Cercami
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La difficolta’ di un senso semplificato
Quattro capitoli di una trama condivisa, un percorso psicologico e affettivo che pare irrimediabilmente dissolto ma non irrecuperabile.
Intrecci casuali, rimpianti, desideri, ritorni, nel mezzo una buona fetta di vita vissuta, sovente altrove, esenti dai propri desideri, momenti rubati alla giovinezza, la precisa volontà di scavare nel passato.
Un puzzle della memoria che pare azzerare ogni distanza, almeno nelle prime due parti, accomunate da un incontro, dal breve corteggiamento e dall’inizio di una relazione amorosa duratura o destinata a finire, tuttora ancorati ad un amore che fu.
L’oggi risponde alla magia di una nuova conoscenza, all’ impossibilità di avere chi si desidera, con l’eco di chi sostituisce qualcuno che si è perso, retaggio della propria adolescenza.
Ecco l’ incontro casuale su un treno tra un anziano professore universitario ( Samuel ) e una giovane fotografa ( Miranda ) che potrebbe esserne la figlia, con il sospetto che si invecchi e non si maturi, disillusi dalla speranza di ciò che sarebbe potuto accadere ma non è mai accaduto, perdendo di vista la direzione, ancora inchiodati all’ inizio.
Due anime alla deriva, così similari e complementari, perse l’una nell’altra, che hanno vissuto ben poco amore vero e intimità, lei bella e irraggiungibile , lui affranto dalla vita, un figlio pianista da raggiungere.
Emerge il tormento di un passato irrisolto, di anni di attesa, di un presente e di un futuro impossibili, c’è un trasporto amoroso che pare dissolversi, un fortissimo desiderio di ricominciare dopo una sosta durata decenni. Il vissuto preludio a questo momento di casualità, un’ attrazione inconsapevole, la vita in funzione del momento e di giorni che avranno un senso, sospinti dal coraggio di amare, accolti e rigenerati dall’altro.
C’è un’altra porzione di storia, un anziano avvocato e un giovane pianista ( Elio ), la musica contorno ed essenza, pochi segreti dopo solo quattro ore condivise, momenti di felice e raggiante intimità che sembrano riportare la vita a riprendere il proprio corso, dimenticando l’ infanzia e l’adolescenza trascorse in una antica dimora.
Un dialogo protratto con il ragazzino che ancora si ha dentro, cercando di cancellare una differenza inconciliabile, un destino che stuzzica in uno strano modo con schemi che sono rimandi a un significato residuo tutto da decifrare. Un padre, un altro padre, il pianoforte, un giovane uguale al proprio figlio ma diverso, un filo conduttore ebraico che corre in entrambi.
Poi un’ altra immagine, un uomo di quarantaquattro anni ( Oliver ) da molto tempo lontano, che si è costruito una famiglia e che oggi si accorge di come tutto è svanito, l’ indomabile fuoco, le risate, l’ entusiasmo per una vita ferma da vent’ anni dentro un legame apparentemente dissolto.
Attorno a se’, da sempre, una musica che non è altro che il suono dei propri rimpianti, trascurato o ingannato da una vita svuotata di senso.
È in questo momento che nasce l’ idea di un legame protratto, immutato, al di fuori dello spazio e del tempo, conservando un angolo di mondo in cui ripensare alla proprie vita, una vicendevole dimensione che non prevede la separazione in attesa del momento in cui cercarsi.
Un romanzo intenso, sovente eccessivo e ossessivamente ripetitivo, una ricerca psicologica e relazionale in un universo umano diviso tra destino e desiderio, un intreccio di trame e personaggi, tra passato e presente, con un doppio filo conduttore, la musica e l’amore, scavando in un percorso a metà’ tra radici famigliari e relazioni multiformi per raggiungere il completamento del cerchio, un senso semplificato, quella lontananza azzerata da un semplice gesto, la ricerca dell’altro.
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Davvero, quando è stata l’ultima volta?
Chi è questo Samuel? Certo, il padre di Elio. Mi sembra diverso da come lo ricordavo, e questo mi spiazza.
I dialoghi mi appaiono troppo forzati e costruiti. Le situazioni banali e infantili e il racconto non arricchisce nulla.
Ho delle aspettative altissime di cui devo liberarmi prima di proseguire nella lettura, mi dico.
A che punto siamo?
Sono passati 20 anni.
Samuel e’ in treno da Firenze a Roma dove Elio vive e fa il pianista, ed è in procinto di trasferirsi a Parigi.
In treno incontra e conosce Miranda: è da qui che iniziamo a rivivere Elio e Oliver, si riaffaccia la nostalgia di quell'estate di tanti anni prima in Riviera.
