Narrativa straniera Romanzi Demon Copperhead
 

Demon Copperhead Demon Copperhead

Demon Copperhead

Letteratura straniera

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Questa è la storia di un ragazzo che tutti chiamano Demon Copperhead, un eroe dei nostri tempi. Un ragazzo che può contare solo sulla bella faccia ereditata da suo padre, una criniera di capelli color rame, lo spirito aguzzo e il vizio di sopravvivere. Il suo esordio nell’universo – mamma di diciott’anni che partorisce sola con una bottiglia di gin, anfetamine e oppioidi –, in una casa mobile sperduta negli Appalachi meridionali, dà il la a ciò che verrà dopo. Demon inizia la sua corsa a perdifiato attraverso la vita, sfreccia per le selve oscure dell’affido, del lavoro minorile, delle scuole fatiscenti, fino al sogno, e poi all’ebbrezza del successo atletico, con la conseguente caduta nella dipendenza. Nel mentre, si ossessiona con gli eroi della Marvel, si disegna i suoi fumetti riempiendoli di cattivi veri, si inerpica per le vette vertiginose del grande amore e sprofonda nel dolore straziante della perdita. Attraverso tutto questo, Demon deve combattere, armato del suo caustico umorismo e poco altro, contro la propria invisibilità in un mondo dove persino i suoi amati supereroi hanno abbandonato le terre selvagge per la città. La sua voce è quella di una generazione di ragazzi perduti, nati in posti splendidi e maledetti che neanche per un istante concepiscono di abbandonare. Ma Demon è un combattente, un sopravvissuto, come era un sopravvissuto David Copperfield nella sua disgraziata Londra.



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Demon Copperhead 2024-10-21 09:53:11 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    21 Ottobre, 2024
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Ispirato a Dickens

