Narrativa straniera Romanzi Gabriella garofano e cannella
 

Gabriella garofano e cannella Gabriella garofano e cannella

Gabriella garofano e cannella

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«Questa storia d'amore iniziò nello stesso giorno limpido, con sole primaverile, in cui il fazendeiro Jesuino Mendonça uccise a rivoltellate donna Sinhzinha Guedes Mendonça sua legittima sposa...»: così il preludio alla storia di Gabriella dal profumo di garofano e dal colore di cannella, mulatta sinuosa che non cammina ma balla, che non parla ma canta, e che è arrivata con tanti altri emigranti dall'interno del sertão sul litorale, per non morire di fame. È arrivata a piedi, danzando sulla terra riarsa fino a Ilhéus per la gioia e la dannazione dell'arabo Nacib. Selvatica e spontanea, incapace di tutto fuorché d'amare e cucinare, la scalza Gabriella assiste agli intrighi della cittadina, ai mutamenti sociali, alle beghe che scoppiano tra i fazendeiros per la supremazia nel mercato del cacao.



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Gabriella garofano e cannella 2020-09-10 16:36:23 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    10 Settembre, 2020
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Garofani, cannella e cacao

Ilheus, Brasile, anni Venti. Dopo aver stabilito proprietà e gerarchie a colpi di fucile, i fazendeiros coltivatori di cacao godono i frutti derivanti dalle loro piantagioni e il potere politico conseguente dalla ricchezza, crogiolandosi tra fiumi di alcool, piaceri carnali a pagamento e violente prevaricazioni, mascherando poi il tutto dietro un velo di ipocrita perbenismo. Le famiglie Mendonca, das Onças, Bastos, Ribeirinho, fanno il bello ed il cattivo tempo nella ridente città portuale nata dal nulla, con lo sfruttamento di una manodopera agricola che rasenta la schiavitù e con una gestione politica a dir poco discutibile. Finché arriva da Bahia Mundinho Falcão, un uomo nuovo, un esportatore ambizioso che, oltre a curare i suoi interessi economici, sembra seriamente interessato al progresso della zona. Il suo atteggiamento si dimostrerà presto in controtendenza rispetto alle abitudini locali e perciò in contrasto con la storica classe dirigente. Il tutto alla vigilia di nuove elezioni che, per la prima volta dopo tanti anni di esiti scontati perché pilotati, si preannunciano imprevedibili. Con il suo solito stile armonioso, Amado disegna un affresco scanzonato e fortemente satirico di un preciso periodo storico del suo Paese, in una precisa area geografica in cui la vita è scandita dai cicli semestrali della pianta del cacao, fonte di sostentamento per tutti, ma di ricchezza solo per alcuni. Insolitamente l'autore racconta la storia dalla prospettiva dei ricchi, proprietari terrieri, esportatori, eminenti cariche politiche, mettendone però in ridicolo le pompose velleità, le stomachevoli imposture, le ridicole ostentazioni, denunciandone la viltà, la prepotenza, l'arroganza. "Questa terra di Ilhéus, che era diventata la sua terra, aveva ancora molta strada da fare per considerarsi civilizzata. Si parlava tanto di progresso, il danaro scorreva in abbondanza, il cacao faceva costruire strade, villaggi, cambiare volto alla città, ma rimanevano sempre gli antichi costumi, quell’orrore. Nacib non avrebbe avuto coraggio di affermare queste cose ad alta voce, forse solo Mundinho Falcão avrebbe potuto permettersi audacie del genere, ma in quell’ora malinconica del tramonto, sentiva crescere nel cuore una cupa tristezza, e provava come un senso di smarrimento, una stanchezza. Non s’era sposato Nacib, più che altro per la sopravvivenza di quelle leggi: per non essere tradito, non dover ammazzare, non dover spargere il sangue altrui, insaccare cinque pallottole nel petto di una donna." Un contesto laido, brutale, ambiguo in cui comunque trova spazio anche l'amore, vero protagonista del libro come di tutta l'esistenza umana. Ad incarnare il più nobile dei sentimenti troviamo Nacib e Gabriella. Lui è un brasiliano di origini siriane, proprietario di un piccolo bar con il sogno di diventare fazendeiro. Lei è una giovane conturbante, dalla pelle color cannella e dal profumo di garofano, giunta ad Ilheos con un gruppo di migranti e assunta da Nacib come cuoca. L'uomo è uno scapolone inossidabile, incallito frequentatore di postriboli dove placa la sua foga a pagamento. La ragazza è uno spirito libero, iniziata ai piaceri della carne ancora bambina da uno zio depravato, incapace di dire di no ad un uomo ma al tempo stesso di legarsi esclusivamente a qualcuno, un fiore di campo che risalta su tutti gli altri ma che avvizzisce se si tenta di coglierlo e costringerlo in un vaso. La passione appare inevitabile, l'amore sarà una diretta conseguenza. Guai però a cercare di imprigionare un temperamento disinibito e libero come quello di Gabriella.


