Chiamami col tuo nome
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Non potrò mai più mangiare una pesca
ATTENZIONE! LA RECENSIONE CONTIENE SPOILER!
"Chiamami col tuo nome" è uno dei romanzi più celebrati degli ultimi anni. Non avevo mai pensato di leggerlo, perché è una storia d'amore e le storie d'amore nude e crude non mi hanno mai interessato. Solo che cercavo una lettura dal sapore di estate e di mare e mi sono detta "Facciamo un tentativo, superiamo il pregiudizio, chissà, magari anche una storia d'amore nuda e cruda può piacermi".
Con il senno di poi, avrei fatto meglio a dedicarmi alla Settimana enigmistica, ma il punto è che mi sbagliavo. "Chiamami col tuo nome" non è una storia d'amore, è la storiella dell'ossessione malata di un diciassettenne per un ragazzo figo più grande. L'amore è un'altra cosa. Questa è solo una roba disgustosa, stupida e senza senso.
Sia chiaro che il problema non è il fatto che ci sia una relazione omosessuale. Dovrebbe essere ovvio, ma meglio specificarlo. La storia tra Elio e Oliver non è assurda perché sono due ragazzi, assolutamente no. Darei lo stesso giudizio se fossero una coppia etero. Non è questo il problema. Il problema è che buona parte del libro consiste nelle turbe sessuali di Elio, accuratamente riportate dalla prima all'ultima. Va bene che ha 17 anni e gli ormoni vanno a mille, ma sfortunatamente non ero interessata a scoprirle.
Il giovane Elio incontra Oliver a pagina 1 e a pagina 2 già vorrebbe saltargli addosso. Da quel momento in poi è un susseguirsi allucinante di fantasie in cui immagina tutto quello che gli farebbe e tutto quello che vorrebbe che Oliver facesse a lui. Poi si intrufola nella sua stanza senza permesso, annusa il suo costume da bagno usato sperando di trovarci peli pubici (è così, giuro), se lo infila, lo sfila e lo rimette al suo posto. Il che implica che Oliver lo indosserà nuovamente senza sapere cosa è successo. Poi si infila nudo nel letto di Oliver, si struscia sulle sue lenzuola, si mette il suo cuscino in mezzo alle gambe. Il che implica che Oliver piazzerà la faccia su quel cuscino senza sapere dove è stato prima. A mio modesto avviso queste sono molestie, anche di una certa gravità, ma no, a quanto pare è una storia romantica. Capite perché a un certo punto ero disgustata?
Dopo aver letto queste pagine meravigliose, non avrei potuto trovare romantiche e piacevoli le successive neanche se fossero uscite dalla penna di Shakespeare e decisamente non è così. Il seguito, infatti, è solo un susseguirsi di turbe mentali, fantasie erotiche, descrizioni inutilmente volgari di rapporti sessuali (non riuscirò mai più mangiare una pesca, ma era davvero necessario? Qui dovete immaginare l’emoticon del facepalm. Ci sta a pennello). Il culmine del disgusto, però, deve ancora arrivare e ci attende quando Elio chiede a Oliver di non tirare lo sciacquone dopo essere andato in bagno perché... perché aveva perso il numero dello psichiatra, suppongo, e quindi non ha potuto fare altro che abbandonarsi alle fantasie che lo turbano e, ahimè, "ci" turbano per 272 pagine.
Non voglio dare l'impressione di giudicare le fantasie sessuali altrui. Finché si è consenzienti, va bene tutto (anche se Oliver non era certo consenziente quando Elio si mette il suo cuscino tra le gambe). Ma leggere questa roba non fa per me. È un romanzetto erotico di bassa categoria, noiosissimo, scritto male, pieno di banalità e scene a metà fra il trash, il disgusto e il ridicolo. Se siete interessati a scoprire perché Oliver non deve tirare lo sciacquone leggetelo pure, altrimenti c'è la Settimana enigmistica.
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La crescita di Elio
Chiamami con il tuo nome è un libro di crescita. Di crescita e di autodeterminazione.
Il libro è a tratti molto lento, così come lo erano le calde e afose giornate estive negli anni 80.
Chi di voi le ha vissute, se le ricorderà benissimo: le comunicazioni seguivano un flusso più cadenzato, l’accesso alle informazioni era più complesso di quanto non avvenga oggi.