Libro fresco vincitore del Premio Pulitzer e descritto come un omaggio al famoso romanzo David Copperfield, di cui dovrebbe essere una trasposizione in chiave moderna liberamente ispirata appunto al racconto di Dickens.
Il primo motivo non mi ha intrigato più di tanto ma ho amato il racconto di David Copperfield da ragazzo e volevo vedere come l'autrice gli avesse reso omaggio.
Il tema era piuttosto interessante già dall'opera originale : una feroce e dissacrante critica ad uno stato incapace di prendersi cura dei soggetti più deboli in particolar modo questa incapacità si rifletteva nelle condizioni di vita spesso miserevoli dei bambini orfani o figli della povera gente.
Peccato che Dickens fosse un Gigante (con la maiuscola non a caso) e la Kingsolver una buonissima scrittrice : c'è tutta la differenza del mondo per quanto questo Demon Copperhead si faccia leggere con scorrevolezza e proponga qualche riflessione decisamente ben riuscita, dove Dickens diventava appassionante, ironico, creava apprensione nella quotidianità della miseria umana dei vari personaggi la Kinsolver da metà in poi perde brillantezza e il libro diventa noiosetto per riprendersi molto bene nelle ultime pagine.
Il racconto è presto fatto, Demon nasce da una madre single e drogata, non ha che notizie frammentarie del padre morto appena prima che luivenisse al mondo, e nonostante un carattere solare e piuttosto resiliente subisce le angherie di una madre sbarellata e del nuovo martito della madre, Stoner, che lo vede come un intralcio alla sua felicità coniugale comunque fragilissima data l'incapacità della donna di stare lontana dalle dipendenze fino ad arrivare a morire molto giovane .
Stoner non ha alcuna intenzione di farsi carico di quelle che sarebbero le responsabiliotà di padre, per quanto adottivo, e Demon si ritrova a fare i conti con l'inadeguatezza del sistema sociale americano in tema di affido e supporto agli orfani, passando dapprima per la fattoria di un vecchio iroso preoccupato più di portare a casa l'assegno mensile garantito dal fatto di avere in affido uno o più orfani che del loro benessere, infatti spesso neanche li manda a scuola pur di farsi aiutare nel duro lavoro della fattoria.
Qui Demon conosce Fast Forward, così chiamato per la sua rapidità sul campo da Football, e nella vita dove sembra avere una marcia in più degli altri infatti vivrà di un rapido quanto effimero successo sportivo. Fast Forward rappresenterà l'anima nera del romanzo colui che affascina ma corrompe e sfrutta chi si lascia abbagliare dalla superficie , da questo ragazzo brillante, bello, entusiasta ma fondamentalmente miserabile nell'animo.
Sarà poi la volta dell'affido presso una squinternata famiglia con quattro figli, sempre alle prese con l'incapacità del capofamiglia di trovare un'occupazione stabile che possa garantire una vita dignitosa .
Demon riuscirà a barcamenarsi in questi anni grazie all'appoggio di una famiglia di fatto, i Peggot, dei vicini di casa della madre anch'essi alle prese con una serie di disgrazie familiari ma di buon cuore e tutto sommato solidi che accolgono Demon per brevi periodi permettendogli di avere un rifugio nei momenti peggiori mentre Demon stringe amicizia con un nipote dei Peggot , Maggot, e con lui condivide le prime angosce adolescenziali .
Insoddisfatto delle prospettive che gli da la vita in affido Demon decide di andare all'avventura recandosi nella cittadina dalle quale la madre le aveva raccontato provenisse il suo defunto
padre, sperando di trovare sua nonna che , prima della sua nascita aveva cercato di allacciare un qualche rapporto con la mamma di Demon venendo allontanata maalamente da quest'ultima .
Come in David Copperfield il destino dopo tante sfortune da al protagonista un'opportunità favorevole: la nonna esiste e lo riconosce all'istante per via dei capelli color rame come quelli del defunto figlio.
La nonna si è sempre occupata di dare un'istruzione e una possibilità di una vita serena a ragazze in difficoltà ma per un suo preconcetto non vuole occuparsi di un maschio che reputa più problematico, così lo affida, dietro compenso, alle cure del marito di una sua ex assistita e li Demon vivrà il periodo più sereno della sua vita. L'uomo è addirittura il coach della squadra di football più famosa della contea ed ha una figlia quasi coetanea di Demon. Il ragazzo cresce e verrà iniziato al football e ai campionati universitari trovando anche qualche scampolo di gloria fino al giorno in cui durante una partita si infortuna gravemente al ginocchio. Da li inizierà un rapido declino dapprima sportivo, il ginocchio non guarirà mai completamente di fatto stroncadogli la carriera agonistica, ma soprattutto sociale, il periodo della convalescenza verrà infatti affrontato con una quantità irresponsabile di antidolorifici a base di oppiacei creando in Demon una dipendenza da Oxicodone.
Gli anni successivi saranno un lento scivolare nel mondo della dipendenza da Oxi, con tutti i traffici loschi e sotterfugi che contraddistinguono le dipendenze, l'unica luce sarà rappresentata da Dori, una bellissima ragazza, figlia del proprietario di un emporio locale , che si prende cura del padre e tra medicinali e reciproco supporto intreccia col protagonista una dolorosa e tragica storia di amore e reciproca distruzione per mezzo delle droghe.
Sarà il carattere forte di Demon e la mano sempre tesa di alcuni amici ad aiutarlo ad uscire dal tunnel mentre tutte le anime nere del racconto avranno una loro particolare resa dei conti col destino e la giustizia.
Tanti sono i punti in cui la Kingsolver ha preso spunto da David Copperfield, non si può non percepire l'aperta critica sociale ad un sistema di gestione degli orfani e dell'assistenza ai più deboli lasciato molto al caso e all'intraprendenza delle singole persone, dove gli assitenti sociali rappresentano addirittura uno dei gradini più bassi della scala sociale per quanto riguarda l'importanza e la remunerazione di un impiego, formidabili le righe in cui la giovane assistente sociale che aiutava Demon si dice felice di aver trovato finalmente un lavoro come maestra elementare !!.
Per non parlare delle famiglie affidatarie, spesso veri crogioli di problemi su larga scala che usano a loro volta gli orfani presi in custodia come fonte di reddito per via del sussidio statale, in pratica questi bambini passano da una miseria solitaria ad una in ottima compagnia dove non si condivide amore ma i bisogni più elementari puntualmente disattesi.
Questa leggerezza nell'affidare la vita di un bambino nelle mani di chiunque fa quasi amaramente sorridere o rabbia se paragonato alla trafila estenuante di adempimenti e controlli a cui si sottopone da noi chi vorrebbe un bambino in affido.
Nel complesso un bel racconto che avrebbe giovato di qualche spunto narrativo un pò più brillante o del taglio di un centinaio di pagine.

