Folli i miei passi
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Folli i miei passi di Christian Bobin
Questo romanzo è la stramba corsa di una donna, fin da bambina, verso la libertà, attraverso la fuga dalle convenzioni e dalla famiglia, per essere veramente sé stessa ("Non c’è nulla di più triste che vestirsi sempre ”come si deve”. Non c’è nulla di più avvilente di quelle persone che non dicono e non fanno mai nulla di “fuori luogo” e ancora “Non so cosa sia peggiore –non adeguarsi per nulla o adeguarsi su tutto: pazzi o persone cosiddette perbene, convenzionali. So che i matti mi fanno meno paura, credo siano molto meno pericolosi”).
La bimba da piccola vive in un circo con i propri genitori, che non sono la sua unica famiglia: quella è il circo stesso, con tutti i suoi protagonisti. Il padre è un uomo preciso e puntiglioso (“La malattia incurabile, quella del perfezionismo, è tipica di mio padre. Tutto dev’essere fatto al meglio e il meglio non c’è mai, mai”), la madre invece più semplice e leggera (“Mia madre è la risata che sento” e ancora “Mia madre, credo, è folle. A tutti i bambini del mondo auguro di avere madri folli; sono le madri migliori, le più in sintonia con i cuori indomabili dei figli”).
A due anni si innamora di un lupo (la creatura più paurosa delle fiabe dei bambini), il suo primo e più grande amore (“Ho iniziato la mia carriera di innamorata a due anni con l’amante più fiero che ci fosse: coloro che sono arrivati dopo non sarebbero mai stati all’altezza, né mai avrebbero potuto esserlo”). Trascorre la sua vita da bambina a fuggire: dal circo, dalla famiglia, dalla realtà che le sta stretta, inventandosi nomi e indirizzi. Da adulta, già sposata, tradisce il marito con Alban, che lei soprannomina “l’orco”, altra creatura mostruosa, ma l’unico maschio di cui lei si innamori veramente, dopo il lupo (“E’ la prima volta in vita mia che faccio l’amore, tutto quello che è accaduto prima non era nulla, tutto ciò che esisteva prima non esisteva, si può andare a letto con la terra intera che non cambia nulla, finché il cuore non viene colpito”).
E’ un romanzo in cui la protagonista cerca di fuggire da tutto e da tutti, perché non accetta che qualcuno la costringa a fare qualcosa che lei non vuole (la madre le dice: “…sono felice che non mi ascolti, mi sta bene così, è un buon segno, ti abbiamo educata bene, piccola mia, ti abbiamo insegnato ad ascoltare solo il tuo cuore” e ancora, nel testo “Ogni volta che hanno la pretesa di istruirmi, io mi metto in uno stato di obbedienza e di stupidità profonda- sottomessa in superficie, assente appena sotto” e infine “Sono una comparsa…Il mio lavoro è essere quello che gli altri vogliono che io sia. Non è complicato, tutti lo sanno fare… non sei tu che cammini, è un’altra che è in te”).
La lettura di questo libro è stata piacevole e “onirica”, mi ha dato un senso di leggerezza che vorrei facesse sempre parte di me.
E’ come se la vita di Lucie (questo sembra essere il suo vero nome) sia la vita di una funambola, in perenne equilibrio sul filo, senza che lei se ne preoccupi troppo: i suoi sono dei passi folli (da qui il titolo del libro). Lucie è una bambina che vuole portare un po’ di luce nella nostra vita, una persona che vuole avere una vita vera, sincera. E’ desiderosa di vivere ciò che ha nel cuore, giusto o sbagliato che sia. E’ una donna che fugge tutta la vita, per avere la possibilità di essere la vera sé stessa.
Le frasi o le espressioni che mi sono piaciute (oltre ad alcune già citate):
“Sono i nomi che fanno paura. Le cose senza nomi non sono nulla, nemmeno cose”;
“Il trucco per essere amata una prima volta, sta nel cominciare. Soprattutto bisogna non pensarci, non cercarlo, non volerlo. Essere folle, accontentarsi di essere folle… alla fine gli uomini sono attratti dalla radura della follia, sedotti da colei per la quale il piacere è l’ultimo dei pensieri”;
“Dare un nome vergine è come trasfondere sangue nuovo: un atto d’amore, il privilegio degli amanti”;
“Il bisogno di creare è nell’anima, come il bisogno di mangiare è nel corpo”;
“La casa non è una questione di pietre ma di amore”;
“Non scrivo con l’inchiostro. Scrivo con la mia leggerezza”;
“Ci sono pochissime persone che sanno ridere della loro follia”;
“Posso dunque spendere tutti i soldi in vestiti e libri: di che vestirmi il corpo e l’anima”;
“La saggezza, contrariamente a ciò che si racconta, non viene con l’età. Saggio non è una questione di tempo, è una questione di cuore e il cuore non è nel tempo”;
“Se dicessimo veramente, sempre e dovunque, quel che ci va, la vita sarebbe più divertente, forse più lacerata, ma ben più viva”;
“Imparo a essere amata per non avere più bisogno di esserlo, e per andare finalmente al di là, altrove, al di là del sentimento”;
“Non ho più bisogno di un padre, una madre, un marito. Li ho avuti in quantità sufficiente”;
“Un matrimonio è più di quel che serve in una vita. Due sarebbero un’esagerazione”;
“Forse non facciamo mai una cosa per sé stessa, ma per concederci il tempo di approdare a un’altra che, sola, ci corrisponderà”.
“So che i morti non sono nella morte, so che i morti sono in un mondo separato dal nostro solo da un filo tenue di luce”
“Non si scrive per diventare scrittori, ma per amore che manca ad ogni amore”.
Bello, lo consiglio a tutti!