Essere lupo
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Ulf
«[…] Non appena ebbi formulato quel pensiero mi resi conto che non era così: le nostre parole hanno un potere mortale su di loro.»
È proprio l’inaspettato ciò che più è capace di cambiare la nostra vita sino a portarci a una nuova consapevolezza di noi. Ed è questo quel che accade tra queste pagine. È il giorno di Capodanno quando il settantenne Ulf Norrstig, all’interno della propria roulotte, ex ispettore forestale nonché cacciatore, lo vede: il muso nobile, il portamento regale, il mantello bianco e grigio; ha davanti il lupo. Si osservano, si scrutano. Poi il lupo entra nel bosco e scompare. Sono pochi istanti, attimi, ma Ulf sente cambiare qualcosa dentro di sé. Il suo cuore è malato, vive nella fragilità di questi battiti che oscillano, ascolta i ricordi, riscopre la propria memoria interiore.
«[…] In vita mia non mi ero mai sentito tanto maledettamente inutile. Un povero vecchio. Inservibile. Impotente.»
Ulf ha un carattere forte, spesso si scontra con Inga, la moglie, condivide gli acciacchi con Zenta, il vecchio cane. Ma come può confidare a Inga ciò che ha visto? È preda della solitudine e della malinconia che da sempre si porta dentro, deve confrontarsi con un lavoro che non lo appaga, che considera fallimentare, deve riconsiderare se stesso. È affascinato dal bosco, dalla sacralità del luogo, dalla sua bellezza illusoria quanto immortale, dalla realtà di un luogo per alcun motivo inviolabile. Anela la libertà del lupo, la magnificenza del predatore che sovrasta dall’alto, che esplora quei boschi consapevole di essere forte e invincibile.
Scuote quell’apparizione, scuote da quel mondo in cui Ulf è bloccato. Riflette su quel che è e su quel che è stato in modo totalmente diverso. Ripensa ai disboscamenti, rifiuta lo stereotipo dell’uomo, abbraccia il nuovo io che scopre.
«[…] E per quanto avrà intenzione di parlare? Ma tutto passa, comunque. Alla fine.»
“Essere lupo” è un romanzo che fa leva sulla natura, l’essenziale, la vita nella natura. È intriso di toni poetici, è avvalorato da descrizioni nitide che rendono i luoghi e i personaggi tridimensionali, è mistero ed essenza. Siamo tutti un po’ Ulf e come lui non possiamo restare impassibili a quel lupo che riesce a scatenare in noi un universo sepolto, offuscato, forse mai conosciuto davvero.
Ed è ancora riflessione e risveglio dal torpore. La memoria è corale, la potenza narrativa è evocativa e stratificata. Non è solo un racconto dell’anzianità di Ulf, è anche la presa coscienza del rapporto uomo-natura che viene delineata dal rapporto che proprio il protagonista ha verso questa e che è devoto, diligente, rispettoso, quasi sacrale ma anche verso l’ambiente e la fauna. Ma è anche la denuncia verso la volgarità e l’insensibilità dei suoi compagni di caccia. È ancora la riflessione sul differente atteggiamento, nonostante la stessa età, del marito e della moglie. Se Ulf è in cerca di risposte alle tante domande e ai tanti dubbi, Inga è mossa da una verve che spinge e sprona anche il marito.
Che lo si legga dall’ottica di Inga o da quello di Ulf, “Essere lupo” emerge per la profonda intensità che emerge dall’incontro con la figura divina del lupo, dal rapporto tra coniugi, dalle descrizioni di quei paesaggi che sono descritti con pennellate perfette e colori intensi.
«[…] Dopo di che partimmo, e finalmente eravamo soli. Era una cosa meravigliosa, che mi godetti per tutto il tragitto fino a Loåsen, mentre guardavo stupito il paesaggio invernale e la quantità di neve. Non so perché, ma avevo pensato che fosse arrivata un’altra stagione.»
“Essere lupo” di Kerstin Ekman è un racconto di rinascita, un racconto sul rapporto uomo e natura, un racconto che parla di legami di vita, una vita che cambia e si evolve con il passare degli anni e delle fasi del nostro esistere. È ancora uno scritto che affronta le incertezze, le fragilità e le paure che ci coinvolgono. Siamo tutti un po’ Ulf e Ulf è un po’ tutti noi.
