Casa Howard
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Il respiro della propria essenza
Chi finirà con l’ ereditare Casa Howard e che cosa essa custodisce e rappresenta?
In verità molte cose, l’essenza del romanzo, tutti i personaggi, le intricate vicende correlate, la storia dell’ Inghilterra, l’ acceso dibattito tra tradizione e modernità.
Ma anche vicende personali, il respiro della famiglia, l’ affinità tra due donne oltre un ovvio ostacolo sociale e personale, un luogo ancora vivo e pulsante.
Tre storie parallele, destini incrociatisi quasi per caso con esiti più o meno funesti.
Da una parte le sorelle Schlegel ( Margaret e Helen ), anglo-teutoniche, eccentriche e spirituali, sospinte da un desiderio di temperanza, uguaglianza e tolleranza, da sempre nutritesi di arte e letteratura, rivolte alla sfera dell’ invisibile e alla essenza più vera ma anche tremendamente sole, incerte, volubili, smaniose di un pieno di amore e stabilità .
Dall’ altra la famiglia Wilcox, così aridamente inglese, dedita al commercio ed ai guadagni, a virtù quali accuratezza, decisione ed obbedienza, elementi di secondo ordine me che hanno forgiato la civiltà ed il carattere britannico.
E poi Leonard Bast, impiegato di umili origini, povero, che spera di arrivare alla cultura tutto d’ un tratto ed aspira ad un altro mondo, per un riscatto sociale e personale, con una vita grigia rischiarata dal romanzesco, confondendo ( almeno nella prima parte ) realtà e fantasia, vero e presunto.
Dunque a chi spettera’ l’ eredità di casa Howard dopo la scomparsa della signora Wilcox? Per lei è stata un ‘entità spirituale di cui ricerca un degno erede, mentre i figli ed il marito l’ hanno sempre considerata una semplice dimora.
Il romanzo percorre i complessi intrecci relazionali tra due nuclei famigliari in una Londra affacciatasi alla modernità, rumorosa, sporca, con sempre più automobili e sempre meno aria e cielo.
Ma il tempo scorre velocemente e Casa Howard, pur sulla bocca di tutti, appare sempre più defilata, da alcuni non voluta, da altri dimenticata, mai frequentata e per il momento semplicemente affittata.
Le relazioni crescono, le situazioni cambiano. Il signor Wilcox si scorderà della moglie, Helen del suo innamorato ma tutti dimenticano nel flusso continuo del cuore umano.
Ed allora quale senso riveste l’ occuparsi ancora del passato? L’ avvicinamento sentimentale ed il fidanzamento tra Mr Wilcox e Margaret, piuttosto sorprendente, accende il dibattito e la contrapposizione tra lo scaltro e cinico uomo d’ affari che ritiene che questa vita sia tutto ed un certo misticismo da parte di una donna stravagante che ne osserva e considera la nullità.
Una coppia anomala che trae forza dalle rispettive debolezze, anche se il tempo cancellerà forma ed apparenza per ricondurre alla verità primaria.
Se il denaro e’ l’ ordito del mondo, la trama è una vita interiore che paghi davvero e le sorelle Schlegel, unite da un legame imprescindibile fatto di cognizione di se’, di spiritualità e condivisione, per un certo periodo attratte da una vita esteriore che non avevano considerato, in cui i rapporti personali non sono considerati supremi, l’ amore significa contratti di matrimonio e la morte tasse di successione ( i Wilcox), ritorneranno alla comune origine grazie all’ eredità spirituale di Casa Howard.
Questa non è un semplice luogo, ma un emblema, il respiro della storia, degli affetti, di se’.
È un pezzo importante di una Inghilterra che considera e mostra l’ insieme di una vita di campagna contrapposta alla fredda e cinica aridità cittadina, e nelle sorelle Schlegel riaffiora la consapevolezza di una radice comune, di una interiorità che è valsa a qualcosa, nella ricerca dell’ invisibile, nella conoscenza della poesia della vita, in una precisa idea della morte, mentre tenebre interiori pervadono le alte sfere della vita commerciale.
