Chocolat
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La pasticceria dei buoni sentimenti
"Chocolat" di Joanne Harris è il primo capitolo della serie omonima e presenta diverse somiglianze con una delle mie ultime letture "Bellezza selvaggia" di Anna-Marie McLemore, in primis per l’appartenenza alla corrente del realismo magico. Ero convinta si trattasse di una trilogia (avevo anche recuperato tutti e tre i volumi in anticipo!) e solo dopo aver letto le prime pagine, mentre curiosavo su Goodreads, ho scoperto che qualche mese fa è stato pubblicato un quarto capitolo. Va da sé che adesso non ho alcuna intenzione di recuperarlo, ma passiamo al primo libro.
Il romanzo è ambientato nella provincia francese, in una cittadina tranquilla e un po’ bigotta; con un incipit che ricorda “Notre Dame de Paris” di Victor Hugo (Monsieur le Curé è praticamente Frollo) da un lato e “La lettera scarlatta” di Nathaniel Hawthorne dall’altro, la placida vita campestre viene smossa dall’arrivo di Vianne Rocher, con la figlioletta Anouk; la donna si dimostra subito un’alternativa non frequentando la chiesa del paese, sfidando anzi l’autorità di padre Reynaud con l’apertura di una peccaminosa pasticceria di fronte all’edificio religioso, proprio nel periodo di digiuno e rinuncia della Quaresima.
Questo libro ha il merito di affrontare dei temi d’attualità -seppur pubblicato nella fine degli anni Novanta- molto sensibili, come la violenza domestica e l’accettazione della perdita. Promuovo lo stile dell’autrice, anche se non particolarmente incisivo, e lo sviluppo della trama nel suo insieme (l’arco narrativo di Vianne, per intenderci). E dopo queste belle parole, passiamo agli aspetti che non mi hanno per nulla convinta.
Innanzitutto la velocità con cui si svolge la storia è spiazzante, specialmente se ci si focalizza sul personaggio di Joséphine che (evito gli spoiler, tranquilli) impara a preparare dolci e pasticcini come una professionista in meno di una settimana. Ho trovato poi fastidiosa l’eccessiva polarizzazione tra personaggi positivi e negativi; soprattutto questi ultimi sono troppo malvagi per essere credibili: la cattiveria portata all’esasperazione non spaventa, fa ridere.
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Un libro dolce
Lansquenet-sous-Tannes, una piccola cittadina di provincia, bigotta e chiusa. Dove solo la chiesa ha potere psicologico e morale nei confronti dei fedeli di cui Reynaud ne è portavoce e contenitore di tutti e segreti degli abitanti.
Un giorno a carnevale arrivaeranno due persone nuove: Vianne e la sua figlioletta Anouk.
Quel giorno sarà fatidico per la cittadina perchè sarà motivo di un dolcissimo cambiamento.
Il cioccolato entrerà nelle loro vite fino a sconvolgerle e a portare una ventata di freschezza.
Non ho mai letto nulla di questa scrittrice ma devo dire che mi è piaciuta molto.
Il suo modo di scrivere è scorrevole e fluido, che rende facile la lettura.
Ho trovato una forte empatia tanto che mi sembrava di sentire i profumi e i sapori del suo dolcissimo negozio.
Per quanto riguarda la storia, è ben strutturata nonostante parta un po lentamente.
Ad ogni modm questo è l'unico difetto perchè c'è un crescendo di fatti che mi hanno portato ad avere sempre più curiosità di addentrarmi nella storia.
Come dice Vianne, la protagonista, "Per queste cose ci vuole tempo" ed è proprio così che bisognerebbe prendere questo libro.
Bisognerebbe avere pazienza di assaporare i fatti, pazienza perchè i personaggi si abituino alla nostra presenza, prendano confidenza ed inizino a raccontarci la loro storia.
Proprio come la pazienza di aspettare il cioccolato che da solido diventa liquido.
Tutta la storia è circondata da questa aurea di dolcezza, paure inconscie, il fascino delle streghe, la sensibilità, la chiesa che vede solo il bene o il male e non le sfumature, la voglia di freschezza e l'amicizia.
Come i rapporti fra le persone che si incontrano quasi fossero legate da un filo invisibile ma che hanno bisogno solo di un pretesto per poter dare via all'amicizia.
La cioccolata è proprio il tramite che mancava loro.
Da alcuni verrà visto così e da altri come il diavolo tentatore, che alla fine riuscirà a conquistare tutti.
