Colpa d'amore
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Espiazione necessaria e negata....
Il bene che tempo e consuetudine avevano mostrato, quell' amore e benevolenza per Milly da parte della rassicurante e conservatrice Titford ( cittadina alle porte di Londra ) e di una intera famiglia, i Bott, finanziariamente solida, vanto e spina dorsale della comunità, verrà inaspettatamente disatteso per sempre.
Lei che era stata una moglie perfetta per Ernest ( rampollo dei Bott ), una quarantacinquenne normale, compiacente, sorridente, pasciuta, ci svelerà tutta un' altra storia ed un inganno da dieci anni celato.
Alla morte di Ernest, Milly è stata da lui sorprendentemente diseredata ed ogni bene lasciato ad un' opera pia. Perché e cosa nasconde un matrimonio ritenuto perfettamente normale? E l' onorabilità della famiglia e la reazione della comunità?
In realtà Milly ha segretamente peccato ( per dieci anni è stata l' amante di uno studioso di Oxford, Arturo ), ma l' inganno l' ha resa un' ottima moglie e nella noiosa routine l' adulterio si è fatto salvezza.
Oggi è costretta ad un ritorno emozionale ai ricordi d' infanzia, in quella Bloombsbury bella e disincantata, in compagnia dell' amata sorella Aggie, che, a differenza sua, ancora giovane aveva osato ed era fuggita inseguendo l' amore, gustando il soffio della vita.
Il suo era stato un amore condiviso, ma ..." per amare occorre prima sopravvivere o per sopravvivere si deve prima amare"...? Oggi le due sorelle si ritrovano, dopo 25 anni di matrimonio, sopraffatte da problemi economici ed affettivi e con i Bott sullo sfondo.
Un incontro casuale, l' idea di un possibile riavvicinamento e la consapevolezza di un ricordo svanito, di una perdita definitiva, di una voce e solo quella ..." due figure invisibili che si guardavano negli occhi "..., circondate da una realtà ben diversa.
Ed allora una sola auspicata salvezza, il possibile matrimonio con Arthur e la dolorosa scoperta di una relazione sepolta da un giovane capriccio d' amore ( un' altra donna). Non resta che un ritorno all' origine tra rassegnazione e pentimento in una condizione di non amore e disillusione, impersonando un ruolo in cui ..." di noi non importa a nessuno"...
L' universo famigliare dei Bott si fonda su relazioni di coppia sterili, invidia, silenzio, cinico egoismo.
Nuovi equilibri spezzano relazioni all' apparenza consolidate, perché ..." dallo stesso sangue non discende l' amore, ma la rivendicazione di un amore "..., sostituite dalla parola decoro.
Qualsiasi personalismo si defila al cospetto di reputazione famigliare ed accettazione comunitaria, sostituito da affetti simulati e dissimulati e da una protratta gentilezza imbarazzata.
Rimangono finzione e perversione inseriti in una giostra degli errori e degli orrori, rigettando il percepito, assoggettati a realtà soggettivate e stravolte ( da parte di ciascun membro della famiglia ) da sempre conosciute ed ignorate.
La vita diviene una farsa ( ma lo è sempre stata, solo adesso è stata scoperchiata ), un film degli inganni e dei tradimenti, tra gelosie ingiustificate e " divorzi " minacciati, laddove oltre ogni docilità, devozione e virtù ..." sono le donne a stabilire la temperatura di una famiglia "...
I Bott si guardano ma non si vedono, rinchiusi in personalismi dissolti, in una condizione prosciugata dell' amore e delle illusioni dell' amore stesso. La propria ed altrui salvezza ci trascina in un deserto sentimentale e spirituale, in una perversione ( tra falsa gelosia e cinica dissolvenza ) che stravolge i fatti per salvare l' onorabilità dell' apparenza ( la famiglia).
E l' espiazione? La si e' gia' scontata, allontanandosi dalle ombre del proprio passato, da un desiderio d' amore sfumato con i capricci sentimentali di un uomo-bambino e dal fantasma di una sorella perduta a cui si è donata la propria salvezza.
E la verità? Rimane nell' ombra, ovattata, rinchiusa in se', detta a metà , perché..." cosi' va il mondo, e vanno preservate le buone maniere"..., ma un silenzio ed una confessione mancata, da parte di chi sa ascoltare ( la novantenne matriarca dei Bott ), può aprirci un universo e donarci l' altrui " benedizione ".
Questa è Elisabeth Von Arnim, una scrittrice sorprendente, che oltre una classica costruzione ottocentesca di un romanzo di relazioni e sentimenti, ci mostra la propria unicità e modernità.
E' una penna arguta, autoironica, tragicamente dissacrante, terribilmente caustica, profondamente passionale, che sa entrare ed uscire dalla propria contemporaneità e guardare oltre, tracciando un quadro meticoloso e sferzante di un tempo ancora imbrattato di noiosi pregiudizi e sterili cliché.
Lo fa attraverso la vivacità intellettiva dei personaggi, l' ironia, il potere delle parole, sorprendendo per passione e spietata lucidità.
Questo romanzo ( 1929 ) si fa apprezzare soprattutto nella seconda parte, abbandonata una certa rigidità di forma ( della prima parte ) per una trama che assume una neo vivacità narrativa, relazionale e concettuale.
Ed allora ..." ci hai detto quello che volevamo sapere, e sono certa che te ne sono tutti riconoscenti. Ma mi dico sempre che le storie lunghe devono essere conservate per le sere d' inverno e per i giorni di pioggia, ed e' quando siamo vecchi che arriva il momento di raccontare tutto, non quando è primavera, non in un bel mattino come questo, per giunta all' ora di pranzo, a parlare di qualcosa che ormai è morto e sepolto " ...
Buona lettura.