Dove i pensieri non fanno rumore
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"Non c'è niente di cui aver paura Noahnoah"
”Oggi non mi hai dato né mappa né bussola, non ho niente che mi aiuti, non so tornare a casa, nonno” sussurra Noah.
“Penso che qui non servirebbero Noahnoah”
“Dove siamo nonno?”
Il nonno piange, in silenzio e senza lacrime, in modo che il nipote non se ne accorga.
“È difficile spiegare, Noahnoah. È molto, molto difficile da spiegare”.
È naturale avere delle paure. Tutti ne abbiamo, chi più, chi meno. C’è chi ha paura del vuoto, chi di perdere la persona amata, chi della solitudine, chi della perdita della memoria, chi della morte, chi della malattia. Fredrick Backman con un grande atto di coraggio si confessa al suo lettore e gli confida quella che è la sua più grande paura ovvero che l’immaginazione si spenga prima del corpo. Perché la paura di invecchiare è più grande perfino della paura di morire. Ma come affrontare le paure? Come vincerle? Come, semplicemente, metabolizzarle? Lo scrittore decide di vincere la sua ricorrendo alla parola scritta. Riordina le sue idee e cerca di comprenderne il senso mediante la stesura di quella che originariamente doveva essere una lettera e che poi si è trasformata in un breve racconto. Un racconto che parla di addii, di amore, del tempo. E lo fa mediante il coro di più voci; quella di un nonno, e di suo nipote Noah (detto Noahnoah) e quella un padre, il nonno, e suo figlio, Ted.
«Il nonno adora la magia delle chiavi numeriche che risolvono segreti, che ci svelano l’intero universo»
Tuttavia, mentre tra nonno e nipote ponte di contatto è il numero, il calcolo, la logica matematica; elemento che li porta alla simbiosi più assoluta, per il padre/nonno e il figlio Ted che poi è padre del nipote, non c’è questo collegamento. Perché al padre/nonno piacciono i numeri e al ragazzo/padre di Noah, le lettere. Le loro, sono lingue diverse. Non stupisce che tra padre e figlio il dialogo sia sempre stato difficile mentre tra nonno e nipote sia automatico.
«[…] un bambino e suo nonno sono seduti su una panchina nel cervello del nonno».
E mentre il tempo scorre, inesorabile, la memoria dell’anziano inizia a sfumarsi, a diventare sempre più passeggera, rarefatta. Ha paura di dimenticare la sua compagna di una vita, una donna morta da anni ma che ancora esiste e sopravvive proprio in quella mente che si è messa a fare i capricci. Ma anche per questo, il Noahnoah ha una soluzione; un palloncino. Un palloncino che quando la mente divaga, lo riporta tra i suoi cari.
«”Quando un cervello si spegne, ci vuole un sacco di tempo perché il corpo lo riconosca. Il corpo umano ha un’incredibile etica del lavoro, è un capolavoro della matematica, continuerà a lavorare fino all’ultimo lampo di luce. Il nostro cervello è l’equazione più infinita, i giorno in cui l’umanità lo comprenderò saremo più potenti di quando siamo andati sulla luna. L’universo non ha mistero più grande dell’uomo. Ti ricordi cosa ti ho detto sui fallimenti?”
“L’unica volta in cui fallisci è quando non ci riprovi”.
“Esatto, Noahnoah, esatto. Un pensiero grande non si può tenere sulla terra”»
Breve, ma intenso. Una piccola perla da non perdere, per riflettere, per meditare. Adatto tanto ai più grandi che ai più piccoli anche grazie alla presenza di deliziose immagini illustrative che accompagnano nella lettura.