Un romanzo completo e complesso, forse il migliore di Forster, che ne esprime forma e poetica senza imprigionare i protagonisti, ma avvalorandone tesi e contenuti.
Un racconto fatto di tante piccole storie all’ ombra di un’ unica storia. A contorno una analisi approfondita di temi politici, economici, sociali, la denuncia delle storture del commercio e delle pecche dell’ impero, contrapposizioni ideologico-caratteriali degne di nota, oltre che argute riflessioni etico-filosofiche e personaggi multiformi, rigidi ed obsoleti, ma anche moderni e stravaganti ( bellissimi i dialoghi fantasiosi e l’ intimità del mondo delle sorelle Schlegel ).
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Tra ottocento e novecento
Casa Howard (Howards End, 1910), Camera con vista (1908) e Passage to India (1924), sono le opere di maggior successo e certamente le più significative di Edward Morgan Forster, uno scrittore che forse meglio di altri rappresenta il grande mutamento culturale e sociale in atto nel primo novecento, ancora legato in parte ai canoni estetici e morali del secolo precedente, ma già portatore delle istanze innovatrici destinate ad affermarsi definitivamente qualche decennio più tardi.
I personaggi di Casa Howard nella loro diversa collocazione sociale e culturale rappresentano il difficile cammino verso l’integrazione e il superamento di ogni pregiudizio.
Il mondo di Margaret e Helen, culturalmente evoluto, fatto di sostenitori delle dottrine socialiste, del suffragio universale e della parità di diritti delle donne è diametralmente opposto al mondo dei Wilcox, esponenti della ricca e altolocata borghesia, legata ai propri privilegi, non priva di atteggiamenti ipocriti e paternalistici.
Eppure persino tra Margaret e Helen esistono differenze sostanziali: la prima, pur essendo teoricamente emancipata, non sa rinunciare ad alcuni atteggiamenti di subalternità nel rapporto con il marito Henry Wilcox, rimanendo così ancora legata alla figura della donna ottocentesca, fino al decisivo atto di ribellione. Helen al contrario si schiera con decisione e costanza a favore di ogni libertà al punto da scegliere di avere un figlio dal giovane Bast, proletario perseguitato dalla sfortuna, personaggio che sembra uscito da un romanzo di Dickens.
Non è un caso che le figure femminili di questo romanzo siano portatrici di valori positivi, vicine a quelle tratteggiate dalla penna di Virginia Woolf, mentre quelle maschili mostrano tutti i limiti di una cultura superata e di una società vecchio stampo.
In questo romanzo Forster dimostra quanto gli siano cari i temi sociali, i rapporti tra le le classi, così come in Passage to India mette l’accento soprattuto sui rapporti tra le varie nazionalità. Il metodo per giungere alla comprensione della realtà consiste nel connettere elementi distanti e contrastanti, come del resto dimostra lo stesso sottotitolo di Casa Howard – Only connect.
È indagando nella coscienza dei personaggi che Forster cerca di penetrare il significato della vita e di rappresentarne il dramma. Un’ opera che formalmente è ancora legata agli schemi ottocenteschi ma i cui contenuti la inseriscono a pieno titolo nella realtà novecentesca.
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L'arte del mediare
Sebbene E.M. Forster non compaia spesso nel novero olimpico dei grandi romanzieri, produttori dei cosiddetti “classici”, dopo aver letto “Casa Howard” mi sento di considerarlo concretamente e con cognizione di causa alla stregua dei colleghi più incensati. Questo romanzo infatti, molto noto ma poco celebrato, non solo è, a parer mio, un grande classico con tutti i crismi, ma lo è anche in modo straordinariamente originale, sia per il lessico e le modalità narrative, sia per le tematiche, che si discostano da quelle costantemente indagate dagli autori a cavallo tra i due secoli (XIX e XX).
