Cold Spring Harbor
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Un po' inconcludente
Le recensioni su questo libro, in giro per il web, erano poche ma in gran parte lusinghiere. Non avendo letto altro di Yates non sapevo bene cosa aspettarmi, dunque l'inizio di questa lettura è stato un po' come una partenza verso l'ignoto.
Lo stile dell'autore è sicuramente coinvolgente: pur non raccontandoci chissà quali eventi la lettura è fluida come se stessimo tenendo tra le mani un buon thriller. Ne risulta dunque una lettura piacevole. Tuttavia, sotto certi aspetti il libro mi ha lasciato po' perplesso. In primis, mentre leggevo, mi sono chiesto più di una volta: "ma dove vuole andare a parare, questo Yates?". Sì, perché sebbene io abbia capito che si tratta di un autore a cui piace tenere il focus su personaggi ordinari della middle-class americana, ho trovato che pur descrivendoli accuratamente nella loro quotidianità non riesca a trasmettere molto più di ciò che fanno (come invece riesce a fare un certo Raymond Carver, che fu influenzato dallo stesso Yates). Certo, traspare il disagio che comporta a un’unione matrimoniale la mancanza di privacy (la qual cosa mi ha portato un po’ alla mente Heinrich Böll e il suo “E non disse nemmeno una parola”), a causa della vicinanza di una suocera piuttosto invadente e fuori di testa; il disagio di un adolescente con evidenti problemi relazionali; il paradosso del voler andare a morire in guerra non si sa bene perché. Nessuno di questi temi, tuttavia, è abbastanza approfondito: soprattutto l’ultimo, che secondo me sarebbe risultato il più interessante di tutti, è solo accennato in diversi episodi che, sebbene trasmettano discretamente l’idea, avrebbe meritato più spazio.
La narrazione, poi, si sposta da un personaggio all'altro in maniera troppo marcata, confondendo il lettore riguardo a chi sia il vero protagonista e su quali siano gli eventi davvero rilevanti. Certo, si tratta d'un romanzo corale, e dunque un vero e proprio protagonista è giusto che non ci sia, però l’impostazione che Yates ha dato al suo racconto non mi ha convinto del tutto.
Insomma, un romanzo scritto con uno stile notevole ma inconcludente (il suo finale ne è un po' la dimostrazione); che mentre lo leggi ti spinge a proseguire, ma che fai fatica a riprendere in mano tra una pausa e l'altra.
“Oppure era possibile che nessuno avesse dei motivi definiti con chiarezza? Forse uomini e donne si mettevano insieme con la stessa casualità e sventatezza con cui si accoppiavano gli uccelli o i maiali o gli insetti, per cui qualsiasi accenno ai «motivi» sarebbe sempre stato vano e illusorio, fuori luogo.”
Vita familiare con suocera
Il romanzo è molto appassionante. Il protagonista Evan, è un ragazzo dal carattere debole ma di bell'aspetto che fa colpo sulle donne ma a cui manca quel briciolo non tanto di talento quanto di ambizione, di tenacia e di fiducia in se stesso per fare una vita decente dal punto di vista professionale ma non solo. Evan ha, giovanissimo, una storia con una ragazza, Mary, da cui ha una figlia. Il matrimonio naufraga per la noia della vita di tutti i giorni. A distanza di tempo, proprio nel momento peggiore, cioè quando Evan sembra deciso a frequentare il college e a non accontentarsi, spunta Rachel con tanto di madre e di fratello.
La madre che imperversa nei libri di Yates è sempre la solita, molto simile a un'altra rompiscatole di pari calibro che è la madre di J.K. Toole o meglio la madre del protagonista della banda di idioti.
Dopo l'avventata decisione di andare a convivere con un tale esemplare, il matrimonio della giovane coppia passerà dei brutti momenti, come prevedibile.
Alla fine è come se Yates sdoppiasse se stesso in più personaggi: Evan, il fratello di Rachel e forse Rachel stessa. Tutti i personaggi hanno grosse difficoltà a interagire con gli altri, a mantenere la distanza di sicurezza a farsi amare per quello che sono e non per come appaiono. Tutti hanno quel senso di insicurezza e di inadeguatezza (ma come sono gli altri padri?, si chiede Evan tra sè parlando con la figlia).
Tutti sembrano dei perdenti, gente a cui manca un ingrediente importante anche se non sono proprio male (ironici, originali, belli).
Così ci appare anche il padre di Evan, uomo bellissimo, ma debole nonostante abbia fatto parte dell'esercito. Anche il far parte dell'esercito, in un infimo ruolo, fa parte del mascherare questa intrinseca debolezza. Anche la figura materna è riproposta in due personaggi, la madre di Gloria e la madre di Evan in due diversi stadi di alcolismo. La madre di Rachel ancora allo stadio logorroico invadente, la madre di Evan in stato catatonico.
Se dovessi trovare un neo al romanzo che mi è piaciuto moltissimo, per il modo brusco, burbero, ironico in cui è scritto, direi che è la conclusione. Yates scrittore sembra aver gettato le armi, come i suoi personaggi, e non riesce a immaginare per loro una via di scampo. Sembra che lasci il libro a metà, abbandona le armi con la famosa frase che non vi anticipo che suona a mo' di resa.