Circolo chiuso
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PICCOLI BROCCHI CRESCONO
Secondo romanzo della trilogia dei Trotter, si colloca a cavallo del nuovo millennio. Lo sfondo storico- politico, essenziale in Coe, è qui occupato da Tony Blair e dalla sua nuova variante del laburismo, la cosiddetta “terza via”. Lo scrittore sceglie, tra i personaggi de La banda dei brocchi, Paul, il fratello di Ben, per entrare nella carne viva di questo periodo e raccontare il blairismo.
Paul non occupava un ruolo centrale nel primo romanzo, eppure aveva tratti inconfondibili: era un ragazzetto spavaldo, cinico, spudorato, sboccato, anaffettivo, ma svelto e capace di inaspettati gesti di generosità e di interessi inconsueti per un dodicenne, come quello che lo spinse una volta a divorare saggi di economia. Già allora era incline a posizioni conservatrici, se non reazionarie. Ora è diventato deputato nelle file dei laburisti, ovviamente occupando, del Labour, l’ala estrema e liberista, il che gli permette di coltivare amicizie e relazioni politiche con esponenti del mondo degli affari e perfino dell’estrema destra britannica.
Da qui alla questione critica più rilevante, quella che riguarda il titolo, di grande pregnanza per la molteplicità di significati che racchiude in sé, il passo è breve. “Circolo chiuso” era stato il nome di un gruppo scolastico del King Edward presente ne La banda dei brocchi. Viene ora ripreso da un’accolita di politici e affaristi (Coe ne riporta, secondo il suo stile, il verbale di una riunione), due dei quali, Paul stesso e Ronald Culpepper, erano stati promotori anche del primo. Quando si dice la coerenza. Lo scopo è quello di favorire, al di là degli schieramenti politici, l’ingresso di capitali privati nelle aziende pubbliche. Si coglie qui una visione amara delle ideologie politiche più diffuse nel mondo moderno, dal liberismo al neolaburismo, dall’ambientalismo (sic) all’estremismo di destra, tutte convergenti, al di là delle differenze, nella difesa di un capitalismo che accresce le diseguaglianze, nega i diritti, tutela l’individualismo più egoistico: sono queste le ardite ed estreme convinzioni espresse da Philip Chase, amico giornalista di Ben, e qui forse portavoce e alter ego, almeno in parte, dello stesso autore.
E a questo punto, lettore, per dirti qualcosa di utile e di non generico, chi scrive è costretto a spoilerare un tantino. Niente che possa compromettere il piacere della tua lettura, se non è ancora avvenuta. Non lo fa per cinismo, è una necessità. Ebbene, il titolo del libro attiene principalmente alla struttura e il secondo romanzo finisce laddove il primo iniziava. Non ti sfuggirà, ad esempio, che i capitoli sono contrassegnati da numeri non crescenti, ma decrescenti, da 28 a 1: segno che il racconto corre verso un punto obbligato, di partenza e non di arrivo, che connette in modo inestricabile Circolo chiuso a La banda dei brocchi, invertendone, in qualche modo, la successione cronologica.
Perciò, lettore, se per caso ti capita di leggere questo romanzo, precipitati a procurarti il primo tassello della trilogia dei Trotter, La banda dei brocchi (il terzo è Middle England). Certo, puoi leggere separatamente le due opere, ma se le leggi entrambe, una dopo l’altra, afferrerai meglio l’ intelligenza compositiva da cui scaturiscono. Se invece hai già letto La banda dei brocchi e temi di non ritrovare i personaggi che ti sono più cari, a cominciare da Benjamin, allontana le tue preoccupazioni, anche qui il Trotter senior è presente, anche qui campeggia con i suoi travagliati parti letterari e musicali, la passione senza alternative per Cicely, le folgorazioni mistiche che inclinano più alla forma, al rituale, al credo magico, che ad un autentico spirito religioso. Nella vicenda di questo novello Zeno Cosini, liberato dall’ingombro della psicanalisi, non mancheranno interessanti sviluppi. Ti serva come esca un piccolo accenno alla sua religione…”costumista”. Forse sai già che crede in Dio perché un giorno gli apparve per miracolo un costume negli spogliatoi della scuola ed evitò così la punizione prevista per chi lo dimenticava a casa: restare nudo, esposto al ludibrio di una classe maschile di cui facevano parte machisti e fascisti come Culpepper, una tragedia per un giovane così poco sicuro di sé, così incerto e approssimativo nelle sue prestazioni erotiche, costretto, solo per un esempio, a replicare in un armadio il rapporto sessuale con una sua ex, attribuendone il buon esito all’inconsueta, sia pur claustrofobica… ambientazione. Ma reggerà questa fede ai risultati di una ricerca che il protagonista farà per conto dell’amico Doug Anderton su un poeta contemporaneo? Lettore, ti sento dire: cosa c’entra? Ma Coe è capace di mettere insieme sesso e ricerca filologica, complessi d’inferiorità e poeti contemporanei, umiliazioni da bullismo ante litteram e indagine biografica, miracolose apparizioni ultraterrene e piccole perversioni feticistiche. Questo lo scoprirai da solo.
