Avrò cura di te
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Madre per sempre
Arriva un momento in cui tu, figlia, guardi i tuoi genitori e li vedi "vecchi", tu che li hai sempre ritenuti immortali, tu che hai sempre dato per scontato che loro ci fossero sempre, perchè ci sono sempre stati, ti rendi conto che un giorno, e non molto lontano, potrebbero non esserci più. E lì capisci che i ruoli si sono invertiti e che sei tu a dover cominciare a prenderti cura di loro. L'idea della loro morte ti stringe la gola. Tu smetti, come figlia, di fare la guerra contro tua madre, ma combatti una guerra al suo fianco contro il tempo. Romanzo molto toccante, molto vero, ricco di particolari e di verità che ti toccano il cuore, come la grafia tremolante ed irregolare di una mamma che sta invecchiando, il desiderio che la mamma ha di vedere la figlia felice, il momento in cui la mamma si affida alla figlia, il modo in cui la mamma, sempre, dà gli ultimi ritocchi all'educazione della figlia, già adulta. E il dirsi e il non dirsi tante cose. Fino a capire che si diventa grandi molto tempo dopo che si è finito di crescere. Fino a capire che l'immortalità è quello che resta dell'amore quando la persona se n'è andata.
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"Avrò cura di te" di S. Fontanel - Commento di Bru
Romanzo commovente, nel senso etimologico e non melenso del termine: è un romanzo che muove l’animo …
I problemi di una mamma anziana ‘trasformano’ la vita della donna in carriera, professione giornalista: attraverso i sensi di colpa, le preoccupazioni, le corse a casa o in ospedale, le vacanze cancellate.
Il romanzo descrive l’evoluzione del rapporto con la madre anziana, il cui cervello è “un luogo in cui, da qualche tempo le distanze da un punto all’altro sono considerevoli”. A partire da una constatazione che è anche un programma di lotta: “Ho smesso di fare la guerra contro di lei. E’ una guerra al suo fianco, contro un nemico invincibile. Il tempo ci prende in ostaggio. Ucciderà una persona ogni ora.”
L’autrice narra alcuni episodi topici, tipicamente piccoli incidenti come cadute o lapsus della memoria.
Quando l’anziana si rifiuta di andare all’ospedale dopo una caduta: “Ti voglio bene. Ti darò coraggio” è il proclama d’amore della figlia, che convince la madre a ricevere le cure ospedaliere.
Attraverso la preoccupazione per l’incolumità dell’anziana genitrice, si afferma una consapevolezza: “Si diventa grandi molto tempo dopo che si è finito di crescere”.
La perdita della memoria, invece, induce una riflessione sorprendente: “Da quando è così smemorata può assaporare le gioie dell’imprevisto”.
A volte si dice che i vecchi “tornano bambini”. L’autrice è di avviso contrario: “Con un bambino il progetto è renderlo indipendente mentre con tua madre fin dove puoi spingerti? L’indipendenza che verrà sarà la tua. Sino alla fine sarai tu la bambina da svezzare. La madre è lei. Lascia che ti strapazzi perché … sta dando gli ultimi ritocchi alla tua educazione.”
La narrazione procede al ritmo della poesia, anche osservando le trasformazioni fisiche indotte dall’età che avanza: “La pelle sottilissima. E la legge che ne consegue: la fragilità”. Per concludere che “Non è l’amore che muore, e nemmeno il desiderio. A morire è il nostro aspetto esteriore.”
Sullo sfondo, un insegnamento anche alle nuove generazioni: “Le basta sapere che è già una lezione grandiosa, per due ragazzi, vedere che qui, in questa famiglia, non si abbandona una persona anziana.”
Bruno Elpis