Camera con vista
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Duplicità definente..
Una protratta duplicità attraversa l’ intero romanzo ( il primo di Edward M. Forster scritto nel 1903 ) caratterizzandone trama e contenuti.
Duplicità di ambientazione, la prima parte descrive il viaggio della giovane Lucy Honeychurch accompagnata dalla cugina Charlotte nella selvaggia e sensuale Italia, tra Firenze e Roma, nella seconda il ritorno a casa, a Windy Corner, nella nordica ed austera Inghilterra.
Duplicità di caratteri, medioevali ( Mrs Honeycurch, Cecil ) e Rinascimentali ( gli Emerson ), di sentimenti, ( il fidanzamento di Lucy con Cecil e l’ amore negato per George ), di educazione ( rigidamente formale contrapposta ad un desiderio di evasione ), duplicità nell’essere e nell’ apparire, nella solidità del proprio amore per la musica ed il pianoforte rispetto al caos della vita quotidiana, nella propria volontà ed in quella degli altri, nelle ragioni dovute ed in quelle del cuore.
Duplicità definente, grandezza e limite del romanzo, sospeso tra illusione e speranza, ansia ed attesa, verità e negazione.
Lucy è una giovane donna ancora da plasmare, come i tratti del suo volto, cresciuta in un clima famigliare rigido e puritano, alla quale non è concesso pensare e provare sentimenti e le cui parole non hanno alcuna importanza perché il fascino, non la conversazione, deve essere il suo forte.
Il viaggio in Italia, culla di arte e Rinascimento, ma anche terra naturale e selvaggia, in grado di evocare passioni e scatenare sensualità, frantumerà il suo piccolo mondo, sospingendola al desiderio ed alla passione.
Ma forse questo afflato potrebbe essere semplice amore ( per George ), o un trauma emotivo dopo un brutale assassinio a cui casualmente ha assistito.
Di certo il suo mondo è da sempre privo di amore ed allegria, intristito da barriere e precauzioni, in grado di tenere lontano il male ma incapace di procurare il bene.
Una vita da sempre vissuta entro una cerchia di persone ricche, gradevoli, con gli stessi interessi e gli stessi nemici ed un fidanzato, Cecil, istruito, egocentrico e puritano, un uomo medievale, quasi una statua gotica.
Il soggiorno in Italia ha amplificato i sensi di Lucy cancellando una esistenza obsoleta, il ritorno a Windy Corner rivela rapporti sociali non più inamovibili, rendendola consapevole, oltre ogni estetica tradizione, di quanto le solo relazioni personali possano soddisfarla.
Oggi Lucy vive in uno stato di perenne conflittualità, in una lotta di nervi che nasconde l’ evidenza, da qui l’ amore per Cecil ed il nervosismo causatole da George, ma forse tutto questo andrebbe semplicemente ribaltato.
Ed allora il ritorno alla vecchia battaglia “ della camera con vista “, da cui tutto è nato, in una simbologia mai così vera.
Pur avendo rinunciato da tempo a capire se stessa, con confidenze da sempre negate perché porterebbero alla conoscenza di se’ ed alla luce, Lucy sa che oggi la sua casa non esiste più.
Nella sua testa un’ eco piuttosto confusa fino a che, quasi insperate, risuonano le belle e sagge parole del vecchio signor Emerson …”lottiamo per qualcosa di più che non l’ amore ed il piacere, per la verità…”
Un romanzo piuttosto monotematico ( pur nella ribellione di alcuni personaggi ) che esprime una costruzione di forma con un prolungato controllo di situazioni e sentimenti e figure prigioniere di se stesse e dei tempi .
Sicuramente non il miglior Forster, ( decisamente più apprezzabile in ” Casa Howard “ , “ Maurice” e “ Passaggio in India “ ) con un costrutto che risente di eccesso formale, paralisi emotiva, di un estetismo che imprigiona ogni tentativo di evasione ( anche se il finale contraddice quanto appena detto ), di aspetti teorici poco includenti, di stereotipi un po’ vetusti ( ma probabilmente ai soli occhi della modernità ) .
Un certo respiro emotivo e la vera voce dei protagonisti risuonano solo nelle ultime pagine, oltre che l’ indubbia bellezza di un gusto estetico-descrittivo nella prima parte del viaggio in Italia.
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Piacevole campagna toscana...
**SPOILER***
La storia narrata in "Camera con vista", si posiziona in un contesto storico di metà 800, quando la ricca e ben educata Lucy parte con sua cucina Charlotte alla volta di Firenze, di un Italia dagli scenari tremendamente meravigliosi per occhi dolci come quelli della protagonista.
