Factotum
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Opinioni inserite: 7
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Disperazione!
Una bomba! Questo libro inizia subito catturando l'attenzione del lettore proprio come dopo un'esplosione. Chinaski. Una facciata apatica fuori. Un mondo di disperazione dentro. La vita del protagonista si ingarbuglia in contesti miserabili, grezzi, poco confortevoli e volgari. La vera disperazione di Chinaski però non è quella. Non sono quei contesti. E' una disperazione fatta di svogliatezza, di pochi stimoli, di dipendenza dall'alcool. Come dopo una bomba il libro sembra perdere colpi nella seconda parte, mostrando la faccia più cruda e snervante di quella realtà disperata. Mostrandone i segni dell'esplosione. Un libro che diventa ripetitivo, testardo, sconfortevole e disgraziato nel suo susseguirsi di situazioni simili, tragi-comiche e deludenti. Lo stile fluido di Bukowski permette di terminarlo senza troppi problemi assaporando tutta la pesantezza di quella realtà senza pace.
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Una vita on the road.
Il romanzo è del 1978 e Henry Chinasky (alias Charles Bukowsky) passa in rassegna i mille mestieri saltuari che lo portano in giro per l’America: non ha un lavoro stabile, si mette in fila con altri emarginati per elemosinare un posto qualsiasi, provando sempre nuove esperienze per lo più negative. Magazziniere, addetto alle spedizioni, attacchino sui treni, spazzino o factotum nelle attività lavorative più varie, dai cibi per cani alle fabbriche di biciclette, non si nega neppure ai lavori più umilianti, cumulando rimproveri, censure, licenziamenti. Perché Chinasky è uno spirito libero, incapace di inquadrarsi in orari rigidi, amante com’è della bottiglia, delle evasioni amorose e, soprattutto, della propria libertà. Chinasky, cioè Bukowsky, non va d’accordo con l’umanità che lo circonda e che lo vessa con regole e coercizioni: lui ama la vita, sfidando disperazione e solitudine, non sopporta la routine che annienta la personalità, affidandosi sempre a quel filo di speranza che lo aiuta a sopravvivere.
E’ una vita on the road, sempre con la valigia pronta ed i suoi quattro stracci, una vita che lo trascina da una stanza in affitto ad un’altra, con compagne occasionali, con le quali dividere solenni sbronze e la fatica di affrontare la dura realtà di ogni giorno. Si direbbe, leggendo le sue vicissitudini, che Chinasky è uno sconfitto nel crudele gioco della vita, ma l’immagine che se ne trae alla fine non sembra quella di un inesorabile perdente: le miserie, la cattiveria, l’ipocrisia, le piccole vendette della gente comune con la quale entra in contatto riabilitano in un certo senso la sua filosofia di vita, facendo di Chinasky una sorta di vittima di un sistema banale e corrotto.
Il comportamento di Chinasky suona come un rifiuto non violento del mondo attorno: e la penna con la quale traduce su carta quello che pensa è quella di un grande convincente scrittore.
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Promosso, con riserva
Per me è il terzo romanzo di Bukowski, dopo Storie di ordinaria follia e Post Office, e il termine “sopravvalutato” viene inevitabilmente in mente mentre si scorrono pagine troppo simili tra loro.
Il talento di Bukoski, che emerge qua e là da frasi spiazzanti e descrizioni acute, occorre sempre andarselo a cercare armati di buona volontà, tra scommesse su soporifere corse di cavalli (l'entusiasmo al riguardo è tutto dello scrittore), sbornie colossali e decine di donne che per qualche ragione gli si strusciano sistematicamente addosso.
Con quelle alcolizzate come lui si accasa a breve termine, dividendo sesso, bottiglie e lenzuola sporche, sempre, però, irrimediabilmente solo e soffocato dall'accidia quando le miserie della vita gli saltano al collo.
Si potrebbe liquidarlo definendolo ripetitivo, ma non gli si renderebbe completamente giustizia, perché Bukoski è come quegli studenti intelligenti che non si applicano e che finiscono per disorientare gli insegnanti calando inaspettatamente l'asso.
Promosso, quindi, con riserva.
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Ogni uomo è un poeta
Un’agenzia che distribuisce riviste, una redazione di un quotidiano, un magazzino contenente pezzi di ricambio per auto, una fabbrica di biscotti per cani, un negozio di abbigliamento, una ditta di impianti di luce al neon, un’altra specializzata in articoli natalizi, un albergo.
Henry Chinaski, alter ego letterario di Charles Bukowski, è un “factotum”. Svolge con quotidiana indifferenza una serie interminabile di squallide mansioni, nei più disparati posti di lavoro, da una parte all’altra dell’America tra New Orleans, Los Angeles, New York, Filadelfia, Miami, St Louis.
“Fare i bagagli è sempre divertente”.
“Factotum” è il racconto di un uomo solitario che vive alla giornata tra umiliazioni di vario genere, ubriacature pesanti, scommesse alle corse dei cavalli, estemporanee compagnie discutibili ed occasionali donne più o meno disperate. Un individuo fondamentalmente passivo, privo di ambizioni, che passa da un incarico all’altro in modo quasi casuale, con la sola preoccupazione di guadagnare quel poco che basta per bere, mangiare, trovare un posto dove dormire.