Personaggi principali delle vicende sono due famiglie, da un lato quella degli Schlegel, dall’altro quella dei Wilcox. Benché la prima sia composta da due giovani sorelle nubili e dal loro fratello adolescente, il fatto che Forster ce li presenti in una luce paritaria a quella del nucleo familiare convenzionale ci dà già la misura della modernità di vedute dell’autore. Modernità che verrà confermata in seguito, negli sviluppi del filo narrativo, e che rifugge quelle convenzioni morali imposte dalla società tardo-vittoriana, tante volte protagoniste del romanzo ottocentesco. “Casa Howard” in questo senso respira a pieni polmoni, libero da corpetti ideologici, libero di seguire l’avvicendarsi di queste due giovani sorelle Schlegel, la maggiore Margaret, la minore Helen. Due personaggi molto sentiti, molto peculiari nel loro approcciarsi alla vita in modo istintivo, istrionico, creativo e in parte utopico. Una caratteristica questa che, particolarmente in Helen, porterà ad instaurare un complicatissimo intreccio con la famiglia Wilcox. Questa funge da controparte più tradizionale in un gioco delle parti destinato a protrarsi fino a inaspettate conclusioni. La scintilla che tutto fa nascere non è altro che un piccolo scandalo familiare, che scoppia quando Helen, in visita alla famiglia Wilcox nella splendida casa padronale denominata, appunto, Casa Howard, si abbandona ad un innocente, sconsiderato bacio con il figlio minore degli anfitrioni, Paul. Da questo momento in poi i rapporti tra le sorelle Schlegel e i Wilcox si stringeranno in una spirale incontrollata che vede un’alternanza di sospetti, favori, amicizie e apparenze. Si scoprono personaggi fumosi, come la signora Wilcox, donna assolutamente priva di interessi, dedita solamente alla cura maniaco/sentimentale di quella Casa Howard con il suo babelico olmo. Quest’ultimo funge da unico protettore di una realtà di vita, quella sognante, possibile solamente in quella casa apparentemente immersa nella campagna inglese, sebbene poco distante dalle incedenti periferie londinesi. Ed è proprio la signora Wilcox che aprirà alle sorelle Schlegel le porte affacciate sulla complessa struttura della famiglia. Margaret penetrerà in questo mondo molto a fondo, scoprendone ipocrisie, menzogne e virtù. Scoprendo la necessità di avere un luogo da chiamare casa, un luogo fisso e ben radicato, andando controcorrente rispetto alla tendenza del ceto medio/alto di spostarsi in continuazione da una ricca residenza all’altra, perdendo ogni volta qualcosa di sé. Scoprendo inoltre quanto Casa Howard, amata e detestata a un tempo, abbandonata e poi ripresa, diventi il simbolo più calzante delle contraddizioni umane, delle diversità caratteriali e delle divergenze di opinioni. Quelle stesse che ci creano infiniti dispiaceri da un lato, ma che dall’altro, mettendo alla prova la durezza dei rapporti, ci colorano una vita altrimenti monotona, piena solo di condiscendenza e di falsi umori. Quelle diversità che Margaret stessa dovrà tentare di conciliare per mantenere il rispetto di se stessa e della libertà intellettuale che la accomuna alla sorella, contrapposta all’ottusa condotta raziocinante del signor Wilcox e dei figli a carico.
Quello che Forster tenta di mostrare al lettore è forse una lezione universale che ci insegna le virtù della mediazione. Non una mediazione qualunquista e indolente, ma una mediazione attiva che deve servire a preservare ciò che c’è di buono nel proprio carattere e ad apprezzare quello degli altri nonostante le diversità di pensiero e di comportamento. Ci insegna forse a trovare un equilibrio che metta il rispetto e la tolleranza al primo posto, garantendo, alla fine di ogni doloroso periodo della nostra vita, una pace benefica e ricostituente. Se veramente il messaggio propugna la necessità del perdono e della rinascita, scevro da leziosaggini e da accezioni pseudo-religiose, credo che non ci resti altro che apprezzare questo romanzo e tenere in considerazione questo potente faro intellettuale capace di dipanare le più complicate contraddizioni di noi stessi in rapporto al prossimo. Come sempre, ringraziando ossequiosamente.