“E a quel punto disse una cosa che mi fece capire quanto fosse più coraggiosa di me, e allora il cuore prese a battermi all'impazzata perché non me lo aspettavo, non me lo dimenticherò mai.
Allora, come ci organizziamo? mi chiese.
Nessuno mi aveva mai rivolto parole così esplicite, quasi brutali.”
Ogni capitolo ci fa viaggiare in un luogo diverso: Roma, New York, Parigi, Alessandria.
A Parigi Elio farà un incontro importante.
E Oliver? E’ a New York che lo ritroviamo, docente universitario, sposato, due figli. Sembra felice, sereno, e pensa che “siamo sempre gli stessi, non ci siamo allontanati. Siamo sempre gli stessi, non ci siamo persi.”
Ritorna quella musica, la sua musica, suonata per lui al piano, “ è Bach come l’ho trascritto io”, quella melodia struggente e familiare rievoca ricordi sopiti ma mai dimenticati.
E mentre mi perdo nella lettura, nel ricordo del precedente romanzo letto qualche anno fa e che forse pensavo di ritrovare in questo, mentre cerco di razionalizzare la delusione che sento crescere accompagnata da un po’ di rabbia, Aciman finalmente ritorna. Riconosco la poesia e il non detto, la musica e le distanze.
Ed anche se come allora non tutte le scelte mi rendono felice, mi sento nuovamente partecipe di una storia che era mancata, come se avessi perso le tracce di persone che sentivo vicine e che osservavo non vista. E che ho finalmente ritrovato. Perché le storie non possono restare in sospeso per sempre. Neanche quelle narrate nei libri.
“Non sono forse questi i due scenari peggiori? Da un lato ciò che sarebbe potuto accadere ma non è mai accaduto, dall'altro ciò che potrebbe ancora accadere anche se non nutriamo più speranze.”
Buone prossime letture
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Cercami col tuo nome
Mentre Samuel – padre di Elio - vive una storia d’amore con la giovane Miranda - potrebbe esser sua figlia - incontrata casualmente in treno (parte prima, Tempo), per una sorta di curiosa simmetria Elio si lascia conquistare dal non più giovane Michel (parte seconda, Cadenza).
“Il destino agisce in avanti, all’indietro e in diagonale, e non gliene importa niente del fatto che noi analizziamo il suo operato applicando il nostro senso misero e inaffidabile del prima o del dopo”.
In un novembre nebbioso (“L’effetto Brassaï”) tra Parigi e la campagna (“È davvero la campagna di Corot, dolente come da copione”), nella storia tra Elio e Michel s’incunea un misterioso spartito (“Dallo a una persona che sappia esattamente cosa farsene”), che Michel ha ricevuto dal padre (“Conoscevo solo mio padre l’avvocato, ma non ho mai visto né incontrato né vissuto con mio padre il pianista”) nel gioco delle ricorrenze (“Mio padre, tuo padre, il pianoforte, sempre il pianoforte”) e nella parte forse più avvincente del romanzo (“Mi domandavo perché i pentagrammi fossero stati tracciati con una mano così tremante”). Decifrare la storia dello spartito (“Una cadenza… È un breve momento durante un concerto per pianoforte, uno o due minuti al massimo, in cui il solista improvvisa su un tema già esplorato nello stesso concerto”), nel quale è stata infilata la Sonata Waldstein, equivale a disvelare il passato, ravvisarlo nel presente (“Io non ci sono più, però tu cercami, ti prego, suona per me”), proiettarlo nel destino (“Quando giunge la nostra ora… siamo circondati da progetti appena abbozzati e questioni irrisolte e lasciate in sospeso”).
Nella terza parte, Capriccio, ritroviamo l’altro protagonista di “Chiamami col tuo nome”: Oliver è in procinto di trasferirsi da New York al New Hampshire e, nel corso di una festa di commiato, se la intende in modo ambiguo con Erica, compagna di yoga, e con Paul, assistente universitario (“La libido accetta pagamenti in valuta di ogni genere, e il piacere per interposta persona ha un tasso di cambio considerato abbastanza affidabile”). Anche qui la musica (“Arioso era già stato suonato per me una ventina d’anni prima, e anche allora ero io che stavo per partire”) gioca un ruolo di detonatore nel riportare a galla un antico amore.
Sia per Elio, sia per Oliver il passato è un chiodo fisso. Non si sono mai dimenticati. Cercami diviene un imperativo che segue le leggi dell’amore (e non solo quelle: il successo commerciale di un romanzo impone un sequel).
Giudizio finale-citazione: chi cerca trova.
Bruno Elpis
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