Cose che si portano in viaggio
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Berlino est, Berlino ovest
«Il nome che avevo allora. La donna che ero allora. Giusto un’estensione di pelle con vent’anni dentro. La memoria è la facoltà che permette di conservare e ricordare quel che accade nel passato. Codificare, archiviare e ritrovare. Si muove a livello incosciente, come una marea, portando alla luce della notte il fondo sabbioso sott’acqua (…) L’emozione è il filtro e la marea. È la rivoluzione»
È il 1956, le atmosfere sono cupe, il clima è rigido e impenetrabile. Katia è una studentessa universitaria della Berlino est ed è figlia di comunisti emigrati durante la guerra di Spagna. Vive con suo padre Manuel, la madre Isabel e la sorella minore Martina. La famiglia è costretta a sopravvivere nella dura realtà della DDR e per questo tra razionamenti del cibo, mancanza di libertà o di qualsivoglia svago o oggetto personale che non rientra in quel che può essere definito “prima necessità”. Le norme imposte sono ferree, rigide, improcrastinabili. Sono anni duri, il secondo conflitto mondiale è da pochissimo giunto al termine, gli equilibri sono precari, le vite spezzate. Tuttavia, un giorno come un altro, Katia conosce Johannes. Johannes che inizierà un serrato corteggiamento, Johannes che le parlerà di un altro mondo; quello dall’altra parte del muro. E sarà sempre lui a convincerla a seguirlo, ad oltrepassare la frontiera in un viaggio impervio e ricco di difficoltà in cui tra documenti falsi e peripezie sarà superato un confine invalicabile. Perché Katia deciderà di seguirlo ma da quel momento non potrà più tornare indietro e non potrà più rivedere la sua famiglia. Si sposerà con l’uomo, vivrà un rapporto coniugale freddo e ostacolato dai suoceri, avrà due figlie, Theresa e Isabel, che non riusciranno a restituirle il calore. La donna che ha lasciato un mondo con tante privazioni ma con l’amore di suoi cari abita adesso in una condizione più agiata ma all’interno della quale non vi è spazio per sentimento alcuno, soltanto per l’indifferenza, il distacco. Ma cosa ne sarà stato dei suoi genitori? Ella potrà scoprirlo soltanto molti anni dopo quando il muro cadrà e la Berlino est e ovest potranno ricongiungersi.
Quello di Aroa Moreno Duràn è un esordio che solletica le corde dell’animo del lettore e che lo spinge a riflettere e ad interrogarsi su quegli anni e sulla loro precarietà. È una fotografia dell’Europa novecentesca, un titolo che al suo interno presenta un forte carattere introspettivo e che non teme di parlarci delle criticità del tempo. Un testo immediato che arriva e resta. Forse ancora un po’ acerbo ma molto interessante.