L'ottusa e poco graziosa Charlotte non vuole quasi mai assecondare la cugina piena di vita e voglia di scoprire, meno che mai quando, arrivate a Firenze in un albergo della città, le due signorine stringono amicizia con i signori Emerson; padre e figlio anche loro inglesi, in vacanza nella splendida città italiana.
George Emerson, un ragazzone alto, biondo e tipicamente inglese, taciturno ed educato, si dissocia dalla vita del signorino di città e vive con il padre quelle che sono le quotidianeità della città, esplorando le campagne circostanti e tutti i profumi che esse nascondono; di contro la terribile cugina Charlotte, farà di tutto affinchè Lucy non segua anch'essa il suo istinto di avventuriera.
George capirà molto presto di essere molto attratto da Lucy, ma la presenza della cugina lo infastidirà non poco.
Un romanzo dolcissimo, che accarezza la linea del corteggiamento gentile ed audace di un George Emerson, verso un'innocente quanto stramba Lucy, promessa sposa del classico dandy inglese.
E. M. Forster. racconta questa tenerissima storia con i giusti ingredienti, senza mai perdere di vista l'interesse del lettore per la voglia di conoscere. In queste pagine si asapora la bellezza di una campagna toscana ormai come ad oggi fosse perduta,l'umiltà di alcuni personaggi, nonostante circondati dagli sfarzi di una benestante società, la dolcezza dei modi dello stesso scrittore di descriverne i modi e le sensazioni provate, fanno del letture proprio uno di loro!
Dolce ..da coccole!
Camera con vista è un romanzo semplice, originale, raccontato con un estrema delicatezza, quasi senza disturbare e tremendamente romantico, si accende la voglia di sognare appena si apre il libro e non si spegne neanche dopo averlo finito di leggere.
Consigliatissimo a tutte le persone che credono che le storie d'amore debbano avere per forza degli ostacoli insommortabili per far riuscire un romanzo degno di essere raccontato.
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Romanzo piacevole
Classico romanzo da comodino molto amato dalle donne in vena di romanticismi e, generalmente, altrettanto schivato dagli uomini a causa della perenne etichetta di ‘Romanzo d’amore’.
Camera con vista è un romanzo che ha per protagonista la tipica donna inglese dell’età edoardiana, divisa tra due uomini diametralmente opposti e oppressa dalle convenzioni dell’epoca e dai tentativi di plagio delle donne di famiglia. Ma Camera con vista è anche il trampolino di lancio di un mostro sacro del modernismo quale Edward Morgan Forster, conosciuto al grande pubblico come autore del romanzo in questione e nient’altro (tranne, forse, Casa Howard), ma autore anche, si pensi un po’, di testi molto più pregni da un punto di vista storico e sociale come ad esempio Passaggio in India o Maurice.
Lucy Honeychurch, giovane di famiglia benestante in viaggio in Italia con la bigotta e nubile cugina Charlotte che le fa da chaperon, non è molto entusiasta del suo arrivo alla pensione Bartolini, a Firenze: la padrona, infatti, sebbene le avesse promesso due camere con vista sul Lungarno, provvede loro due sistemazioni più modeste del previsto. L’imperdonabile condotta degli Emerson, a tavola, la mette nelle condizioni di dover accettare uno scambio moralmente sconveniente: Mr. Emerson, infatti, ha offerto loro di sistemarsi nella camera sua e del figlio, con ampie finestre sulla vista desiderata dalle due donne.
Un approfondimento della conoscenza con i due signori rivela il carattere anticonformista dell’anziano inglese, che ha trasmesso i suoi principi al figlio George: gli Emerson sono schietti, atei, e hanno sempre sulla lingua opinioni originali su ogni cosa e persona: sono, insomma, estromessi dalla società benpensante dell’epoca. Uno sventurato accadimento avvicina Lucy e George, e quest’ultimo, durante un picnic sulle colline del Fiesole, si lascia andare a un comportamento vergognoso nei confronti dell’ingenua ragazza, che, spinta dalla cugina, decide di partire immediatamente da Firenze con destinazione Roma. Tornata in Inghilterra, Lucy accetta la proposta di matrimonio di Cecil, l’esatto opposto di George: quadrato, conformista, sprezzante nei confronti della famiglia di lei, acculturato ma senza alcuna apertura mentale. Lucy dimostra un temperamento vivace soffocato dalle persone che la circondano (non ultimo Cecil) che si ravviva quando George e il padre si trasferiscono casualmente poco distanti dal suo villino.
