Narrativa straniera Romanzi Figli del diavolo
 

Figli del diavolo Figli del diavolo

Figli del diavolo

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Elena Cosma è sgraziata, mascolina, tutt'altro che bella. Vive da sola a Bucarest e lavora come ostetrica in ospedale. Da tempo ha rinunciato all'idea di sposarsi ma non a diventare madre. La sua occasione si presenta sotto le sembianze di una bellissima donna dai capelli rosso fuoco. Zelda P. ha appena perso il marito, ha già due bambini piccoli e non se la sente di allevarne un terzo, ma nella Romania degli anni Ottanta le donne con meno di quarantacinque anni non hanno il diritto di abortire se non hanno dato alla luce almeno quattro figli. L'accordo è presto stretto: Elena fingerà di essere incinta e Zelda le cederà il suo bambino in cambio di denaro. Per i primi anni tutto fila liscio, finché le visite sempre più frequenti di Zelda costringono l'ostetrica a fuggire a Prigor. Proteggere Damian è diventata un'ossessione, ma anche in quel paesino sperduto della Moldavia nascono i sospetti: Damian è bello, delicato e ha i capelli di un rosso acceso. Madre e figlio non si somigliano affatto. Elena scende a compromessi, inizia a lavorare nell'orfanotrofio da poco inaugurato, dove i bambini abbandonati, i «figli del diavolo», vengono vessati senza pietà. La sua coscienza sussulta, ma l'importante è tenere Damian al sicuro, perché lui non è un figlio del diavolo, no, lui è un «figlio di Dio». Figli del diavolo è un libro sugli abusi, sull'orrore perpetrato a danno dei più deboli nell'indifferenza generale, ma anche una riflessione spietata sulla natura umana, sul momento in cui la morale cede di fronte agli interessi personali. E non esiste redenzione.



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Figli del diavolo 2021-06-04 19:41:04 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    04 Giugno, 2021
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UN PAESE FORTE È UN PAESE POPOLOSO. MOLTIPLICATEVI

... e a me viene subito in mente De Andrè e il suo Testamento di Tito: "feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede. Poi la voglia svanisce e il figlio rimane, e tanti ne uccide la fame."
Certo, le ragioni di Ceau?escu, nella Romania degli anni '80, non erano di tipo religioso, ma il risultato non cambia.
Procreare come dovere patriottico!
Ah, certo...più siamo e più diventiamo forti, lo dicevano anche Hitler e Mussolini!
I metodi contraccettivi erano proibiti alle donne con meno di 4 bambini e l'aborto a quelle con meno di 45 anni che non avessero già dato alla luce quattro figli.

Ed ecco tanti bambini non desiderati lasciati negli orfanotrofi, tutti figli dello Stato (mi hai costretta a farlo nascere, ora occupatene tu!), a patire la fame, il freddo, il disamore, la miseria, la sporcizia, le malattie, e gli abusi.
Tanti, troppi.
Abusi fisici e psicologici che hanno portato tante piccole vite a decidere di farla finita.
Auspicare la morte come liberazione, e poi morire senza avere neanche una croce su un anonimo cumulo di terra.
Tanto quella, la croce, l'hanno portata già in vita, nella loro brevissima e terribile vita.

Per non parlare di tutte le donne che, pur di non ritrovarsi ad abbandonare i figli in questi posti (perché non avevano di che sfamarli!), sono morte dissanguate, avvelenate o consumate dalle infezioni durante gli aborti clandestini.
Quanta disperazione.
In nome di che cosa, poi?

In questa bella cornice di terrore, delazione e oppressione, la Lazar ci racconta una storia.
La storia di un'ostetrica e di un bambino...e di queste case-lager.
Lo fa con una scrittura diretta, semplice, analitica e distaccata, oserei dire anche fredda, come privo di ogni calore era il clima in cui vivevano questi bambini.
Ma vorrei che la leggeste voi...
Per poi metabolizzare gli orrori di un recente e buio periodo storico, e riflettere su come il bene più prezioso dell'umanità, i bambini, siano stati calpestati in ogni modo.
Bambini fatti nascere a forza, e poi privati del futuro.

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