E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche
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Quando l'unione fa la forza
Cronaca romanzata del delitto Kammerer, evento primigenio della Beat Generation.
Nell'Agosto del 1944 Lucien Carr, giovane e attraente studente della Columbia University uccide con un coltello l'amico e pretendente David Kammerer di 33 anni, a quanto pare eccedendo nella difesa dalle pressanti insistenze sessuali di quest'ultimo.
Due giorni dopo la polizia arresta due amici di Lucien, sospetti di complicità o quantomeno di aver coperto il giovane assassino.
I due sono William S. Burroughs, pecora nera di una ricca famiglia americana, e Jack Kerouac, un giovane di origine canadese.
Nel '44 questi due nomi sono sconosciuti, in quanto mancano ancora dieci anni alla pubblicazione dei loro grandi successi, “Il pasto nudo” (Burroughs) e “Sulla strada” (Kerouac).
Questa coppia di autori che cercano di emergere, dopo la loro liberazione dietro cauzione, decidono di esprimere la loro versione dei fatti nel modo che conoscono meglio: scrivendo.
Così compongono un breve romanzo a quattro mani in cui troviamo loro ed altri protagonisti di quella che sarà definita la Beat Generation mascherati dietro vari pseudonimi, consuetudine ripresa da Kerouac anche nel suo “Sulla strada”.
Seguiamo quindi le vicende di Will Dennison, barista del nevada e Mike Ryko, giovane marinaio finlandese, alter ego rispettivamente di Burroughs e Kerouac.
Tra pomeriggi oziosi, arricchiti da folli discussioni alimentate da alcol e droghe varie, e notti perennemente illuminate dai neon dei locali, la vicenda di Carr e Kammerer naviga inesorabilmente verso il suo tragicamente noto finale.
Ma non è la storia in sé a colpire, quanto la capacità dei due autori, a mio parere molto più evidente in questo romanzo piuttosto che in quelle che sono considerate le loro opere maggiori.
Kerouac dimostra infatti di meritare appieno l'appellativo di poeta Jazz, con i suoi dialoghi incalzanti, battute brevi che si alternano a riflessioni più lunghe e articolate, con una lucidità solo in parte alterata dalle droghe.
Burroughs dal suo canto mostra già alcuni aspetti della passione per la dimensione onirica che svilupperà in seguito tanto da essere considerato uno scrittore di fantascienza interiore, diventando francamente eccessivamente delirante, mentre in questo libro le sue sregolatezze letterarie non fanno altro che dare un adeguato controcanto alle sregolatezze del suo personaggio (autobiografico) e in generale del circolo che frequenta.
Un libro sicuramente consigliato a chiunque sia interessato alla Beat Generation e anche a chi non ne ha mai sentito parlare e vorrebbe avvicinarvisi.
Consigliata un'enciclopedia (o un collegamento internet) a portata di mano per capire al meglio le varie citazioni, da Yeats a Rimbaud, e orientarsi meglio nel contesto geo-storico della città di New York nell'estate del '44.
Leggetelo, almeno per scoprire il perché dello stravagante titolo.
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VITE SPERICOLATE E GENERAZIONE DI SCONVOLTI
Come la storia biblica dell’uomo è inizialmente macchiata dal fratricidio primordiale di Caino, così anche la beat generation ha il proprio peccato originale. Di questo delitto si parla nell’opera in commento che, a parer mio, ha un interesse più storico che letterario, in quanto è scritta da due autori che avranno un grande seguito nel movimento culturale noto come beat generation: William S. Burroughs e Jack Kerouac.
Il “quattro mani” si sviluppa in capitoli alternati: comincia il barista Will Dennison alias Burroughs (“In qualche modo Dennison mi ricordava un cowboy. Ma non il cowboy che si vede nei film su un destriero bianco… Will è il tipo di cowboy … che si dilegua pian piano con i soldi appena il buono e il cattivo aprono il fuoco”), prosegue il marinaio Mike Ryko alias Kerouac. E così via di paragrafo in paragrafo. Un dittico baciato e specchiato, ove si alternano la sregolatezza allotropica di Burroughs e la natura itinerante di Kerouac, a raccontare il grave fatto di cronaca nera che si colloca agli albori della cultura beat.
Ambientato a New York nel 1944, il dittico riflette l’irrequietudine di un gruppo di giovani, dediti a pratiche estreme e all’assunzione di sostanze alcoliche (“Ora delle tre eravamo zeppi di Pernod”) e psicotrope (“Allora, fonti affidabili mi dicono che a causa della guerra in questo paese c’è una carenza paurosa di stupefacenti”).
Accanto agli alter ego dei due scrittori, su tutti emerge la relazione tra Al e il turco Phil, giovane inquieto occupato da teorie che avranno grande richiamo negli anni successivi (“Tutti artisti… La società ultima dev’essere completamente artistica. E nel corso della sua vita ognuno di questi cittadini-artisti deve completare il suo cerchio spirituale”).
La New York che fa da contenitore alla storia è enucleata negli appartamenti ove i giovani si ritrovano e nei bar (“Il posto si chiama Continental Café. D’estate è tutto aperto perché ha le porte a soffietto”) in una dimensione acustica vivacizzata dalle emissioni delle radio e della televisione (“Il barista aveva la radio accesa. Un giornalista radiofonico raccontava di un incendio divampato in un circo e l’ho sentito dire: e gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche”). Intanto Mike e Phil manovrano per imbarcarsi (“Hanno intenzione di andare in Francia e di abbandonare la nave”): il secondo principalmente per sfuggire all’insistenza delle insidie di Al (“Partire con lui. Ho paura di un’eventuale reazione e non concluderei niente”).
Le occupazioni pericolose, la propensione agli eccessi, le teorie estremizzate e l’insofferenza interpersonale sono una miscela esplosiva. Il 13 agosto 1944 il giovane Lucien Carr (nell’opera il turco Phillip Tourien), per difendersi dalle avance dell’amico David Kammerer (Al), lo uccide (nel romanzo con un’ascia) e ne getta il corpo nelle acque dello Hudson.
I due scrittori saranno sospettati di complicità e passeranno seri guai giudiziari. Sotto questa nefasta stella nacque la beat generation…
Bruno Elpis
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