Camera con vista è un romanzo breve e non esattamente pregno di avvenimenti o di spiccate introspezioni; i personaggi non sono particolarmente indimenticabili e certo non vi si possono leggere grandi passioni d’amore comprensibili a un pubblico contemporaneo; è invece un buon romanzo che aiuta a comprendere la posizione delle ragazze di buona famiglia in un periodo in cui le suffragette (mai nominate nel romanzo, ma la cui ombra aleggia minacciosamente) stavano iniziando a incatenarsi alle ringhiere e a dare fuoco alle cassette postali per ottenere il diritto di voto. Lucy, che per tutto il romanzo è bocca di pensieri altrui (quelli della cugina; quelli della madre; quelli di Cecil e infine quelli degli Emerson), e che riesce a esprimere se stessa solo attraverso la musica, infine affronta le convenzioni sociali e familiari per rifiutare un matrimonio conveniente e sceglierne invece uno d’amore.
Il romanzo è interessantissimo per un altro aspetto: presenta l’Italia d’inizio Novecento vista dagli occhi di un inglese, sia pure anticonformista come Forster: in un luogo di passioni e di libera espressione, così lontano dalle imposizioni e dalla rigidità del mondo inglese, Lucy appare prima scioccata e poi conquistata dalla spontaneità degli italiani. E’ il suo viaggio in Italia che causa in lei i cambiamenti tali da poter ravvisare i limiti dell’Inghilterra (perché, si sa, un viaggio non è un viaggio se non permette di tornare a vedere con occhi nuovi il luogo di partenza) e, soprattutto, tali da poter comprendere e amare i colori dell’animo di George Emerson. Forster denuncia così le ipocrisie sociali dell’Inghilterra edoardiana, così come farà con le ipocrisie imperialiste in Passaggio in India.
Un ultimo appunto sullo stile di Forster: situandosi appena prima dell’epoca modernista (1908), il romanzo è molto classico (ancora ottocentesco) nello stile e nella forma. Accurato, ricercato, di tanto in tanto persino poetico: se non per la trama, consiglio questo romanzo per lo splendido effetto che fa se letto in poltrona con una tazza di tè, o, ancora meglio, su un prato assolato con un cestino da picnic
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IL 'BUON SELVAGGIO' , ANCORA ?
"Dodici venti soffiano furiosamente su di noi ... non vi può essere niente di stabile".
"Camera con vista", romanzo giovanile del grande scrittore inglese Forster, è un'opera di gradevole lettura, ma non raggiunge assolutamente il livello di libri successivi, come il bellissimo "Casa Howard" o l'affascinante ed enigmatico "Passaggio in India".
Qui, le vicende si svolgono, nella prima parte, a Firenze; successivamente, in Inghilterra.
In atmosfera di sobria Belle Epoque, una ragazza inglese, accompagnata dalla matura cugina della madre,, si trova in viaggio a Firenze, in una pensione 'molto inglese', frequentata da stranieri. La camera, di cui si parla, è con vista sull'Arno. Ma i significati simbolici sono 'aperti'.
Alla bellezza di questa prima parte contribuisce lo sguardo di sottile umorismo con cui lo scrittore delinea gli ospiti, in particolare le ospiti, dell'albergo e le loro aspettative verso "il pernicioso fascino dell'Italia", cioè il pittoresco: magari "una straducola sporca e simpatica" (la congiunzione "e" al posto del "ma" la dice lunga!), oppure una scena locale ("Un tram elettrico passa sferragliando (...). Dei ragazzini cercano di attaccarvisi dietro; il bigliettaio, senza malizia, sputa loro in viso perché se ne vadano"). Il paesaggio, però, è seducente: "il Lungarno ridente di luci"; la campagna circostante, in cui "le viole s'inseguivano in rivoletti, torrenti, cateratte, irrigando il lato della collina di un blu intenso (...), coprendo l'erba di una schiuma azzurra". Complice questa meraviglia, ecco che accade 'qualcosa' ,il cui riverbero si estenderà anche al ritorno in patria.
Nella seconda parte, in Inghilterra, a mio avviso, Forster cade nei lacci dell'ideologia, che qui è il mito del 'Buon Selvaggio'. L'autore, che ben conosceva le pecche della borghesia, vi contrappone la 'spontanea naturalità'. Sappiamo, però, che la mitizzazione si basa sulla non conoscenza, quindi anche sulla non conoscenza dei limiti di questa presunta condizione.
Molti dibattiti sul rapporto natura/cultura sono avvenuti successivamente; al tempo erano ovviamente conosciute le discussioni di settecentesca memoria, e lì si attinge.
La conclusione sorprende e non sorprende. Chi ha qualche propensione per la letteratura d'intrattenimento non resterà deluso.