E in questa lentezza, in questo susseguirsi di giornate sempre uguali che Elio cresce, si manifesta e diventa adulto e non sarà mai più la stessa persona.
In questa fase di passaggio ci sono tutte le insicurezze, la confusione e la sfrontatezza di un adolescente.
Oliver sarà la chiave di volta. Ma mentre quest’ultimo si farà “riassorbire” dalle convenzioni sociali - ma è poi possibile? - Elio, invece, continuerà in modo coerente con il proprio essere e la propria essenza. Forse anche grazie al rapporto con il padre, defilato ma sempre presente durante tutta la narrazione e che, nel discorso finale che avrà con il figlio, riesce ad infondere sicurezza, forza e senso di libertà.
Attenzione però. Non è un libro di lotta. Non è un manifesto. Ma un libro di amore e passione che va al di là delle convenzioni sociali: sull’amore che è - e non potrebbe essere altrimenti - universale.
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Il tempo è sempre in prestito
"Chiamami con il tuo nome" non è, almeno per me, un libro facile da recensire. Ho letto vari commenti, questo è un libro che divide, c'è chi l'ha trovato di una noia mortale e chi l'ha trovato poesia pura.
Elio è un diciassettenne molto colto e amante della musica, grazie anche al padre, un noto professore universitario, e proprio l'attività del padre porta ogni anno alla loro villa al mare un ragazzo americano che soggiornerà con loro per ben 6 settimane.
Ogni anno Elio deve rinunciare alla sua camera per cederla all'altro, ma questo è un anno particolare perché l'arrivo di Oliver scatenerà in lui una reazione che non si era aspettato.
Aciman con uno stile molto elegante, anche se a volte questa eleganza è interrotta con dei termini che non ti aspetteresti, parla dell'omosessualità e di come la passione può scoccare per la prima volta.
Non sono fra gli amanti totalizzanti del libro, la storia l'ho trovata coinvolgente all'inizio ma lungo il percorso l'alchimia che si era creata è andata un pò scemando. Non posso neanche essere fra quelli che odiano il libro, anche perché lo stile dell'autore è il valore aggiunto, è quello che ti fa scorrere le pagine.
L'autore crea un romanzo di formazione, intriso di cultura, malintesi, gelosie, insicurezze e nuove scoperte. Ho apprezzato molto la figura del padre.
In conclusione questo è un libro che non consiglio a tutti, qui si assapora la lentezza e le paturnie di un adolescente.
"Ma avevo colto l'avvertimento e, come una giuria che ha ascoltato una deposizione inammissibile prima che sia cancellata dal verbale, all'improvviso mi resi conto che eravamo in un tempo preso in prestito, che il tempo è sempre in prestito e che la banca che ce l'ha concesso viene a riscuotere la rata proprio quando siamo meno preparati a pagare e, anzi, ce ne servirebbe dell'altro".
Buona lettura!
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un segno indelebile che mai andrà via da me
“Chiamami Col Tuo Nome” è uno dei libri più di successo dello scrittore statunitense Andrè Aciman. Il romanzo (di formazione) fu pubblicato per la prima volta nel duemilasette dalla casa editrice Guanda negli USA, mentre in Italia nel 2008.
La vicenda si svolge principalmente nella Riviera ligure degli anni ottanta, in cui l’appena diciassettenne Elio conoscerà una persona che segnerà per sempre la sua vita: si tratta di Oliver, “l’ospite dell’estate”, uno dei tanti neolaureati che si recano presso la villa del Professor P., nonché padre del protagonista, per terminare al meglio le loro tesi di post dottorato e all’occorrenza collaborano con quest’ultimo nell’ambito letterario e archeologico che molto lo coinvolgono.
Elio non fu mai entusiasta delle visite estive che vincolavano, anche se di poco, le sue estati, ma sin dal primo momento in cui vide Oliver, in lui nacque qualcosa di forte e di nuovo che lo colse alla sprovvista toccando la sua ingenuità; ma soprattutto di grande importanza fu l’ammirazione nei confronti di un ragazzo affascinante: “camicia svolazzante aperta sul davanti, occhiali da sole, cappello di paglia, pelle ovunque”. Lui è Oliver, ventiquattro anni, ebreo di New York, una “muvi star” come direbbero la madre e Mafalda, la governante dell’antica villa in cui vivono. Elio, invece, è un ragazzo maturo per la sua età, decisamente molto più colto, sensibile e riflessivo rispetto ai suoi coetanei e trascorre l’estate trascrivendo musica e leggendo.