Ed è un “circolo chiuso” anche il legame che unisce in modo imprevisto le vicende di Paul e Ben, due fratelli solitamente agli antipodi, che vivranno i momenti più intensi dei loro amori difficili, a dir poco problematici, sullo sfondo degli stessi paesaggi del Galles. Ma il circolo delle diverse storie è “chiuso” anche perché si scioglieranno qui molti nodi irrisolti dell'opera precedente, come il giallo della scomparsa di Miriam, che si scoprirà legato in modo imprevedibile a vicende politiche molto più vaste, o il sabotaggio subìto da Steve Richard, uno studente di colore, in occasione dell’esame finale di fisica, con grave pregiudizio per il futuro che sognava. Viene ripreso così il tema del razzismo, che troverà il suo massimo sviluppo in Middle England.
E’ così che questo scrittore ti conquisterà, con la sua profondità unita alla leggerezza, con questa mescolanza postmoderna di generi diversi come il romanzo politico, quello sentimentale, il giallo, con questi intrecci tra il personale e il politico, le responsabilità del singolo e la catena deterministica degli avvenimenti storici, nei quali è particolarmente versato. In questo modo, attraverso personaggi di notevole originalità artistica, nei quali si mescolano tragico e comico, riesce ad illuminare la politica inglese nelle sue varie fasi e lo stesso “homo britannicus” nei suoi aspetti antropologici. Eccezionale è, come sempre, la capacità di sviluppare il racconto attraverso l’uso dei materiali linguistici più vari, le voci diverse di un coro che si compone di molteplici punti di vista, di fatti lasciati e ripresi in una nuova ottica, che ce ne restituisce le diverse sfaccettature e la problematica sostanza. Indimenticabile, in proposito, la lettera mai inviata di Claire alla sorella scomparsa tanti anni prima, che apre il romanzo, e quella di dimissioni inviata da Paul Trotter a Blair, nella quale sembra di assistere al parziale riscatto di un personaggio che può non piacere, ma intriga moltissimo sia Coe che noi, e che, letterariamente, è di indubbio spessore. Leggendo le motivazioni che, come dichiara, avrebbero potuto indurlo a votare contro l’intervento inglese in Iraq contro Saddam Hussein del 2003, sembrerebbe di assistere all’epifania di un grande politico sbocciato all’improvviso: il giovane Trotter invita, infatti, il suo capo politico ad ammettere che Saddam non nasconde alcun arsenale e non è una minaccia per l’Occidente, che l’Onu ne uscirà indebolito, che un intervento militare darà ulteriore forza e motivazioni al fondamentalismo islamico e non servirà ad instaurare la democrazia in quella regione e a farsi amico quel popolo. Avrebbe potuto votare contro, ma non lo fa. Certo, per lealtà di partito, ma anche per altre, meno nobili e alate ragioni, che lo ricondurranno alla sua dimensione consueta. Ma questo lo scoprirai solo leggendo.
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La fine delle illusioni.