A me è piaciuto, l'ho letto con calma, gustandomelo piano piano e nonostante mi abbia lasciato anche un po di amaro in bocca, sono contenta di essermi gustata una cioccolata calda con le meringhe caramellate con Vianne, Anouk, la vecchia Armande, gli zingari e tutti gli altri abitanti di Lansuquenet.
P.s.: dimenticatevi il film, sono due storie completamente diverse.
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un'atmosfera magica a tinte fosche
Molti anni fa ho visto la trasposizione cinematografica di questo romanzo e devo dire che sono stata molto combattuta se leggere il libro o meno. Mi sono decisa solo adesso perché, appunto che sono passati molti anni, del film ne ho un ricordo ormai vago e confuso. Comunque, anche dal poco che mi ricordavo, appena lette le prime pagine mi è subito apparso chiaro che libro e film sono molto diversi, e da una parte ne sono stata contenta: odio leggere libri di cui conosco già a grandi linee la trama. "Chocolat" il romanzo, mi è apparso subito di ambientazione più cupa del film, con un'atmosfera magica a tinte fosche che nel film proprio non mi ricordavo. Inutile dire che è stato amore a prima vista (ops, a prima lettura!). Ho infatti adorato tantissimo l'atmosfera che sprigiona il libro. Joanne Harris ha uno stile narrativo unico, che rapisce, coinvolge; le descrizioni sono poetiche e vivide. E' un romanzo capace di dare forti emozioni. La narrazione in prima persona cambia punto di vista ogni tanto e dalla protagonista Vianne, si sposta al prete Francis Reynaud, una particolarità che ho apprezzato. La storia alterna momenti di felicità, speranza, tristi ricordi e dramma. Affronta tematiche le tematiche difficili dei legami affettivi con persone e animali e fa riflettere sulla vecchiaia, l'accanimento terapeutico e la morte, ma lo fa in maniera talmente lieve, leggera, la narrazione non risulta mai faticosa. E poi, naturalmente, c'è una forte componente culinaria, dove la Harris da sfogo al proprio amore per il cibo e lo fa diventare parte integrante e fondamentale di tutta la storia. Durante la lettura è inevitabile farsi venire l'acquolina in bocca, tra cioccolata calda di tutti i tipi, praline, boeri, eclaires, frutta candita ricoperta, crepes, meringhe, pan di zenzero, pain au chocolat, croissant, marrons glaces, fonduta al cioccolato.... basta, mi fermo qui che mi sta venendo troppa fame!!!!! Sappiate solo che "Chocolat" non è solo un romanzo da leggere, con una storia bellissima che fa divertire e commuovere, ma è un romanzo da gustare (e anche gli amanti dei cibi salati non verranno delusi)!
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Le virtù del cioccolato
Una madre e la figlia arrivano in un piccolo villaggio della provincia francese insieme ad una misteriosa folata di vento.
Vianne, la madre di Anouk avvieranno una cioccolateria davvero speciale.
Mentre il locale comincia a prendere forma nel frattempo vengono narrati i modi di fare e le caratteristiche di una serie di personaggi che ci accompagneranno per tutta la storia.
Questi golosi avventori diventeranno, se così si può dire, la famiglia di Vianne ed Anouk.
Dall’altra parte della piazza però c’è il prete che discrimina le nuove arrivate considerandole senza fede e selvagge.
Vianne e Anouk sono due spiriti liberi, infatti le loro antenate avevano trasmesso a loro la passione per i nuovi posti ed il desiderio di essere sempre alla ricerca di nuovi paesi.
Un giorno il vento che le aveva condotte fino a questo paesino era tornato a riprenderle per portarle in un nuovo posto ancora sconosciuto.
Anouk però non se la sente di ripartire, cosa farà Vianne? Ripartirà oppure resterà in questo paesino?
È un libro che sprigiona il dolce aroma del cioccolato e che fin dalla prime pagine fa ingolosire il lettore il quale si chiede “Chissà quale potrebbe essere il mio cioccolato preferito!”
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Una tazza di cioccolata, please!!
"Siamo arrivate con il vento del carnevale. Un vento tiepido per febbraio, carico degli odori caldi delle frittelle sfrigolanti, delle salsicce e delle cialde friabili e dolci cotte alla piastra proprio sul bordo della strada, con i coriandoli che scivolano simili a nevischio da colletti e polsini e finiscono sui marciapiedi come inutile antidoto contro l'inverno.."
