Eden
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Una casa…
“…Può benissimo essere che il tempo stia giungendo al termine, che questi siano gli ultimi giorni dell’ uomo, ma io so per certo che la fine non sarà stasera perché non è buio affatto e non c’è alcuna notte e nessuno scatto tra una giornata e l’ altra, perché il tempo è una distesa infinita di luce’”…
Islanda, Alba, linguista in procinto di cambiare vita, impegnata a trattenere le parole e a incastrare espressioni e sentimenti in una struttura grammaticale definita, si dibatte tra l’ insegnamento universitario e la correzione di bozze con un desiderio impellente, la fuga da un reale ingombrante e molesto per ridefinirsi e ricostruirsi in una nuova casa.
Parrebbe una strana coincidenza, ma nella sua lingua parole come “ mondo intero ”, “ casa ”, “ l’ avere casa ”, sono definite da una radice comune.
Come affiancare e bilanciare il suo lavoro certosino di custode di lingue minoritarie in via di estinzione con la ricerca di un piccolo angolo personale in una terra circumnavigata dal mare e battuta dei venti in un tempo che forse sta per finire?
Alba stringerà un legame profondo con la natura, in particolare con gli alberi, dopo l’ acquisto di un vasto appezzamento di terreno dove piantare betulle per restituire ossigeno alla terra e risarcirla di tutte le emissioni di carbonio che ha generato nei suoi innumerevoli viaggi aerei da una località all’ altra. Un sentimento caritatevole e materno la avvicinerà a Danyel, profugo sedicenne con un talento per le lingue, venuto da lontano attraverso un oceano di acque bianche e tempestose, alla ricerca di un presente, che si confronta con la psicanalisi per sopravvivere alle insidie dell’ animo.
Il ricordo della propria madre, un’ attrice ondivaga che ha donato la propria vita all’ arte sottraendo affetto alla famiglia, un padre solo e triste ripetutamente abbandonato, una sorella, Betty, che vive la razionalità dei giorni e si chiede come Alba possa sopravvivere sola in una casa di campagna senza un lavoro fisso e una famiglia, l’ amicizia di Hakon, i consigli di Hlynur, i sospetti di Alfur, un piccolo mondo relazionale da costruire.
Alba e le lingue, un legame viscerale, quale il nesso tra pensieri e parole, la propria vita vissuta da sempre in uno stato di mezzo.
Che la fine sia vicina non importa, Il passato incombe, rapporti più stretti, una solitudine rappresa nell’ armonia dei gesti e nel significato di parole espressione di un senso primario.
Nessuna fine ma un presente che coglie il mistero della vita e delle parole, delle relazioni e dei sentimenti, un viaggio stanziale rivestito di realtà e di intimismo, un Eden personale dove prevale il silenzio, la responsabilizzazione nei confronti di un mondo devastato e fallimentare, un tempo atemporale che contempla l’oggi nella sua complessa semplicità, un luogo di senplici relazioni e di accoglienza.
Eden è una casa solitaria in cui sostare per incontrarsi, fatta di pensieri, parole, amicizie, persone, venti, alberi, case, paesaggio dell’ animo e realtà contingente, la sensazione vivida di un’ armoniosa presenza…
…” stringo a me il ragazzo in un abbraccio.
Si sistemerà tutto, dico.
Andrà tutto bene”…
Indicazioni utili
Eden in Islanda
«[…] A sei anni, come regalo di compleanno ricevetti un mappamondo che poggiava su un supporto. Aveva una lam¬padina all’interno e si poteva far ruotare. Chi l’aveva fatto non aveva dedicato molto impegno all’isola in cui vivevo io, l’Islanda, per cui i suoi contorni erano approssimativi. Per giunta l’isola era di colore bianco, a significare che era ricoperta di ghiaccio come il polo Nord. Io sapevo che non era così.»
Auour Ava Olafsdottir torna in libreria con un nuovo romanzo intitolato “Eden”. In quest’ultima opera a prevalere sono due temi: la riscoperta di sé e la cura dell’ambiente, tema oggi come oggi al centro dell’attenzione di molti scrittori. Alba, la nostra protagonista, è una linguista appassionata di lingue minoritarie e per questo a rischio di estinzione. Il suo lavoro la porta a viaggiare. Se da un lato edita, dall’altro deve muoversi per tutelare queste lingue. Ma questti spostamenti hanno un costo, soprattutto per il mondo che la circonda.
Innanzi alla consapevolezza del carbonio prodotto, ella sceglie di piantare una foresta di betulle in uno dei campi che la circondano. La foresta diviene così un modo per riparare il danno ambientale ma diventa anche il suo personalissimo rifugio, un luogo dove ritrovare il contatto con il proprio essere e non solo con la natura che la circonda. Ciò la porta a riscoprire la bellezza della semplicità ed anche l’importanza del vivere in simbiosi e in armonia con il mondo che la circonda.
«[…] Un giorno qualcuno parla una lingua e dice di amare o di avere fame e il giorno dopo nessuno la parla piú.»
Altri due sono i parallelismi interessanti che ci presenta in Eden. Da un lato abbiamo un parallelismo tra piante e immigrati perché gli alberi “stranieri” al territorio roccioso faticano ad attecchire e ad integrarsi nel nuovo territorio esattamente come gli immigrati una volta che sopraggiungono nel nuovo mondo, dall’altro abbiamo quello con il linguaggio appreso proprio dagli abitanti del villaggio. Ecco allora che il linguaggio diventa lo strumento di connessione e di integrazione e l’amore si trasforma nel modo prediletto per superare i vincoli e connettere culture costruendo ponti.
A tal proposito, la stessa Islanda è metafora di questa difficoltà ad attecchire, per il suo clima, per il suo essere spesso fredda e inospitale agli occhi dei più.
«[…] Conosco quello sguardo. So cosa significa. Io volevo e non volevo.»
Le opere della Olafsdottir sono sempre molto pungenti e spesso trattano di storie dove i protagonisti sono a un bivio e sperimentano sull’interrogazione di se stessi. Eden esplora proprio questi temi. Passa dalla ricerca del sé al rapporto con la natura ma non manca di affrontare anche temi quali l’inseguire i propri sogni.
È naturale immedesimarsi nelle sue storie così come lasciarsi trasportare dallo stile fluido e magnetico. Altra grande peculiarità è quella di riuscire a ricostruire il mondo dell’Islanda per quel che è, con tutti i suoi pregi e difetti.
“Eden” ci invita a riflettere, ci invita a pensare a quelle che sono le nostre azioni e le relative conseguenze sull’ambiente che ci circonda, ci ricorda quanto sia importante accogliere e integrare, ma ci ricorda anche e più semplicemente di non perdere mai la speranza.