Con “Circolo chiuso” Jonathan Coe prosegue l’analisi della società britannica, riprendendola là dove l’aveva lasciata con “La banda dei brocchi”. È infatti attraverso gli stessi protagonisti che l’autore mette in luce tutti i più rilevanti limiti della politica degli anni novanta, fino alla soglia del duemila. Con il personaggio di Paul siamo di fronte all’aspetto deplorevole del parlamentare ambizioso che più che gli ideali persegue un successo personale quanto mai aleatorio. Da posizioni dichiaratamente conservatrici egli non esita ad abbracciare la causa laburista a quel tempo rappresentata da Blair. E su Blair, sul suo impegno nel sostenere la folle guerra in Iraq, Coe scrive pagine di critica che lasciano trapelare la disillusione di gran parte di coloro che l’avevano sostenuto. Dunque l’immagine del personaggio Paul ne esce inevitabilmente compromessa, considerato anche il suo comportamento nella vita privata. La funzione della stampa, la sua influenza sull’opinione pubblica, la sua manipolazione, emergono attraverso il personaggio di Doug, coerente nella sua ambizione. Non mancano critiche all’insorgente mercato globale che va distruggendo importanti realtà ben radicate sul territorio, come nel caso della Rover assorbita dalla tedesca BMW, con il conseguente licenziamento di un numero notevole di persone. Siamo all’inizio di un processo che sfortunatamente ci è ormai ben noto, con il risultato di un appiattimento di ogni individualità in un mondo asservito alla finanza, un mondo che ha alla base una inevitabile mobilità che impedisce ogni sicurezza. “I nostri genitori restavano nello stesso posto di lavoro per quarant’anni. Oggi invece nessuno riesce a star fermo.” Sono le parole di Claire.
Claire e Benjamin , la prima sempre nostalgica d’un amore mai realizzato, e sempre alla ricerca della sorella scomparsa, è anche lei in continuo movimento, nella speranza di raggiungere una tranquillità definitiva; il secondo, Benjamin, le cui qualità di artista incompreso e incompiuto sono le uniche a essere stabili, riesce a distruggere quella aleatoria tranquillità che aveva raggiunto, per inseguire un sogno. E dunque anche l’amore, così importante per ciascuno di questi personaggi, è sempre problematico, troppo spesso basato sull’inganno e sull’egoismo. Il quadro che Coe ci prospetta nel suo romanzo è sicuramente estensibile a qualsiasi altro paese occidentale. A Sophie e Patrick, i giovanissimi eredi di questo mondo, un futuro di probabile precarietà e incertezza. E il cerchio infine si chiude. “E quando la luna piena comparve di nuovo, alta sopra il Reichstag e il Tiegarten, i due ragazzi capirono che era ora di andare via e che il cerchio si era chiuso per l’ultima volta.”
A conferma di ciò che aveva voluto esprimere con il suo romanzo, Coe ne cura la struttura in modo del tutto originale. Dopo un inizio che raccoglie una serie di lettere di Claire alla sorella scomparsa, il libro è suddiviso in due parti, ciascuna delle quali è composta di capitoli, la cui numerazione procede a ritroso, proprio a voler evidenziare l’intenzione di procedere verso la chiusura del cerchio. Un romanzo bellissimo, uno dei migliori di Coe.
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Nuovo millennio e passato irrisolto, quale futuro?
“ Circolo Chiuso “ e’ il sequel di “ La Banda dei Brocchi “ ( ambientato negli anni ‘70 ) e si colloca tra la fine degli anni ‘90 ed il 2003.
Molte cose, in questi due decenni, sono cambiate. Una ondata liberale ha accompagnato l’ ascesa di Tony Blair con una guerra imminente, la possibile invasione dell’ Irak e la destituzione di Saddam Hussein.
Una neo politica economica e sociale annuncia privatizzazioni e redistribuzione della ricchezza, tagli e cassa integrazione, l’ infinita possibilità di scelta sembra tradursi in nessuna scelta mentre l’ intero paese è impegnato in una interminabile conversazione al cellulare anche se non si sa bene con chi.
Riabbracciamo i vecchi protagonisti inoltratisi in percorsi tortuosi, avvicinati da interessi condivisi e semplice famigliarità; Doug è un giornalista e commentatore politico sposato con una ricca ex indossatrice di alta moda, Benjamin è socio di uno studio di commercialisti, il fratello Paul un politico in ascesa, il più giovane parlamentare laburista inglese.
Claire, dopo il fallimento della propria esperienza italiana, ritorna sulle tracce della sorella Miriam scomparsa molti anni prima e riallaccia i rapporti con l’ex marito Philip, giornalista del Birmingham Post a capo di una rubrica modaiola, ed il figlio Patrick.
E poi vecchie conoscenze, Sean Harding, Culpepper, Steve Richards, il fantasma di Cicely, Lois e nuovi volti ( Malvine, Susan, Frankie ) entrati nella cerchia del passato per affrontare esperienze condivise, spezzate o rimosse.