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Saluti da Firenze
Una cartolina da Firenze, proprio questo è stato il mio primo pensiero mentre leggevo questo bellissimo romanzo di Forster.
Lucy Honeychurch, una giovane donna “very british” intraprende un viaggio a Firenze con l’anziana cugina, devo dire proprio un bel po’ “zitella” soprattutto nel modo di vedere e affrontare la vita, Miss Charlotte Bartlett. Pur trovandosi in Italia alloggiano alla pensione Bertolini che di italiano ha solo il nome perché i turisti che vi soggiornano sono tutti inglesi, appesi alle pareti i ritratti della defunta regina, l’arredamento è stile inglese, …beh allora abbiamo fatto tutto il viaggio per venire in Italia e poi è come essere a Londra? Inoltre a rendere meno piacevole l’arrivo c’è che le camere a loro assegnate non hanno la vista del panorama che si aspettavano, per porre rimedio a ciò il simpatico ed estroverso Mr. Emerson, in vacanza a Firenze con il figlio George, offre di scambiare le proprie camere con quelle delle gentildonne inglesi….e così che questa camera con vista, questa finestra che si affaccia sull’Arno fa da cornice a un quadro meraviglioso, come una cartolina, che ci invita a visitare piazza della Santissima Annunziata, la basilica di Santa Croce con la sua facciata bianca e nera, ad ammirare i quadri di Giotto, Piazza della Signoria con la sua torre che agli occhi di Lucy non pareva più come una torre appoggiata a terra ma come un tesoro irraggiungibile che pulsa nel cielo tranquillo, il mare di violette sulle colline di Fiesole.
Durante il suo soggiorno Lucy impara ad apprezzare la città e le sue meraviglie ma impara anche a conoscere meglio i signori Emerson che, se pur non molto apprezzati dalla borghesia inglese a causa dei modi poco convenzionali e delle idee liberali che non esitano a esporre, riescono a conquistare il suo cuore, soprattutto il timido e allo stesso tempo passionale George. Ma la cosa più importante è che durante il suo soggiorno in Italia Lucy apre gli occhi alla vita.
A questo punto inizia un conflitto interiore per Lucy perché le sensazioni che prova per George poco si sposano con l’etichetta del perbenismo tipicamente inglese dell’epoca vittoriana e la triste realtà l’aspetta al rientro in Inghilterra dove mentendo a tutti, anche a se stessa, si crea una finta corazza che rischia di farla diventare una futura “Miss Bartlett”….ma in un angolo remoto del suo cuore c’è sempre Firenze.
“Non è possibile amarsi e separarsi. Si vorrebbe che lo fosse. Ma l'amore lo si può trasformare, ignorare, confondere, ma non estirparlo da dentro di sè.”
Ho trovato questo romanzo elegante e delicato, sono bellissime le descrizioni che Forster fa dei suoi personaggi e dei luoghi, mai ridondanti ma sempre esaurienti, sai perfettamente dove ti trovi e chi hai di fronte. Una fantastica Firenze descritta egregiamente da un inglese in cui non solo esalta il valore artistico della città ma addirittura la eleva a luogo in cui il personaggio prende coscienza di sé stesso, dove Lucy sale quello scalino che porta alla maturità di scegliere per se stessi il proprio futuro anche se in contrasto con le aspettative sociali del suo ambiente. Sicuramente Forster tramite la spontaneità di Mr. Emerson e l’istinto libero e ribelle di Lucy punta il dito contro l’ipocrisia e il finto perbenismo inglese dell’epoca che condannava l’amore nato per passione e preferiva quello combinato sulla base di interessi economici e di classi sociali, ed ecco che dalla bocca di Mr. Emerson sentiamo: “Credete che ci sia differenza tra la primavera della natura e la primavera dell’uomo? Eppure eccoci qua, a celebrare l’una e a condannare l’altra come sconveniente, e a vergognarci ad ammettere che alla base di entrambe vi siano le stesse leggi eterne”.
Un messaggio positivo che attraverso i suoi personaggi e attraverso questa Italia, rappresentata come simbolo della libertà dell’animo, ci invita ad accettare la vita e l’amore nella loro interezza e libertà.
“Sappiamo di venire dal vento e di doverci ritornare. Sappiamo che tutta la vita non è che un nodo, un garbuglio, una macchia sulla superficie liscia dell’eterno. Ma perché mai questo dovrebbe renderci infelici? Amiamoci piuttosto! Affianco dell’eterno Perché c’è anche un Sì…un Sì effimero, magari, ma pur sempre un Sì.”