Indicazioni utili
Ho visto un lupo….
….” ho visto un lupo”….
Una semplice rivelazione scatena una nuova dimensione cosciente, la rielaborazione di una vita improvvisamente misera, vuota, sfuggente, un uomo solo di fronte a se stesso.
Il giorno di Capodanno, dall’ interno della propria roulotte, lo sguardo del settantenne Ulf Norrstig, cacciatore ed ex ispettore forestale, si posa su una sagoma maestosa, robusta, irraggiungibile, la fronte alta, il muso nobile, un lupo solitario dal mantello bianco e grigio, attimi di fissità fino a che il predatore si infila dentro il bosco e scompare.
Da quel momento il protagonista, che convive con la fragilità di un cuore malato, è attraversato da un soliloquio silente che si affida ai ricordi e ai diari di caccia dell’ infanzia, ma sa che c’è una memoria interiore inaccessibile che contiene altro.
Ulf ha vissuto una condizione di normalità destinata a non durare, gli acciacchi condivisi con il vecchio cane Zenta, gli scontri con la moglie Inga, due caratteri forti con opinioni diverse, fino a quando la visione di quel lupo, un essere irrazionale a cui dare un nome, Zampalunga, ha stravolto presente e futuro, accompagnandolo nel desiderio impossibile di confidare a Inga quello che ha visto scoperchiandone solitudine e limitatezza.
Un uomo chiamato a riconsiderare se stesso, a confrontarsi con un lavoro che ritiene fallimentare, immagini sovrapposte, Il bosco e la sua immortale bellezza, il lupo e la sua solitudine maestosa, i sentieri della propria infanzia. Ricorda gli esseri umani di “ Memorie di un cacciatore “, la solitudine di Ismaele, Jack London, il Libro della giungla, gli odori della natura riaffiorano, Ulf si sente un po’ lupo, molte volte lo è stato, di notte ha corso, si è accovacciato sotto gli abeti, ha vissuto cose per le quali non ha parole.
Forse quell’ apparizione è l’ unica certezza in un mondo grigio, bloccato dal proprio silenzio, mentre la moglie gli ricorda che …” tutta la mia vita è piena della tua solitudine “…. e dentro di se’ avverte il peso del proprio vissuto.
Ripensando al passato rifugge le uccisioni del se’ cacciatore, la folle pianificazione dei disboscamenti, la progressiva conquista della terra e la sua trasformazione in un enorme ammasso velenoso e brullo, ma la comunità fatica a comprendere il suo cambiamento acuendone il senso di isolamento.
E allora il generico “ tutto” diventa un umano “tutti” e Ulf è intriso di nuovi limiti, rifiuta gli stereotipi umani, si pone quesiti inquietanti, perché uccidere se non per fame?
Ecco la luce di una nuova forma cosciente, il recupero dell’ io, una dimensione di tenerezza come non era mai stata. Il lupo è parte di se’, istinto, forza, irrazionalità, presente, entità inafferrabile e indecifrabile, il buio che ci attraversa, la paura che ci trattiene, la gioia che ci rimane….
….” Questo era il suo bosco, questa era la sua casa, questa era la sua riserva di caccia. Qui lui viveva la sua vita esattamente come noi viviamo le nostre”…..
Un romanzo reale ed essenziale, dai toni poetici e nitidamente descrittivi, una lettura che purifica dalle tossine accumulate restituendo intimità ed equilibrio.
Il lupo scatena un universo celato, quel luogo oscuro e inafferrabile che è la propria memoria sensibile, ma anche un dialogo con il se’ nella propria sostanza animale, contatto e condivisione a distanza per accedere a una dimensione più vera.
La cecità è sostituita da una luce interiore, archetipo di un equilibrio sottratto, anestetizzati dalla razionalità irrazionale di un reale antropocentrico, distruttivo, condito da cinico utilitarismo, un percorso pacificatorio che si congeda dal vecchio non se’ per restituire ai giorni restanti un’ umanità vivibile e vera.