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Demon Copperhead 2024-10-20 07:45:21 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    20 Ottobre, 2024
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Diventare grande tra solitudine e abbandono

«Non essere mai meschino in nulla, non essere mai falso, non essere mai crudele. Io potrò sempre sperare in te.»
Charles Dickens, “David Copperfield”.

L’ultimo romanzo che ho finito di leggere è stato “Demon Copperhead” di Barbara Kingsolver, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa 2023 e edito da Neri Pozza. Vi si racconta, attraverso la sua stessa voce, la vita di un giovane orfano originario della Lee County sui monti Appalachi, Virginia.
Il modello letterario di riferimento espressamente dichiarato dall’autrice è il “David Copperfield” di Charles Dickens: anche qui il protagonista racconta la propria difficile esistenza, a partire dalla nascita. Fin dalle prime pagine la voce di Demon riesce a catturare il lettore e trascinarlo in una storia tanto drammatica quanto coinvolgente. Il suo racconto ci parla di un ragazzino abbandonato e solo, che ha dovuto lottare fin da piccolo per affermare il suo diritto a esistere, a essere accudito, protetto, rassicurato, amato. Ha dovuto combattere per conquistarsi questi diritti, che chiamiamo inalienabili, che ogni bambino dovrebbe avere garantiti solo per il fatto di essere al mondo.
Ma Demon è nato già orfano del padre e la bionda madre adolescente, anch’essa con una storia di abbandono e solitudine alle spalle, è tossicodipendente. Si prospetta una strada completamente in salita per questo bambino.

I pregi più elevati di questo ricco romanzo, secondo il mio modesto parere, sono sostanzialmente due: il primo è che tratta tematiche abbastanza note in modo però originale. Mi spiego meglio. È presente il tema del disagio sociale, dei diritti negati agli individui più fragili e alle comunità più in difficoltà, molto presente di solito nella letteratura americana. Ma qui si parla di individui e comunità che non ti aspetteresti di incontrare nella realtà degli Stati Uniti degli anni Duemila: bambini orfani sfruttati che vengono fatti lavorare, maltrattati, abbandonati; bianchi poveri, montanari e campagnoli, ex minatori o coltivatori di tabacco, i Melungeon, una popolazione diffusa nel Sud Est degli Stati Uniti, probabilmente discendente da colonizzatori spagnoli e portoghesi mescolata a tribù di nativi, di cui ignoravo l’esistenza. Di solito, pensando all’America vengono in mente altri scenari, invece questo romanzo ci offre uno spaccato su una comunità rurale poco considerata e un po’ disprezzata dagli stessi americani.

«Mostratemi quell’universo al cinema o alla tv. Montanari, gente di campagna e delle fattorie, noi non ci siamo mai, da nessuna parte. È un fatto, siamo invisibili. Arrivi al punto che cerchi di fare più rumore possibile solo per vedere se sei ancora vivo.»

È presente anche il tema della tossicodipendenza, soprattutto nella seconda parte del romanzo, quando alcune atmosfere mi hanno ricordato “I cieli di Philadelphia” di Liz Moore. Il contesto è però diversissimo, qui siamo di fronte a frotte di persone che hanno iniziato a drogarsi prendendo antidolorifici dati inizialmente su prescrizione medica, a ragazzi lasciati da soli, indifesi davanti alla complessità della vita, senza gli strumenti per poter crescere in modo sano e equilibrato.

«Se non conoscete il drago al quale davamo la caccia, le parole non bastano. La gente parla dello sballo, della botta che ti arriva, ma non è tanto quello che provi quanto quello che non provi più: la tristezza e il terrore viscerale, tutta la gente che ti ha giudicato inutile. Il dolore di un ginocchio esploso. Quel laccio che dovrebbe farti sentire attaccato a qualcosa per tutta la vita, che sia una casa o i genitori o la sicurezza, che ti ha lasciato sventolare attorno, sciolto, per tutto il tempo, strattonando le radici del cervello, frustando l’aria con tanta forza da rischiare di cavarti un occhio. E poi di colpo quel laccio si blocca a terra, e sei tranquillo.»

L’altro grande pregio di questo romanzo è lo stile, che dà vita a una narrazione ricca e complessa ma allo stesso tempo vivace e coinvolgente. La voce di Demon è una voce lucida nei confronti della propria realtà e della propria responsabilità, critica verso le ingiustizie che ha dovuto subire, compassionevole verso se stesso. Una storia che riesce a uscire dalle pagine di carta e arriva diretta a sfiorare il cuore di chi la legge.

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