C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo
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Rep , Bogotà e una chitarra invisibile...
Come si uccide un amore profondo e radicato dopo la fine di una relazione? Ho letto diverse opinioni che sconsigliavano di leggere il libro di Medina Reyes quando si sta pagando ancora il prezzo di una relazione terminata ; io vado controcorrente , oltre ad essermene innamorato , l'ho trovato estremamente terapeutico e lo consiglio a chiunque si porti ancora appresso la rabbia e la delusione di un amore che ci ha voltato le spalle all'improvviso.
Rep, dal cuore acuminato come schegge di un'esplosione, è il protagonista di questo libro. Tormentato e arrabbiato per la fine della storia con l'ex ragazza , scappa da Cartagine e si fà inseguire dai ricordi nella movimentata Bogotà.
"Non trovo quello che cerco e quello che cerco ormai non può più essere lei, lei mi ha mandato a vedere se il gallo aveva fatto l'uovo e quando sono tornato e le ho detto di sì mi ha mandato a quel paese e mi ha detto di non farmi più vedere. Per un po' ci ho provato, ma sai bene che quando l'amore si spegne è più freddo della morte. Il problema è che le due parti in causa non si spengono contemporaneamente e quando sei la parte ancora accesa preferiresti essere morto."
Si rifugia nell'alcool, avventure di strada e di letto, improbabili riprese di film scritti da lui stesso , amicizie tragicomiche. Dal dinamismo più sfrenato si passa alla staticità dei ricordi, ai momenti passati insieme a lei , alle cause che hanno spinto una certa ragazza a lasciarlo.
Il libro non segue un ordine cronologico preciso ; ad accompagnare i vari capitoli sul tormentato viaggio di Rep ci sono vari riferimenti sulla storia d'amore malato tra Syd Vicious (membro dei sex pistols) e la fidanzata Nancy insieme a un breve ma significativo excursus su Kurt Cobain che analizza l'infanzia e i motivi che hanno portato il chitarrista dei Nirvana al più tragico dei finali dopo l'enorme successo riscontrato. Rep condivide lo stile di vita dei personaggi citati e si immedesima nel caos di una vita vissuta sul filo di un rasoio.
Pochi libri sono riusciti ad arrivarmi "dentro" in questa maniera, la scrittura è diretta , scorrevole , sincera a tratti devastante per come descrive l'inquietudine interiore dei personaggi principali, la critica non fà sconti.
La rabbia che Rep si porta dietro le sue storie è un specchio dove molte persone potrebbero ritrovarsi all'interno. Ho divorato il libro sotto le coperte senza riuscire mai ad appoggiarlo sul comodino per riprenderlo la giornata seguente . La storia di Kurt e della sua chitarra invisibile mi ha semplicemente tolto il fiato e il sonno ; è un pugno nello stomaco che ancora oggi , dopo un mese dalla lettura , fatico ad incassare ; il libro è un gioiello ma questa piccola storia mi ha colpito come un treno in corsa e forse meritava un libro a parte.
Una storia sulle conseguenze di un abbandono , sul destino di un sentimento acceso, fine a se stesso che diventa di conseguenza inutile e ingombrante, una storia di personaggi dannati e della loro caduta verso il baratro della follia.
Consigliatissimo
Indicazioni utili
La Colombia che non parla alle mucche
Efraim Medina Reyes è uno dei pochi scrittori che non scrive per il secolo passato. Atroce , violento e duro , le sue parole sanno di sesso e rivolta ."C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo" è il romanzo che gli aperto la strada al grande pubblico , un romanzo che ha fatto scandalo perché Efraim non fa giri di parole ma spara a zero su tutto e tutti. Il protagonista è Rep , un ragazzo che scappa dal fantasma della sua ex e che corre per raggiungere i suoi sogni. Quella di Rep è una corsa che distrugge i falsi miti di una tradizione colombiana e sudamericana fin troppo stereotipata da scrittori come Garcia Marquez e Paulo Coelho. E' la rivolta di una generazione che non soccombe alle regole dei mass media ma che corre lontano verso la vita e il dolore.Tutto è accompagnato dalla musica dei Sex Pistols e dei Nirvana che segue le dense parole di Medina Reyes. “Da bambino andavo al cinema con gli amici del quartiere per vedere i western e quando quei pistoleri biondi sparavano agli indiani e ai negri, festeggiavamo con risate e applausi. Divertente no? È il lavoro che fanno i mass media, ti insegnano a odiarti e a disprezzarti, a sentire schifo per quello che sei. I miei libri parlano di quello schifo, il mio folklore non ha nessuna magia; è fatto di pezzi di merda gringa e ricordi personali. I miei eroi sono Morrison o Cobain. Mi riconosco nella letteratura di Capote o Bukowski, non in García Márquez. Sono, in fin dei conti, un figlio bastardo dell’impero yankee".