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Lawrence Newman è un americano di mezza età, abitudinario e meticoloso, soddisfatto di una vita anonima e tranquilla. Il suo equilibrio spirituale viene bruscamente sconvolto il giorno in cui la progressiva miopia costringe Newman a mettere gli occhiali: con quegli occhiali il suo viso assume un'aria ebraica. Costretto a licenziarsi, il pover'uomo trova un posto in una piccola azienda e sposa Geltrude, una donna che, come lui, ha la disgrazia di sembrare ebrea. Le persecuzioni e le minacce si intensificano anche nella vita privata e mentre Geltrude spinge il marito ad una attiva collaborazione con i razzisti che li scagioni da ogni sospetto, Newman esita. A causa di questi scrupoli morali si aliena la moglie, gli amici e subisce una feroce rappresaglia. Ma sarà proprio quest'ennesimo sopruso e la solidarietà di un autentico ebreo a dare a Newman una nuova forza e la consapevolezza della dignità.



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Focus 2013-06-03 11:15:18 Melandri
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Melandri Opinione inserita da Melandri    03 Giugno, 2013
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UNO COME TANTI

Arthur Miller non fu una bella persona a mio parere, ma come spesso accade, le mancanze vengono compensate dalla natura o dal destino e come scrittore Arthur Miller fu decisamente bravo. Nel 1945 scrisse questo romanzo, non certo il suo più celebre, ma col risultato encomiabile di citare tra i primi l’antisemitismo, da lui stesso subito in gioventù in quanto ebreo. Quel che fa di questo un bel libro e di lui un abile scrittore è la capacità di tratteggiare in maniera impeccabile una personalità tanto particolare come quella del suo protagonista, Lawrence Newman.

Lawrence è un uomo mediocre, compulsivo, maniaco del controllo. E’ un vigliacco spettatore di un mondo che irride. Quotidianamente giudica le persone intorno a sé catalogando nel suo personale archivio interiore abiti, atteggiamenti e tratti somatici di coloro che incrocia. Siamo nel periodo in cui negli Stati Uniti, sull’onda europea, gli ebrei vengono allontanati, ghettizzati, additati e definiti. Per Lawrence hanno naso adunco, fronte alta e spaziosa, portano abiti eccessivi, sono inaffidabili e via dicendo.
Gli atteggiamenti violenti non gli appartengono, abita il mondo dei pregiudizi e con disinvolta ingenuità vorrebbe tutti gli ebrei lontani da sé, non per cattiveria ma per la sua personale idea di ordine.

La vita si farà beffe di Lawrence nel modo più spietato possibile. Indossati gli occhiali a causa di una miopia, diventerà lui stesso vittima del proprio modo di pensare, perché quegli occhiali lo faranno assomigliare proprio ad un ebreo. E il mondo per lui si capovolgerà.

“Come una corrente lungo la sponda, silenziosamente essa andava rodendo i fianchi del suo spirito”.

E’ un romanzo che ho assorbito lentamente per poter riflettere con sufficiente tempo su tutte le sfaccettature di questo personaggio che è uno solo ma anche immagine di milioni. Tutti gli altri personaggi raccontati sono appena sfiorati dalla penna di Miller, come corde di chitarra in accordo per creare la canzone, così Miller li ha inseriti finalizzandoli alla descrizione perfetta di Lawrence.

Credo sia un'ottima base per tutti i lettori che si interessano di razzismo nelle sue mille varianti.

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