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Elmet, l'ultimo regno celtico indipendente in Inghilterra, terra di nessuno e santuario di fuorilegge, rifugio ma allo stesso tempo trappola, è il lembo sperduto dello Yorkshire che oggi fa da sfondo a questa storia. Vi abitano Daniel e Cathy, fratello e sorella adolescenti. Sono stati abbandonati dalla madre, che sembra essere sparita nel nulla, e vivono, senza regole e senza contatti col mondo esterno, col padre John, un pugile di strada burbero e solitario, nella casa in mezzo ai boschi che lui ha costruito con le sue inani, dormendo all'addiaccio nei primi giorni, sostenendosi di caccia e raccolta. Un vero e proprio nido, in cui i tre trovano la serenità, finché non compare il signor Price, ricco proprietario terriero senza scrupoli, padrone di gran parte degli alloggi e dei terreni locali e sfruttatore dei suoi lavoratori, che reclama il terreno dove John ha costruito la sua casa, affermando di possederlo legalmente. E con le stesse mani con cui ha ricreato una serenità perduta, John sarà pronto a difenderla... Ritratto brutale e commovente di una famiglia atipica che vive ai margini della società, "Elmet" fa riflettere su quanto possa essere difficile trovare il proprio posto nel mondo e sull'impossibilità di rintracciare un senso di giustizia per coloro che non sanno scendere a compromessi.



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Elmet 2018-10-09 06:10:57 68
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68 Opinione inserita da 68    09 Ottobre, 2018
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Cambiamento di rotta

Casa, famiglia, identità, il mondo, la crescita, una storia. Tutto ciò che Daniel, il giovane protagonista del romanzo d’ esordio di Fiona Mozley vive e racconta contiene elementi e sapori di una trama mutevole e controversa.
Se la prima parte, intrisa di sogno e speranza, illustra una favola velata di romanticismo, una rinascita famigliare in un luogo appartato e misterioso, un ex orco divenuto un padre amorevole, una nuova casa dove finalmente vivere serenamente, due fratelli abbandonati da una madre non madre e cresciuti da una nonna coscienziosa, il risveglio riporterà la verità vera.
Ben poco rimane del mondo nelle loro vite, solo storie che lo riguardano.
Ed allora i protagonisti sono andati a vivere in un boschetto, abbandonate scuola e città natale, niente amici e vicini di casa, istruiti vagamente da una strana donna in debito con il proprio padre, mentre i fantasmi del passato assumono le sembianze di un ricco e sadico despota e dei propri figli che rivendicano una proprietà a loro dire impropriamente sottrattagli.
Ecco un cambio di rotta non proprio accattivante, una cospicua ed eccessiva spirale di violenza e brutalità, un punto di rottura con risvolti noir ed un confuso cammino verso nord, cosparsi di fumo e nebbia, come la vita, persi nei ricordi di un’ altra terra, del passato, di un altro tempo, della famiglia, dei mutamenti, della propria casa, dei rovesci della sorte, di cause e conseguenze.
È questo il sapore del romanzo, stilisticamente apprezzabile, un mix di lirismo e psicologia con momenti crudelmente realistici ed horror.
A mio parere la parte più credibile del romanzo ha il suono delle parole di Daniel, ne rispecchia essenza, smarrimento, riflessioni, sogni e speranze, una personale elaborazione dei fatti che traccia una via parallela.
Ed allora scopriamo l’ idea di una vera casa come un luogo con un futuro, un luogo di possibilità ed attesa, di farla nostra, di lasciarle mettere radici, di ancorare lei e noi al susseguirsi delle stagioni e dei mesi.
Ecco un padre non in grado di leggere nelle menti altrui, che ha visto la violenza e continua a vederla, ma in fondo è solo un essere umano e, insieme a Cathy, tutto il proprio mondo.
E ci accorgiamo che in quei giorni il conflitto più difficile nella vita di Daniel è stato quello affrontato ogni notte contro i propri sogni e quanto avrebbe desiderato dormire per sempre.
Bellissimo l’ intenso rapporto instaurato con Vivien, che gli insegna un’ altra visione del mondo, rapita dal potere dei libri e dalla lettura dell’ invisibile, una donna che conosce e sa raccontare l’ animo umano.
Un romanzo che alterna luci ed ombre, sorprendente e scontato, dolce ed amaro, immaginario e crudo per un giudizio complessivo piuttosto incerto in attesa di altro.

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