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Gabriella garofano e cannella 2012-11-03 10:37:01 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    03 Novembre, 2012
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SONO SOLO GABRIELLA

Giunge l’autunno, le foglie si tingono di colori bronzei, il cielo e’ bagnato di grigio. E a me vien voglia di Caribe…

Gabriella, mulatta sinuosa, ingenua bambina e languida donna.
Una nuvola nera i riccioli dei capelli, la pelle color cannella , il profumo di garofano addosso sembra che rida, invece canta, perche’ il suo sorriso e’ come la voce di un usignolo.
Gabriella che ama ballare, camminare scalza, indossare gioielli senza valore, inebria la cucina coi profumi delle sue pietanze, fa magie tra i fornelli e tra le lenzuola.
Gabriella che tra le braccia di un uomo e’ la gioia della prima notte, la disperazione dell’addio.
Porta una rosa rossa tra i capelli, il fiore perde il suo profumo e si intride di cannella, lei stessa e’ rosa selvatica è rosa di maggio, rosa caraibica, sfrontata e libera di crescere a terra, sulla nuda terra.
Strappare petali ad una rosa di maggio significa lasciarla morire.

Questa e’ una storia d’amore, tra la giovane mulatta e Nacib, brasiliano d’Arabia.
O meglio, e’ anche una storia d’amore.
Jorge Amado ci regala uno splendido, grottesco racconto della vita di una cittadina brasiliana, nel fiore giallo delle coltivazioni di cacao, nel verde ombroso della foresta, nel blu del mare domato dalle navi tra amori, adulteri, bordelli, regolamenti di conti e una pazzesca campagna elettorale a suon di opere pubbliche e colpi di fucile.
Insomma, questo e’ un grasso carnevale sudamericano, polposo e succoso come un mango maturato al sole. Corposo, ricco di fatti, di splendidi personaggi ben delineati, sapientemente approfonditi, richiede un po’ di tempo, ma e’ tempo ben speso.

Buona lettura.

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Gabriella garofano e cannella 2010-09-27 14:15:28 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    27 Settembre, 2010
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Telenovela de Ilhéus

Spettacolare siparietto di una cittadina brasiliana nel pieno della sua modernizzazione, il commercio fiorente del cacao, un nuovo porto, ville, tanti uomini altolocati, colonnelli, politicanti, letterati, proletari, prostitute e poi c'è lei Gabriella...una seducente figlia del popolo, smarrita in conversazioni che non capiva, in un lusso che non le interessava, in vanità, invidie, pettegolezzi che non la tentavano...

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Gabriella garofano e cannella 2010-09-26 14:56:03 Indigowitch
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Indigowitch Opinione inserita da Indigowitch    26 Settembre, 2010
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A metà tra magia, politica e amore.

"Gabriella" rappresenta un punto di svolta nella narrativa di Amado, che, all'inizio della sua attività di scrittore, aveva scritto per lo più dei romanzi di argomentazione politica e di denuncia sociale.
Con questo romanzo Amado non abbandona il Brasile, né le sue problematiche, ma aggiunge quel tocco di bonaria ironia e di magia che caratterizzeranno, d'ora in poi, i suoi romanzi.
E' una storia d'amore, o tante. Ma è anche la storia di Ilhéus, cittadina divisa tra un futuro che impaurisce e un passato che inizia a pesare. Una cittadina in cui si snodano i destini dell'arabo Nacib, proprietario di un bar, e di Gabriella, ragazza speciale, poverissima, appena venuta dal Sertao in cerca di lavoro.
Amado ci fa innamorare della semplice magia di questa ragazza, che si porta alle spalle un vissuto difficile, ma con leggerezza.
Gabriella ama, cucina, passeggia per la strada soffermandosi di tanto in tanto per giocare coi bambini, sfama i gatti randagi e non si interroga mai su questioni che non capisce.
E' un essere in simbiosi con la natura, indifferente al denaro, alla politica, ai pettegolezzi delle comari.
In una Ilhéus ancora flagellata da usanze barbariche quali il delitto d'onore, Gabriella, ma non solo, porterà una sferzata di novità, di libertà.
Amado riesce, con grande perizia e con quell'atteggiamento empatico e benevolo che caratterizza la sua scrittura, a dipingere una galleria di ritratti femminili memorabili.
Non solo Gabriella, dunque, con il suo profumo di garofano e la pelle color cannella, ma anche Malvina, Gloria, Ofenìsia.
Tutte queste donne segnano in qualche modo il destino di Ilhèus.
Ofenìsia, personaggio leggendario, fa parte per lo più della mitologia di Ilhèus, che ricorda ancora i suoi tormenti per un amore infelice.
Malvina, la studentessa ribelle, si fa portavoce del desiderio di emancipazione della nuova generazione, noncurante dei pettegolezzi e decisa a guadagnarsi da vivere senza l'aiuto di un uomo, libera di innamorarsi di chi le pare.
Gloria, la mantenuta, rappresenta una tipologia di donna spesso presente nella narrativa amadiana, e cioè quella della ragazza bella ma povera, condannata a fare la vita poiché priva di alternative. Anche Gloria, però, troverà il modo di riscattarsi.
Tra intrighi politici, povertà, lotte tra colonnelli del cacao, massaie curiose e fannulloni che si radunano al bar per chiacchierare, Amado ci versa uno spaccato di Brasile abbagliante, a metà tra ironia e un pizzico di amarezza.
L'amore, però, prevale su tutto il resto, e non è l'amore stucchevole, patinato, prevedibile che si ritrova in certe storie: è un amore che, come Gabriella, esiste, ma è impossibile da spiegare.

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