Una donna e una bambina arrivano nel freddo (non solo meteorologicamente parlando) villaggio francese di Lansquenet come una folata di vento di primavera. Vianne, la madre, è affascinante, carismatica, libera; Anouk, la figlia, dolce, fantasiosa e accompagnata sempre dal suo amico invisibile al mondo, Pantoufle: un coniglio dai lunghi baffi che la segue ovunque. Vianne e la piccola prendono posto in una panetteria in disuso, che in poco tempo diventerà La Celeste Praline: un'invitante pasticceria. Il parroco del paese, Francis Reynaud, non vede di buon occhio Vianne, perché è una donna sola che cresce una figlia senza un marito, perché è atea, perchè sa leggere le carte, perché vende dolci e cioccolata proprio nel periodo della quaresima, quando bisognerebbe digiunare. E' una peccatrice che invoglia gli altri abitanti al peccato!
E' così che il parroco, più volte denominato da Vianne "l'uomo nero" cerca di contrastare l'influenza che Vianne ha sugli abitanti del paese, imponendo loro di non frequentare quel luogo di peccato. Sin dalle prime pagine si scorgerà questo "braccio di ferro" tra Vanne, l'anticonformista e il parroco, che la ostacolerà in tutti i modi cercando di cacciarla dal paese.
Ma molti abitanti, frequenteranno comunque La Celeste Praline, animati da un forte desiderio di trasgressione. Tutto il libro è incentrato sui peccati di gola, a cui è lecito abbandonarsi se fa star bene, se rende felici. Il cioccolato è costantemente nominato, descritto in maniera dettagliata, quasi a permettere al lettore di percepire quelle sensazioni, di sentire quei sapori e quei profumi.
Lansquenet è un paesino animato dall'ipocrisia, dal bigottismo. Agli abitanti sembrano sconosciute la fantasia, la novità. Ogni persona è legata al proprio stereotipo e intorno a quello si muove senza mai tradirlo. E' tanto diverso dalla realtà dei nostri piccoli paesi? Chi come me non vive in una grande città può capire bene quel sentimento di asfissia, la voglia di scappare da una realtà che a volte sembra troppo stretta.. che uccide i sogni!!
Vianne però dà forma e colore alla vecchia panetteria trasformandola in un locale accogliente e gioioso in cui impera il cioccolato in tutte le sue varietà, intorno a lei cominciano a ruotare personaggi indimenticabili come la vecchia Armande, coraggiosa e indipendente, l'affascianante zingaro Roux,tutti da scoprire.
Ho trovato questa lettura piacevole e particolarmente stuzzicante. Una semplice tazza di cioccolata viene descritta in maniera così perfetta e dettagliata, da renderla quasi materializzata agli occhi del lettore: sembra di poter sentire quel profumo e di gustare quei sapori. Ho trovato personaggi, trama ed ambientazione tutti parimenti fantastici, al pari delle goloserie tanto sapientemente descritte e presentate.
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squisito, un libro da "leccarsi gli occhi"
Con molto piacere, ho visto il film tratto da questo romanzo. Naturalmente non poteva essere "assolutamente" fedele al libro, tuttavia ha mantenuto lo spirito e la leggerezza di quest ultimo.
Si narra di Vianne Rocher e sua figlia Anouk, e del loro arrivo in un villaggio della Francia. La loro comparsa porta scompiglio nel piccolo bigotto paesino, specialmente quando Vianne apre una cioccolateria proprio durante la Quaresima. Si intrecciano così le vite di madre e figlia con Josephine Muscat, la quale trova la forza di ribellarsi al marito violento e diventa amica e aiutante di Vianne, Armand, padrona di casa che ama fare di testa sua, lo zingaro Roux, che entrerà nel cuore di Vianne. Ovviamente non mancano gli antagonisti: Caroline, figlia di Armand, testarda quanto la madre, ma con un carattere freddo e altero, e Reynaud, il curato del paese, intransigente e severo, troppo preso dalla sua missione di redenzione per accorgersi della sua umana fragilità.
L'intero romanzo è scritto in prima persona, sia da Vianne che dal curato. Si viene così a creare un dualismo che permette di vedere entrambe le prospettive dei due rivali. Le parti di Vianne sono percorse dal vento, che l' ha sospinta per tutta la sua vita, fino ad arrivare a Lansquenet, mentre Reynoud dialoga (ma più che un dialogo è un monologo, in quanto non ottiene mai alcuna risposta), col padre, curato prima di lui.
E' una storia molto briosa, che dura tutta una Quaresima, ma che descrive molto bene l'accoglienza che un piccolo paesino riserva alla novità e alla libertà, soprattutto di pensiero.