I due passano le vacanze estive nel giardino della villa, il “paradiso” del giovane ospite. Oliver sta ore e ore a leggere e scrivere sul suo amato Eraclito tra un bagno e l’altro in piscina, mentre Elio si dedica a pieno alla musica. Proprio in queste circostanze tra loro nascono situazioni di rigidità provocate da sguardi di gelo da parte dell’apprendista Oliver che generano un reciproco allontanamento.
La situazione di distacco rimane statica e invariata per diverse settimane se non “troppe”, finché un giorno dopo una passeggiata in biciclette in paese a “B”, Elio decise di portare Oliver sulla “collina di Monet” (così chiamata perché raffigurata in uno dei quadri dell’artista), il suo luogo in assoluto preferito, dove sostiene di aver letto centinaia di libri.
Esattamente qui tra i due nasce qualcosa, che entrambi, ma soprattutto il più adulto, cercheranno di non far innescare, tanto che in alcuni episodi fanno da padrone emozioni spesso contraddittorie.
I loro più veri sentimenti verranno a galla solo quando Oliver deciderà di recarsi a Roma per un evento di editoria al quale deciderà di prender parte anche Elio. La capitale rappresenterà per i due una tappa in entrambi i sensi di grande importanza e conoscenza di sé stessi, lontani da qualunque influenza umana che li introdurrà in una dimensione quasi metafisica che sfugge al tempo, un fatto psichico assolutamente misurabile in qualità e non in quantità, unico rimedio alla memoria.
Questo concetto, fortemente proustiano, fa emergere la profonda conoscenza che Aciman ha dello stesso scrittore così come del filosofo Eraclito, di cui parla largamente in merito agli studi del ragazzo, attraverso il quale si evince dello scetticismo nei confronti delle cose superficiali e la conseguente ricerca della natura, anch’essa punto cardine del romanzo, e fortemente messa in risalto dal film tratto dal libro (Call me by your name, 2017, Luca Guadagnino) di straordinario fascino.
La narrazione si conclude con un dialogo tra padre e figlio molto emozionante e d’insegnamento, che di certo potrebbe essere un punto di partenza per i giovani ragazzi che affrontano per la prima volta tematiche introspettive e di riflessione come accade per il giovane protagonista, che sul finire si trova proiettato molti anni dopo la conoscenza di Oliver.
Anche a distanza di anni, tra i due resta immutata la vivezza del sentimento che suscita in entrambi profondi coinvolgimenti morali.
La vicenda, che si svolge nell’arco di quasi due mesi, è largamente caratterizzata dalla presenza di una dettagliata descrizione della psiche dei personaggi, soprattutto quello di Elio che narra in prima persona la sua tortuosa analisi interiore, dal sottile ragionamento filosofico, affrontando il delicato tema dell’approccio con la sua sessualità e la conseguente prima relazione con una persona che per lui diviene un fondamentale punto di riferimento per la sua crescita personale.
Ciò che resta di questo bellissimo libro è una storia basata su uno struggente legame tra due (non troppo) giovani, che sfiora i temi dell’amore profondo, dell’ammirazione, del legame con la famiglia, con la propria terra e con la natura, tanto da sfociare in un forte desiderio di completarsi con il corpo in una straordinaria fusione di due anime che porteranno Oliver a chiamare Elio con il proprio nome “chiamami col tuo nome e io ti chiamerò con il mio”.
Una promessa che anche a distanza di decenni non verrà dimenticata.
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“20 anni sono ieri, e ieri è stamattina presto, e
Durante un’estate degli anni 80 due persone si incontrano, si conoscono e in un gioco di attrazione e repulsione si innamorano, di un amore completo e complesso. Un amore che il lettore conosce dai pensieri di Elio, un ragazzo che si confronta con emozione “nuove” con le quali non riesce sempre a venire a patti e a gestire.
Ammira, ama, adora Oliver: il giovane studioso che la famiglia di Elio, come tutti gli anni, ha scelto di aiutare e seguire nella pubblicazione della sua prima opera.
Il libro è divisivo in 4 parti, ognuna focalizzata su momenti diversi della crescente storia tra Oliver ed Elio:
Nella prima parte ci avviciniamo alla figura di Oliver, quasi idealizzata, tramite le parole di Elio che lo osserva, ne analizza i movimenti, e i piccoli gesti che ne caratterizzano la personalità.