Bukowski descrive il personaggio (e di conseguenza se stesso) senza alcun intento moralistico o rivoluzionario. Non c’è il fascino del ribelle, del maledetto, del “bad boy”. È semplicemente la storia di un perdente che si racconta per quello che è e tratta il fallimento con un’indifferenza opposta all’ideale del sogno americano, imbevuto di determinazione ferrea e quotidiano duro lavoro.
Non è assolutamente adatto a vivere in un universo competitivo, nel quale si esigono requisiti idonei per svolgere perfino le mansioni più ripugnanti. Non sopporta i colloqui di lavoro. Detesta i moduli per l’impiego da compilare. Così come il fatto che per essere assunto deve omettere le diciotto segnalazioni per ubriachezza molesta e i lunghi periodi di disoccupazione, passati in compagnia di qualche poveraccia in fuga da un manicomio o da un matrimonio disastroso.
Non riesce a capire come possa essere divertente alzarsi alle sei di mattina, saltare giù dal letto, mangiare qualcosa controvoglia, andare in bagno, buttarsi nel traffico per raggiungere un luogo dove si fanno i soldi per conto di qualcun altro. Preferirebbe restare a letto, a bere. Perché quando beve, il mondo è sempre là fuori ad aspettarlo, ma per un breve lasso di tempo sembra concedergli una tregua.
E in mezzo alla totale assenza di una trama tradizionale e alla fastidiosa sensazione che niente possa mai cambiare nel protagonista, Bukowski sa sempre regalare perle rare, disperate, di sincera consapevolezza e conoscenza dell’animo umano.
“Quella notte dormii al parco. Fui svegliato da quello che sembrava un ruggito. Non sapevo che gli alligatori ruggissero. Sentii un rumore secco di mascelle che si chiudevano. In mezzo allo stagno c’era un marinaio ubriaco e teneva uno degli alligatori per la coda. L’animale cercava di voltarsi e addentare il marinaio ma aveva qualche difficoltà. Le mascelle erano spaventose, ma lente e sconclusionate. Un altro marinaio e una ragazza stavano a guardare e ridevano. Poi il marinaio baciò la ragazza e se ne andarono insieme, lasciando l’altro a lottare con l’alligatore”.
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Monotono
Prima volta che leggo Bukowski , sinceramente non mi ha appassionato per niente . Un libro abbastanza scorrevole , più per la facilità di lettura che per il contenuto . Noioso , abbastanza , monotono molto . Alla 50esima pagina ti viene da dire : "Ok , abbiamo capito che tipo di persona è questo Chinaski , e poi ... cos' altro c'è ??
Anche se personalmente penso di aver sbagliato a leggere , questo , come suo primo libro . Gli darò un' altra possibilità , ne leggerò un altro , magari Box office .
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Zampa d'elefante
"quando scopriranno che il mondo ha quattro dimensioni invece delle solite tre,si potrà andare a fare una passeggiata e sparire,niente lacrime,niente funerali,niente illusioni,niente inferni e paradisi..."Non è mai semplice commentare un libro,diventa un impresa improbabile se ci si trova davanti a un opera di bukowsky.Un insieme di oscenità,avventure scandalose,azioni al limite della perversione squarciate,di tanto in tanto,come un fulmine a ciel sereno da dieci frasi di lucidità estrema che rivelano al lettore l'universo bukowsky,che rivalutano l'uomo e l'artista,che gli consegnano di diritto un posto nell'olimpo!!genio!!
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Caro vecchio Zio Hank ..
In questo romanzo Henry Chinaski (alter ego dell'autore) è il protagonista assoluto. Un factotum, cioè uno che passa indifferentemente da un mestiere all'altro, che attraversa l'America vivendo alla giornata, affidandosi all'improvvisazione e al caso, pronto a seguire l'istinto ma fedele ad un destino che è il suo stile di vita, fatto di lavori manuali, sesso intenso, alcool. Un' esistenza in cui "randagità" e precarietà sono sinonimi di libertà e verità.
Bukowski o lo si ama o lo si odia! E' difficile che vi sia una via di mezzo. All'inizio provavo una scarsa empatia per le sue opere. Ad una prima lettura infatti (se non si è mai letto niente del genere)si può essere infastiditi dal suo stile sboccato e che rasenta a tratti l'oscenità. Personalmente, abituata alla prosa elegante e raffinata dei miei autori preferiti, provai lì per lì disgusto leggendo Factotum (il mio primo approccio con questo autore) pensando che in gran parte, il romanzo in questione, fosse una accozaglia di volgarità gratuite. Poi però, continuando a leggere, tra una sbronza e l'altra del protagonista cominciai a scorgere delle geniali intuizioni e delle acute riflessioni sull'uomo e sulla sua esistenza. Dietro il dissacramento dei valori di una America bigotta (tanto diversa dalla nostra realtà?!)sta il rifiuto di quel malessere di fondo con cui noi tutti, o quasi, abbiamo accettato di convivere, delegando alla altrui fantasia la lotta verso quello che ci uccide..
Sicuramente il modello di vita proposto da Bukowski/Henry Chinaski non è edificante, a me piace leggerlo però come un inno alla non omologazione a tutti i costi in una società che spinge sempre più alla perdita della propria individualità.
Indicazioni utili
- sì
- no
NO: ai deboli di stomaco o a coloro che potrebbero sentirsi infastiditi dallo stile sboccato dell'autore.
Credo comunque che un autore di rottura come Bukowski meriti di essere letto e conosciuto.