Certi sconfinamenti
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Vite sospese
Belfast,1975, un paese dilaniato da una guerra intestina, una terra contesa da cattolici repubblicani e protestanti lealisti, l’ esercito inglese schierato, gli elicotteri che sorvolano le case come in un’ invasione aliena, bombe per strada, nei luoghi pubblici, ovunque, amici e nemici vicini di casa, perquisizioni, attentati, rivendicazioni, una vita costruita su ansia e precarietà.
Dentro un simile inferno un amore pericoloso, controverso, impossibile, lei, Cushla, giovane insegnate cattolica con una madre devastata dall’ alcool di cui dovrebbe prendersi cura, lui, Michael, avvocato protestante che si batte per i diritti civili, un pub come luogo di incontro, tra volti famigliari e sguardi intimidatori, un senso di appartenenza in un oceano di dissolvenza.
Il romanzo d’ esordio di Louise Kennedy si sviluppa nel cuore dell’ Irlanda del Nord, ed è come trovarsi dentro un bollettino di guerra.
In una vita che va vissuta e di fronte alla quale non ci si può arrendere, Cushla è una giovane donna reduce da un passato di sofferenza, con la paura di amare, il futuro un’ incognita, una classe di bambini da educare, un allievo speciale da preservare, una famiglia da soccorrere, una madre complicata da assecondare, un fratello da aiutare nella gestione del pub.
Come tollerare chi continua a odiarci, cosa essere quando non ci si ama abbastanza e non si è certi di niente, si respira costantemente morte e violenza, come confortare e proteggere chi non ha scelto di essere solo, è diverso, emarginato, deriso, vite sospese, certezze svanite, tenui speranze, la paura come compagna, ovunque l’ odore del sangue.
Oggi Cushla respira un senso di emarginazione, si è allontanata, trattata come una turista, lei che al liceo era circondata da ragazze cattoliche, l’ unica a vivere al di fuori di Belfast.
Michael e’ entrato nella sua vita quasi per caso, una sera al pub, quando lei si trovava in una sorta di stasi, depressa dopo la morte del padre. È un uomo sposato, forte, affascinante, brillante, con un debole per il gentil sesso e soprattutto protestante, Cushla è troppo giovane, poco sofisticata, troppo cattolica.
Sognandosi altrove, trascinati dalla forza e dall’ incoscienza di una passione incontrollata, il proprio senso di appartenenza scompare, ci si rafforza l’ uno nell’ altro, una comunanza di sentimenti e un senso condiviso di giustizia sociale, una coppia di fatto, ma rimane una distanza incolmabile rafforzata dalle circostanze, dalla lotta armata, da una diversità inconciliabile, da una doppia vita che concede solo attimi di intimità, da un amico-nemico imbrattato di odio e di amore negato, da un destino contrario.
È allora che tutto può svanire in una scia di dolore, rabbia, desolazione, indirizzando vite altrove, spezzandone altre, ma un giorno, al cospetto di una statua in resina su un piedistallo gessoso, un busto che esprime intimità e accuratezza, riemergerà una storia da poter condividere con qualcuno che si è accudito, difeso, preservato, probabilmente tradito, cresciuto altrove e fattosi uomo.
Forse, in tutto questo, vi è una dose di un destino che poteva essere altro se solo
….” Davy si fosse ricordato di mettersi la giacca, se Séamie fosse rimasto disoccupato per un altro mese e non si fosse trovato in una strada buia con qualche pinta di birra nella vescica, se Michael non avesse varcato la soglia del pub in una tranquilla serata di febbraio con la sua camicia bianca, se Betty avesse convinto Tommy a rimanere a scuola”…
ma c’ è anche un senso di colpa per quello che la propria presenza ha determinato.
L’ esordio letterario di Louise Kennedy è un’ opera stratificata e ben scritta, scorrevole, grazie a una prosa lucida e a una certa chiarezza espositiva, che sa addentrarsi in un quotidiano gravoso grazie a una trama credibile immersa in una tensione difficile da definire e da rappresentare.
Il principale merito dell’ autrice è proprio questo, la capacità di inserire una vicenda privata e dai contorni tragico-sentimentali nel cuore della storia, una lotta intestina inconcepibile che continua indifferente a restituire cadaveri, seminando terrore e morte.