Una seconda parte in cui parallelamente il sentimento di Elio cresce, ma nella frustrazione per questo sentimento non ben definito e non “ricambiato”, si ha l’avvicinamento di Elio ad una ragazza per tentare di allontanare da se stesso l’ombra di Oliver.
Una terza parte che si potrebbe definire idilliaca in cui Elio e Oliver vivono i loro sentimenti ed arrivano ad un’intimità tale da sfociare nella simbiosi.
Ed un'ultima parte in cui assistiamo alla “fine del sogno” in cui Oliver deve ritornare in America alla propria vita, lasciando dietro Elio che non sa come affrontare questa perdita.
Chiamami col tuo nome non è altro che la storia del
conoscersi e dello scoprirsi che porta piano piano due anime ad unirsi. È una storia allo stesso tempo molto triste in cui un amore nasce e cresce ma con una “data di scadenza”, che non è ben voluta.
Il tempo è abbastanza per legarsi indissolubilmente ma non per vivere al massimo l’amore condiviso che i due protagonisti si porteranno dietro per tutta la vita. A volte come un vago ricordo, quasi un’evanescente sensazione, altre volte come un peso per ciò che si è lasciato nel passato.
Alla fine 20 anni non sono niente, non cambiano niente, il tempo non cambia ciò che è realmente condiviso.
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Perchè era lui, perchè ero io
!! ATTENZIONE CONTIENE SPOILER !!
Ho letto molte recensioni in cui questo libro viene definito "una grande storia d'amore". Sicuramente vero, ma la parola "amore" non compare praticamente mai, e io non la definirei così. Non una storia "d'amore" ma di ricerca di sé stessi attraverso l'altro, di appartenenza totale, di fuoco che brucia per anni.
E' la storia di Elio, diciassettenne ebreo che ogni anno passa l'estate nella grande villa di famiglia in Riviera. Il padre è uno stimato professore e la casa è quotidianamente frequentata da intellettuali, artisti, giornalisti e studiosi. Ogni estate la famiglia di Elio seleziona un candidato, uno studioso in procinto di pubblicare un libro, una tesi, un saggio, e lo ospita per quasi due mesi durante i quali il ragazzo può lavorare sui suoi studi.
L'estate che cambia per sempre la vita di Elio il prescelto è Oliver. Americano, biondo, apparentemente perfetto, sicuro di sé, stile da "muvistar". Da subito Elio ne è attratto, sempre più visceralmente.
"Chissà, forse è iniziato tutto in quel preciso istante [...] L'ospite dell'estate. L'ennesima scocciatura."
Il libro, suddiviso in 4 parti, comincia con "Se non dopo, quando?". In questa prima parte Elio si sente attratto da Oliver, da subito, anche se non capisce fino in fondo la portata del suo interesse. Analizza questo nuovo arrivato, si ritrova a desiderare di piacergli, a costruire un personaggio per dimostrarsi alla sua altezza.
"Il tuffo al cuore che provavo nel vederlo quando non me lo aspettavo, mi terrorizzava e mi eccitava al tempo stesso."
Elio si sente sempre più sventurato, vittima di qualcosa che non conosce, di una forza che lo spinge verso chi lo tratta con indifferenza e freddezza, perché questo fa Oliver: lancia sguardi di ghiaccio, sparisce per ore intere senza dire dov'è e con chi. E Elio ne soffre, combattuto tra il desiderio e la voglia di sfuggirgli.
"Odiavo me stesso perché mi sentivo così sventurato, completamente invisibile, afflitto, immaturo."
La seconda parte, "La collina di Monet" si concentra su un luogo speciale. Non solo "la collina di Monet" - ovvero una collina cara a Elio in cui le cose tra lui e Oliver finalmente si sbloccano, sbocciano, vengono a galla - ma soprattutto il luogo dell'anima che Elio scopre grazie a Oliver.
Elio, a corto di speranze e con le idee sempre più confuse, si rivela a Oliver: "Non mi era rimasta più nemmeno una speranza. E forse ricambiai il suo sguardo perché ormai non avevo nulla da perdere. Lo guardai con uno sguardo saccente che diceva 'Baciami se hai coraggio', come se volessi sfidarlo e fuggire via allo stesso tempo.
