Chimere
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Presenza assente
C’è un luogo ricco di parole, pensieri, emozioni, sensazioni, sentimenti che regge e sorregge il peso degli anni, un posto invisibile abitato dal proprio io più profondo, un’ essenza coltivata da sempre, arricchita di esperienze, segreti, ricordi.
E se un giorno pensieri e parole cominciassero a perdersi nella dimenticanza, una nebbia sempre più fitta dentro una fragilità evidente, il respiro confuso dei propri giorni, una dissociazione che sgretola certezze mentre lo sguardo impaurito, preoccupato, indifeso dei propri cari si aggrappa a un reale sfuocato.
Marteen, Il protagonista del romanzo esce, si perde, ritorna, dimentica, guarda ma non vede, sente ma non ascolta, perde progressivamente pensieri e parole, non riconosce i volti, ritorna alla lingua madre, si smarrisce completamente in un caos di voci, immagini, colori, un viaggio nel passato senza presente in una totale mancanza di senso.
Quale inizio, quella sensazione di assenza in piena coscienza, un inspiegabile senso di smarrimento, uno stato d’ animo senza nome che anche gli oggetti più banali sono in grado di suscitare, la perdita del contatto con i movimenti di sempre.
Vera, sua moglie, la donna che ama, l’ unica in grado di comprenderlo e sostenerlo, senza la quale non sa che cosa farebbe, cerca rimedi che possano preservarlo, proteggerlo, aiutarlo.
Nel mentre Marteen si guarda dentro con la paura di attraversare una porta senza sapere che cosa c’è al di là’, guardando delle foto sempre più enigmatiche e impenetrabili, cercando di camminare perché non si sente a casa da nessuna parte, di non stare troppo con se stesso, travolto dai pensieri, accompagnato da un senso di panico trasformato in un malessere onnipresente, qualcosa che lo assale per scomparire improvvisamente.
…Sotto questa vita ne brulica un’ altra in cui tutti i tempi, i nomi e i luoghi si accavallano come ombre e io, in quanto persona, non esisto più...
In mancanza di memoria puoi limitarti a guardare il mondo che ti scorre attraverso senza lasciare traccia, ti senti squarciato dentro, un processo che non puoi fermare perché riguarda te stesso, conversazioni incagliate a metà, parole che sfuggono, voragini aperte di fronte alle quali conviene tacere, la sensazione di parlare con qualcun altro e di qualcun altro….
Chimere ( 1984 ), il romanzo più noto di J. Bernlef, poeta e scrittore olandese, si addentra nel complesso rapporto tra vita, pensieri, parole, memoria, realtà, percezione, temi abituali e cari alla sua poetica. Il dramma della malattia percuote il protagonista quotidianamente, un’ involuzione che gli sottrae la coscienza di se’ e degli altri impoverendolo di pensieri.
Il respiro del romanzo si fa sempre più pressante, un’ angosciosa presenza che si addentra magistralmente e dettagliatamente nell’ involuzione del protagonista, bombardato da immagini e voci incoerenti tra presente e passato, uno stato di percezione caotico, asfissiante, spezzettato, indistinto, di immobilità…
….Quando è giorno e qualcuno dice….sussurra….la voce di una donna e tu ascolti…ascolti con gli occhi chiusi…ascolti solo la sua voce che sussurra…che hanno riparato la finestra… che dove prima era inchiodata quella vecchia porta…ora c’è di nuovo un vetro…vetro oltre il quale si può guardare…guardare fuori…il bosco e la primavera imminente…dice…sussurra…la primavera che sta per cominciare…