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Non è facile trovare lavoro a Enniscorthy, una cittadina nel sudest dell'lrlanda. I primi anni cinquanta sembrano seminare solo insoddisfazione e nostalgia per un benessere che non c'è, neppure all'orizzonte. La giovane Eilis Lacey, prigioniera del confronto quotidiano con la madre e la sorella Rose, non vede davanti a sé alcuna prospettiva, finché l'imprevedibile visita di un prete emigrato, padre Flood, le fa scorgere l'opportunità di una vita diversa, al di là dell'oceano, a New York. E sarà proprio a Brooklyn che Eilis riuscirà a trasformare il passato in un futuro libero e propizio. E l'incontro con Tony, un ragazzo da amare, farà del sogno una reale possibilità che cambierà la sua vita, forse, per sempre. Colm Toibin racconta una storia d'amore fatta di passioni e cadute.



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Brooklyn 2016-07-14 06:04:37 GRest93
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GRest93 Opinione inserita da GRest93    14 Luglio, 2016
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BROOKLYN

“COLM TÓIBÍN è FORSE IL MIGLIORE SCRITTORE IN LINGUA INGLESE DEI NOSTRI TEMPI”

Dopo aver letto un'affermazione del genere puoi non leggerlo?
Comprato questo mese per puro caso, devo dire che per finirlo c'è voluta una settimana buona.
Brooklyn è un racconto in terza persona che non mi ha particolarmente coinvolta, benché lo scrittore venga esaltato all'inverosimile per le grandi doti e per le sue capacità stilistiche. Il libro è suddiviso in quattro parti ed è una sorta di diario interiore più attuale che mai.
La storia racconta di una giovane ragazza, Eilis, che vive con sua madre sua sorella Rose in una piccola cittadina dell'Irlanda del Sud.
Negli anni '50, benché il mondo si aprisse a nuove opportunità, il progresso e le possibilità lavorative sembravano ritardare ad arrivare a Enniscorthy.
Per la giovane protagonista si prospettano nuove possibilità quando Padre Flood, amico di Rose, propone di andare a lavorare in un grande emporio a Brooklyn, in America.
A causa delle ristrettezze economiche e delle difficoltà della propria famiglia, che veniva mantenuta solo dallo stipendio della sorella Rose, Eilis decide di accettare la proposta.
Da qui la storia si delinea e il libro risulta perfettamente come un’ analisi dettagliata delle vicende della protagonista in una sorta di percorso emotivo che porta all'evoluzione e alla maturazione con la conseguente accettazione di sè. Tutto sommato ho trovato il tutto un po' troppo impersonale, nonostante l'autore provi a inserire citazioni piacevoli qua e là e ripercorra sommariamente le tappe emotive che qualsiasi espatriato incontra adattandosi in un posto lontanissimo da casa.
Durante la sua lontananza la protagonista conosce anche l'amore e inizia a frequentarsi con Tony, un giovane ragazzo italiano conosciuto durante una festa della parrocchia.
Il finale è un po' troppo confuso, non lascia capire le intenzioni della protagonista e se abbia scelto consapevolmente o per forza . Paradossalmente ho trovato il film di John Crowley più bello del libro ,ben articolato e ben diretto. Senza la visione del film non avrei capito molto bene il finale, forse lasciato volutamente in sospeso dall'autore o concluso troppo celermente .
infine una delle citazioni più belle che ho trovato è questa:

“[...] Leggendo quella lettera, Eilis pensò che avrebbe dovuto portarla dalla madre condividerla con lei. Il tono era secco, formale, antiquato, chiaramente il tono di qualcuno abituato scrivere. Eppure tony era riuscito a mettere qualcosa di sé in quelle parole, il suo calore, la sua bontà e il suo entusiasmo per la vita. In quella lettera c'era anche qualcosa che lui non mancava mai: la sensazione che, se si fosse distratto momento, l'avrebbe persa. Qualche ora prima, mentre si divertiva tuffandosi nel mare di Brindisi la compagnia di Nancy e George, E perfino, sul tardi, quella di Jim,eilis si era sentita lontana da tony, molto lontana, crogiolandosi nel piacere di quella familiarità ritrovata. Adesso si ritrovò a rimpiangere di averlo sposato, ma non perché non lo amasse e non volesse tornare da lui, bensì perché il non aver mai parlato di lui né con la madre né con le amiche trasformata tutti i giorni che aveva vissuto in America in una specie di fantasia, Qualcosa che non riusciva a confrontare con le giornate che stava vivendo a casa. E questo la faceva sentire strana, Come se fosse le persone: una era quella che a Brooklyn aveva lottato con due inverni gelidi E dopo tantissimi giorni duri aveva conosciuto l'amore, E l'altra era la figlia di sua madre, La eilis che tutti conoscevano, O che credeva di conoscere”.

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Brooklyn 2016-04-12 09:25:46 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    12 Aprile, 2016
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Eilis.