E sulla "collina di Monet" i due giovani si baciano, goffi, consci che da quel bacio, dal legame che stavano instaurando, non ci sarebbe più stato scampo. Titubanti, perché nessuno dei due riesce ad ammettere le cose a voce alta.
Ma non è più attrazione, è voglia di entrate nella pelle dell'altro, di essere l'altro. Lottando contro le proprie insicurezze e vergogne, andando sempre più a fondo nella conoscenza di sé stesso.
"Voglio conoscerti e, attraverso te, voglio conoscere me stesso".
E' questo che succede quando i due stanno finalmente insieme, quando Elio capisce per la prima volta chi è. "[...] era come tornare a casa, come chiedersi: Dove sono stato finora?".
"Lui era il passaggio segreto che mi conduceva a me stesso".
Sul finire di questa parte, per la prima - e mi pare unica - volta Elio fa riferimento a Oliver come "amante". ma il sentimento è totalizzante, è un chiodo che lo tiene insieme, è lo specchio di sé stesso in un altro uomo. E' chiamare Oliver con il proprio nome, Elio, e riconoscersi perfettamente in lui.
La terza parte, "La sindrome di San Clemente", è dedicata al viaggio di Elio e Oliver a Roma. Un paio di giorni da soli nella città eterna, lontani dalla "vita reale", immersi in persone che invidiano la felicità che i due non riescono a nascondere. Perché Elio e Oliver abbandonano tutti i sotterfugi, la vergogna, i dubbi. Vogliono solo stare insieme, amarsi, baciarsi tra le ombre delle vie di Roma, dimenticarsi che ormai il loro tempo è agli sgoccioli, che ne hanno sprecato tanto ignorandosi e cercando di ignorare il sentimento che cresceva tra i due.
Elio viene a patti con sé stesso, con la potenza del legame che ha con Oliver, che forse non troverà mai più con nessun altro. "Chi altro sarei mai riuscito a chiamare col mio nome?".
"I luoghi dello spirito", quarta e ultima parte, riporta Elio alla vita di tutti i giorni, soprattutto alla vita senza Oliver, tornato in America al termine del suo soggiorno in Riviera. Perché le favole non durano, perché la vita vince sempre. Il dolore della perdita è acuto e profondo, e accompagnerà per sempre Elio.
Elio che cresce, con Oliver sempre presente: a volte agli angoli della sua testa, a volte in carne ed ossa tornato a casa dei suoi genitori per una visita. Oliver che si sposa, che ha dei figli; Elio che divide la sua vita in "prima di Oliver/dopo di Oliver", pur incasellando altri amori, altri insostituibili.
Gli anni passano, ne passano venti, tutto cambia, ma niente cambia davvero:
"Vent'anni sono ieri, e ieri è stamattina presto, e stamattina sembra lontana anni luce."
Il sentimento di appartenenza, la fiamma, è ancora lì, e brucia come e più di prima. Solo in una "vita parallela", che non può essere vissuta, ma c'è, gelosamente custodita negli angoli di privata felicità.
"Avevamo trovato le stelle, tu e io. E questo capita una volta sola nella vita."
Con una scrittura semplice e disarmante André Aciman alterna paragrafi di estrema dolcezza a descrizioni crude e quasi brutali. Il ritmo, seppur morbido e languido, srotola la storia in modo fluido che accompagna la lettura in modo naturale. A mio parere Aciman ha saputo indagare nel profondo i sentimenti tormentati di un'adolescente che scopre sé stesso, il proprio corpo e il proprio cuore con uno stile veramente degno di nota.
Il racconto non è cronologico, ma viaggia sull'onda delle sensazioni, dei ricordi, dei momenti chiave di un rapporto che è prima di tutto scoperta e poi appartenenza, pur dando gran concretezza ad ogni cosa grazie a particolari semplici e puntuali: la pesca, il costume, la camicia... tutti rimandi a sensazioni totalizzanti.
L'ho trovato un libro bellissimo, sicuramente non per tutti, viscerale, "nudo". Perfetto connubio tra carne e spirito. Qualcosa che va oltre l'amore, oltre il tempo.
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Ma come si fa?
