Dopo il banchetto
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Ritratto di Signora (orientale)
Alla pubblicazione di quest'opera, un uomo politico giapponese intraprese una causa legale contro lo scrittore, essendosi riconosciuto in un personaggio del libro. Ci fu un processo. Mishima, ritenuto 'colpevole', dovette risarcire. A noi rimane, però, il bellissimo romanzo, ambientato nel dopoguerra nipponico, quando la lotta politica già ricalcava quella occidentale, comprese le bassezze a cui siamo abituati: dalla propaganda convulsa alla 'macchina del fango', ed è proprio in questo torbido che si trova ad agire la cinquantenne Kazu.
La donna, nelle prime pagine, viene rappresentata in una dimensione 'orientale': la vediamo, appagata, passeggiare nello splendido parco del suo "Rifugio dopo la nevicata", ristorante di lusso frequentato da anziani uomini politici, in prevalenza Conservatori. Pensa che la propria vita non possa avere più svolte (come vedremo, si sbagliava). Quando conosce Noguchi, Progressista con ancora velleità politiche, si lega a lui affettivamente. Ma 'di che cosa parliamo quando parliamo d'amore'? Perché in Kazu si agitano motivazioni complesse: lei, che ha un passato non limpido, è attratta perfino (soprattutto?) dalla tomba di famiglia di Noguchi, caricata del valore simbolico della rispettabilità...definitiva.
Kazu, in fondo, è una donna passionale, non esita a coinvolgersi lella lotta politica, da cui verrà segnata. Ma non si pensi ad una Madame Bovary orientale: in Kazu non prevale l'aspetto egocentrico nevrotico distruttivo: lei anela alla vita!
L'unione fra l'attivissima Signora e il compassato e introverso Noguchi durerà? Il romanzo non termina con questo interrogativo. A me interessa qui rilevare la bellezza dell'opera, che va ben oltre la trama ( la struttura è comunque solidissima). Gli elementi forti sono però lo splendore estetico della scrittura e l'approfondimento psicologico: nessun dettaglio è superfluo e 'tutto torna'. Percorriamo il racconto con crescente interesse e stupore, arricchiti da una complessità/profondità che solo le grandi opere possiedono.
UTAGE NO ATO
Mi apparto nella quiete di un paravento, indosso un kimono di crepe nero con stampate felci bianche e denti di leone ombreggiati d’oro, come un prato a primavera. L’obi in broccato di seta raffigura una luna calante tra le nuvole. Ora sono pronta, posso parlarvi di questo libro, passeggiando sulle lisce pietre grigie ricoperte di brina disposte ordinate ai bordi di un lago argentato.
Ambientato nel Giappone degli anni ’50, DOPO IL BANCHETTO narra la storia di un’indimenticabile protagonista femminile: Kazu, cinquant’anni e una bellezza ancora viva, pelle bianca e compatta che non tradisce le sue misere origini.
Giunta da ragazza dalla campagna, si e’ arricchita nel corso degli anni grazie al suo fascino e al suo lavoro. Possiede un magnifico ristorante, circondato da un immenso parco secolare dove castagni, lecci, pini centenari allungano i rami verso il cielo e le radici nella morbida terra ornata di aghi di erba.
Ma la ricchezza e la tranquillita’ raggiunte non colmano le lacune di Kazu, al cui benessere manca il tocco nobile del potere sociale, la cui tomba sara’ destinata ad un oblio solitario e senza onore .
Yukio Mishima ci propone un personaggio molto intenso, ben lontano dai contorni della geisha che spesso si accostano al Giappone del passato. Una donna caparbia, ambiziosa, estremamente vitale che condurra’ all’ombra del marito una campagna elettorale all’ultimo sangue, giocandosi il tutto per tutto con appassionato coraggio. L’argomento politico e’ il piu’ sviluppato nella narrazione, ma questo non annoia né tanto meno oscura la bellezza delle descrizioni e la lirica decisamente orientale di questo autore, che rende estremamente delicato e poetico tutto cio’ di cui scrive.
Un libro per chi subisce il fascino dell’esotismo orientale, per chi apprezza storie di culture lontane, ambientate in uno spazio ed in un tempo cosi’ diverso dal nostro.
La quarta di copertina accosta il personaggio di Kazu alla piu’ nota madame Bovary, io in verita’ non ci trovo alcuna assonanza, se non nel fatto che se la dama di Flaubert e’ un intramontabile personaggio della letteratura Occidentale, anche la signora Kazu potrebbe meritare una promozione ad icona femminile del panorama orientale.
Felice di avere affrontato questa lettura, mi appresto a riporre in un baule il mio splendido kimono.
Almeno fino al prossimo viaggio nel Paese del Sol Levante.
Buona lettura.