Chiara luce del giorno
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La luce dopo la tenebra
"Così adesso siamo rimasti solo io e te, Baba, - mormorò. - Ti sembra vuota, la casa? Se ne sono andati tutti, salvo noi due. Saremo soli d'ora in poi. Ma almeno non dobbiamo preoccuparci di nessuno, di Tara o Raja o Mira-masi. Non dobbiamo preoccuparcene, ora che se ne sono andati. Ce ne staremo per conto nostro, senza nulla di cui preoccuparci. Come se fossimo di nuovo bambini, seduti in veranda ad aspettare papà e mamma, intanto si fa buio e viene l'ora di andare a letto. Sì, sarà proprio come quando eravamo piccoli -. Fece un immenso sbadiglio, strabuzzando gli occhi e con le ossa delle guance che tiravano la pelle già tesa. - Non si stava male, allora, - mugolò scuotendo la testa con aria assonnata, - non è vero? No. Quando eravamo piccoli... Ma non aggiunse altro. Appoggiò la testa in grembo e parve che si fosse addormentata." È una torrida estate a Nuova Deli. Nella vecchia e decadente residenza di famiglia, due sorelle diametralmente opposte frugano tra i ricordi riportando alla luce vecchi episodi, emozioni ancora vibranti, risentimenti mai sopiti. Come se ci trovassimo in un'opera teatrale l'ambientazione resta sempre la stessa a parte un paio di fugaci intermezzi. A cambiare invece è il tempo, vero protagonista del libro, portatore di reminiscenze ora amene, ora spiacevoli, tenue filo che regge i delicati equilibri familiari, capace di infondere al racconto un carattere quasi onirico, complice anche la delicatezza della prosa. Una pesante cappa di calore opprime i personaggi così come il peso del passato grava sulle loro anime. L'abbacinante luce del sole estivo acceca i loro occhi allo stesso modo in cui lo scorrere del tempo confonde la memoria. La sabbia sollevata dal vento confonde il paesaggio nella stessa maniera in cui ruggini indomabili alterano i loro sentimenti. Le zanzare ronzano fastidiose quasi fossero faccende lasciate in sospeso da troppo tempo, che incessantemente chiedono conto alle coscienze. Il romanzo è diviso in quattro parti. Si comincia con il presente, il ritorno di Tara, emigrata negli Stati Uniti dopo aver sposato un diplomatico, nella casa di famiglia dove sono rimasti a vivere la sorella Bim, insegnante nubile, e Baba, il fratello minore disabile. Si passa, nella seconda parte, ai ricordi adolescenziali dei ragazzi ed entra in scena il fratello maggiore Raja.
È il capitolo più complesso e interessante, in cui si delineano i caratteri dei protagonisti, in cui vengono fuori gli episodi più significativi con sullo sfondo spaccati di storia indiana tra i più cruenti dello scorso secolo, con la scissione del Pakistan, i massacri religiosi fino all'assassinio di Ghandi, ma anche piacevoli intermezzi poetici con citazioni che spaziano da Lord Byron ad Alfred Tennyson fino a Sir Muhammad Iqbal e T. S. Eliot. "Chi è il terzo che ti cammina sempre accanto? Quando conto ci siamo soltanto tu e io insieme, Ma quando guardo avanti alla strada bianca C'è sempre un altro che ti cammina accanto Scivolando ravvolto in un mantello bruno, incappucciato Non so se uomo o donna Ma chi è che ti sta all'altro fianco?" La terza parte è quella più delicata, più emotiva, più ricca di tenera sensibilità e viene dedicata all'infanzia, incentrandosi soprattutto sul rapporto di odio-amore tra le due sorelle e sulla figura della Zia Mira, personaggio chiave dell'opera. Nella quarta parte i ricordi abbandonano il campo, ma resta il turbine di emozioni contrastanti da essi scaturito. Tuttavia si torna al presente, qualche nodo viene al pettine e la tenebra che ormai da decenni avvolge i quattro fratelli sembra poter essere rischiarata da una nuova possibile alba pronta a portare la sua chiara luce. "A quel punto rimasero seduti in silenzio, loro tre, perché ormai non c'era più bisogno di parole. Finalmente tutto era stato detto. Non restavano né barriere, né ombre, solo la chiara luce che irradiava dal sole. Ora potevano librarsi in quella luce, vasta come l'oceano, ma chiara, priva di colore, sostanza o forma. Era il più impalpabile e il più pervasivo degli elementi e loro fluttuavano in esso. Avevano trovato il coraggio, dopotutto, di immergervisi e farsi inondare dalla luce, che ora li illuminava interamente, senza lasciar loro neppure un'ombra sotto cui ripararsi".