Come si fa a giudicare questo libro un capolavoro? Ho letto molte recensioni positive che non condivido affatto. Questo libro non ha nulla di romantico, si parla di una attrazione fisica, di una infatuazione adolescenziale che si consuma nello spazio di una estate, attrazione che non impedisce a nessuno dei due protagonisti di avere una storia parallela, di sesso o addirittura storia di un progetto matrimoniale. L'attrazione è epidermica, superficiale, basata sulla fisicità o tutt'al più atteggiamenti o modi di fare che stregano, ma non un minimo accenno di profondità... Ma cosa sanno l'uno dell'altro questi protagonisti, su cosa si basa questo presunto amore eterno? Sul nulla, brevi conversazioni e poi solo sesso, descrizioni e linguaggio a volte anche troppo dirette, ma che non suscitano alcun tipo di emozione. Uno stile si scorrevole, ma prolisso. La prima metà del libro è come se fosse sempre lo stesso capitolo scritto per 150 pagine... L'ho portato a termine solo per capire dove volesse andare a parare, ma non mi è rimasto nulla, se non la considerazione delle vite parallele che si vivono invece di quella che veramente si desidera... Ma il tema non è certo nuovo e sopratutto è stato trattato molto ma molto meglio. Melenso, noioso, per nulla originale. Un altro di quei libri che ti fa solo perdere tempo...
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Io ti chiamerò col mio
Chiamami col tuo nome di André Aciman è la fenomenologia del rapporto omoerotico tra Elio, diciassettenne figlio di un professore che nel periodo estivo ospita studenti nella propria villa in riviera ligure, e Oliver, ventiquattrenne americano che fin da subito colpisce le attenzioni dell’adolescente.
La prima parte (intitolata “Se non dopo, quando?”) è dedicata a pensieri, emozioni e scoperte che portano Elio a realizzare di essersi innamorato di Oliver (“La risposta… mi colpì dritto in faccia come uno di quei pupazzi a molla dal sorrisetto malefico che schizzano fuori dalla scatola appena la apri. «Dopo.»”).
La seconda parte (“La collina di Monet”) analizza l’esplosione della passione tra riti estivi, passeggiate (“Qui… ci veniva Monet a dipingere”), dialoghi, letture e nuotate. Il sentimento si carica delle tinte forti della gelosia, del feticismo, dell’identità fusionale tra gli innamorati (“Chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio”).
Nella terza parte (“La sindrome di San Clemente”) Elio e Oliver vivono gli ultimi giorni della passione e della vacanza estiva a Roma (“Il sogno era esatto, era come tornare a casa, come chiedersi: Dove sono stato finora?”). I giorni a loro disposizione stanno per terminare…
La quarta parte (“I luoghi dello spirito”) narra il resto della vita dei due ragazzi: alcune occasioni per ritrovarsi, il significato dell’esperienza vissuta in gioventù, il valore dei ricordi (“Svolazzina. E riconobbi anche il costume da bagno. Rosso”)…
Giudizio finale: analitico, generalmente struggente ed elegiaco, in alcuni punti esplicito e rovente.
Bruno Elpis
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una noia mortale
Un lunghissimo, noioso filosofico trip mentale su una relazione estiva. Non riesco a definire in altro modo questo libro. È un continuo vorrei ma non vorrei e così o forse cosá ma alla fine non c'è consistenza. L'idea di base è bellissima: la scoperta della propria omosessualità da parte di un ragazzo e l'accettazione di essa che si concretizza nel rapporto che nasce tra il protagonista e il ragazzo americano che passa un'estate a casa della sua famiglia. Ma a parte l'idea di partenza questo romanzo non ha niente di niente. Credo che volesse essere una sorta di inno all'amore eterno, quello che dura oltre il tempo e gli eventi ma sinceramente trovo che il risultato finale sia un concentrato di latte alle ginocchia infinito e non per il tema affrontato ma per il modo in cui viene affrontato. Spesso, si ha l'impressione che l'autore non sappia nemmeno di cosa sta parlando.
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Dopo, forse
Libro delicatissimo incentrato sulla scoperta della proprio omosessualità da parte di un ragazzino. Il libro è pieno di desideri contorti e segreti; paura e desiderio fanno a gara per confondersi l'uno con l'altro. E' una storia di anime senza riposo che alla fine si ritrovano comunque sole, e odiano stare sole. C'è grande intimità in questo modo di raccontare emozioni così private. C'è grande serenità nel modo in cui questi due ragazzi, e poi uomini, vivono quello che provano, senza scappare da se stessi. C'è grande sentimento, completo, pieno, che si esprime in una frase: "Lui è me più di me stesso".