Sino al momento dell’annuncio del trasferimento in America da parte della sorella Rose e dalla madre, già accordate con padre Flood, uomo incaricato di aiutarla nel difficile passaggio tra le due diverse realtà, Eilis Lacey mai avrebbe immaginato di lasciare la sua terra natia, l’Irlanda.
Giovane e ben consapevole della scarsità di possibilità che quest’ultima è disposta ad offrirle, ella si ritrova dalla mattina alla sera a preparare le valige per l’imminente traversata e, quasi come se fosse in un sogno, si addormenta a casa per risvegliarsi nel Nuovo Continente, un luogo dal quale non sa cosa aspettarsi, come muoversi e del quale non è certa di essere all’altezza. Eppure soltanto una volta stabilita presso Mrs Kehoe ed iniziato il suo impiego presso l’emporio Bertocci’s per la ragazza prende forma e consistenza l’entità della decisione intrapresa. La mancanza di casa si fa sentire, com’è normale, tuttavia giorno dopo giorno quella nuova effettività diventa quotidianità per la irlandese che senza rendersene nuovamente conto si abitua a quella libertà, all’indipendenza, ai ritmi di lavoro e di studio per conseguire il diploma di ragioniera, alle coinquiline nonché alla padrona di casa, personaggio che finisce quasi per rivestire una figura materna. Quando poi, durante una “serata danzante” presso la parrocchia di Padre Flood conoscerà Tony, per lei entreranno in gioco anche i sentimenti, tra cui un amore mai provato e del tutto inaspettato.
Eilis è una ragazza mite, discreta, giudiziosa, remissiva, una giovane donna che matura sempre più nello scorrere di un romanzo che può essere simbolicamente suddiviso in tre parti; una prima all’interno della quale vi è il trasferimento e la presa di coscienza della nuova vita che l’aspetta, una seconda di “ambientazione” in cui cioè inizia a mettere radici a Brooklyn sia perché si innamora sia perché assapora tutte quelle costanti che la città offre, una terza in cui è costretta a tornare in Irlanda e i suoi sentimenti sono messi in discussione. Sua madre in particolare cerca di legarla a sé, da un lato facendo leva sul suo senso di colpa e di responsabilità, tentando di imbrigliarla nei dogmi e nelle regole materne in cui ovviamente la figlia, dopo due anni di indipendenza morale ed economica non può più ritrovarsi, e dall’altro mirando a farla avvicinare a Jim Farrell che per quanto possa essere delizioso, educato, e via discorrendo, appare al lettore quale figura atta a costituire il motivo per cui Eilis non sarebbe dovuta ripartire. Inizialmente la protagonista si sente in trappola, le manca l’America, poi, con il trascorrere del tempo, le vecchie amicizie ritrovate, si riabitua a quel clima cominciando a percepire Brooklyn come un sogno, come un ricordo. Cosa farà la l’eroina di Toibin?
Seppur (e proprio perché) l’elaborato sia imperniato dal tipico stile British nonché da un linguaggio semplice, diretto, fluente, personalmente ho trovato il testo un po’ troppo freddo, distaccato. Per chi legge è difficile immedesimarsi nelle vicende perché queste sono descritte mantenendo un certo allontanamento, essendo infatti riportate con quella minuziosità tipica di chi elenca una serie di avvenimenti quasi come se fossero circostanze da annotare su un “diario di bordo”. Eilis inoltre rappresenta esattamente la tipica donna anni ’50, con quella bonarietà, pacatezza, raffinatezza proprie di chi ha un carattere calmo, pacifico, non sovversivo e di chi vive in un contesto storico in cui la figura femminile è ancora radicata a stereotipi e dogmi familiari. Il problema è che è così perfetta da risultare irreale. La parte finale inoltre l’ho percepita come una forzatura in netto scontro con quella che era la verità del tempo stante il fatto che chi era costretto ad emigrare difficilmente tornava indietro da un lato per motivazioni economiche, dall’altro perché consapevole che per essere arrivato a lasciare quei luoghi in cui aveva visto la luce, nulla questi avevano da offrire per il futuro. A mio modesto giudizio, l’autore ha cercato con questa decisione di “smuovere” quella che altrimenti sarebbe stata una storia piatta, senza particolari colpi di scena. Sia chiaro, non per questo è riuscito a renderlo più “saporito”. Anzi. Se Brooklyn ha un inizio rapido e magnetico, il finale è lento e fiacco.
Non condivido l'opinione di chi ritiene che l'epilogo sia aperto e che l'autore potrebbe scrivere un continuo; le conclusioni di Toibin sono chiare ed inequivocabili tanto che nel caso in cui decidesse di tornare in libreria con Eilis, soltanto una strada potrebbe farle intraprendere onde evitare di contraddirsi e andare contro l'indole di una protagonista così strutturalmente ben inquadrata.
In conclusione, non certo un capolavoro, semplicemente una storia piacevole, da cui non aspettarsi troppo e con cui trascorrere qualche ora lieta.

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