L’ arrivo del nuovo millennio, tra timori informatici e catastrofi presagite, riporta ad una dimensione interiore con la certezza che in fondo tutto è rimasto ancorato a quegli anni e niente è di fatto cambiato.
Certo, il presente è inquietante e distopico ed osserviamo stupefatti ed inorriditi il vecchio Parlamento accostato alla modernità del London Eye, figlio di una noncurante impudenza tra passato e presente, ma c’è anche chi è sopraffatto da un senso di brivido e giustezza adattandosi perfettamente allo spirito dei tempi, in un paese contornato da pornografia soft e stupidi pettegolezzi.
Benjamin e Paul, sono due figli degli anni’ 70 con peculiarità caratteriali a rappresentarne forza e debolezza. L’ uno, sposato e senza prole, è ingrigito nella cara e decadente Birmingham, in attesa di scrivere quel capolavoro letterario che mai pubblicherà ed ha conservato la stessa vecchia cerchia dei sentimenti, l’ altro, pur circondato dalla rete di sicurezza di una comoda cerchia famigliare, continua a vivere come uno scapolo.
Il vero dramma è un paese avviato su una strada culturalmente modesta, accecato da un mercato distruttivo, da una massmedialita’ tanto influente quanto di superficie, le persone avvezze a considerare vero il presunto e la sua rappresentazione, semplici consumatori, anche di politica, senza una distinzione evidente tra estrema destra e sinistra radicale. Eppure questi sono i tempi, bigi come il plumbeo cielo inglese.
Ritorna una vicenda personale interrotta ed oscure microstorie con protagonisti ignari della propria identità. Ed allora una ricostruzione dei fatti è dovuta, ma se gli accadimenti e la loro accidentalità presunta fossero stati altri dove e chi saremmo noi oggi? Riacciuffare il passato per una nuova storia o solo una catarsi con un futuro terribilmente duro?
Una risposta, pur dolorosa, ci sarà, perché la voce della propria coscienza riemergerà dalle ceneri di un destino inafferrabile ed accidentato solo in parte scientemente guidato.
Gli anni ’70 paiono ormai lontani, ma i fatti e la nostra memoria sempre li’ ci riportano, dove tutto ebbe inizio.
E se tragiche vicende politiche segnarono alcune vite per sempre riconsegnandole ad una nuovo presente, un passato funesto comunque continua talvolta a rivivere in attimi ed incubi ricorrenti ( Lois ), c’è chi è giunto alla fine di un viaggio avendo rigettato gli esiti della contemporaneità ( Claire ), nuove e sconcertanti rivelazioni indirizzeranno il proprio futuro ( Malvina ), una scelta d’ amore porterà a rinunce pubbliche definitive ( Paul) ed una protratta crisi d’identità ad una dimensione affettiva mai dimenticata ( Benjamin ).
L’ oggi è una inutile guerra con futuri scenari nefasti ( stragi d’ innocenti, odio e terrorismo ), una serie di cliché veri, l’ inconsistenza della propria vita culturale, il trionfo dell’ apparenza sulla sostanza, ed uno spettacolo che qualcuno, ahimè, guarderà compiaciuto.
Ed allora coltri di nebbia offuscano ogni dove avvolgendoci, come un sipario che si chiude all’ ultimo atto di un dramma interminabile ed ai vecchi, cari protagonisti non resta che guardare, in silenzio, il proprio futuro….
….” Patrick e Sophie che passavano sotto il grande arco della porta di Brandeburgo, mano nella mano; senza desiderare altro dalla vita, per il momento, che la possibilità di ripetere gli errori che avevano commesso i loro genitori, in un mondo che stava ancora cercando di decidere se concedere loro almeno questo lusso…”
Un romanzo a tutto tondo, manifesto di una generazione di quarantenni sospesa tra recalcitrante presente e passato irrisolto, uno dei Coe più apprezzabili per estensione di trama, forma e contenuto, una cruda e realistica rappresentazione storico-sociale degli incubi di una nazione affacciatasi al nuovo millennio, condita da sottile humour britannico e temi già conosciuti ( un destino spesso ineludibile a guidare le nostre vite, tratti intimisti, la ricerca di un senso e di una possibile risposta al mistero dell’ esistere, un eccesso di individualismo, protagonisti sempre in bilico tra nudi sentimenti e cruda realtà ) a mostrarne una indubbia completezza e raggiunta maturità letteraria.