esistenti, vicende e persino caratteristiche della trama riscontrabili nei fumetti e negli spin off che i soli amanti della saga canonica della Microsoft non potrebbero conoscere. Ci proietta in un passato emotivo in cui i personaggi ricordano spesso cos'è accaduto, come si è arrivati a quel punto, perchè valga la pena combattere, lottando ognuno per motivazioni personali che possono variare dal più classico "adesso li ammazzo, tanto qualcosa può succedere di bello" del capitano Marcus Fenix, al più struggente "devo ritrovare mia moglie" del generale Dom.
Avrei attribuito voti più alti ad uno dei pochi libri realmente piacevoli ispirati ai videogames (le saghe di Assassin's Creed e God Of War, ad esempio, sono abusi letterari) ma, purtroppo, il romanzo scade in alcuni tabù tipici di queste edizioni: una miriade di seguiti che gli autori sembrano ipotizzare già all'inizio quando scrivono la prima opera, uno stile tanto semplice quanto immediato che possa coinvolgere il lettore e non stancarlo al cospetto di eserciti mostruosi e sparatorie continue, una sensazione di fondo del tipo "tutto molto bello, ma dove andiamo ad apparare" e, nondimeno, la spiacevole percezione di sapere già tutto in seguito alle esperienze videouliche, sensazione che qui, nonostante ci siano molte chicche ai più sconosciute, non riesce a svanire del tutto nel volto di personaggi che tendenzialmente già si conoscono e si apprezzano.
Nel complesso, poiché è difficile recensire un'opera tanto ricca a livello di trama quanto spesso scontatissima (ma, dopotutto, è questo il rischio quando si decide di parlare di opere già compiute dove la sorte dei personaggi è già conosciuta), il romanzo è scorrevole e divertente per chi fosse amante dei videogames o della saga in particolare.
Temo però che, per tutti gli altri, sia ben poca cosa.