Autunno
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Fasi della natura e della vita
Libro che racconta in modo leggero e nello stesso tempo toccante l’amicizia profonda e pulita tra una giovane bambina ed un uomo adulto, nella fase in cui questa bambina è ormai una donna e questo uomo è ormai una persona molto anziana. E’ il primo romanzo di una tetralogia ispirata alle stagioni, scritto a più voci, con salti temporali che disorientano ed uno stile che non rende molto snella la lettura e che non mi ha catturato. Emerge però in modo prepotente l’appassionata meditazione dell’autrice sul senso dell’incontro con il diverso e sul potere trasformativo della creatività umana ed offre spunti di riflessione importanti. La ragazza e l’uomo si comprendono, hanno un’affinità ed una sintonia rare, lei pensa che nessuno sappia parlare come lui e nello stesso tempo che nessuno sappia non parlare come lui. E’ molto bella anche la digressione relativa all’innamoramento, ovvero a come è appagante innamorarsi non di una persona, ma dei suoi occhi, ovvero del modo in cui due occhi che non sono i tuoi ti permettono di vedere dove sei, chi sei.
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Gli amici di una vita
“Sono stanca della rabbia. Sono stanca della cattiveria. Sono stanca dell'egoismo. Sono stanca del fatto che non facciamo niente per fermare tutto questo. Sono stanca del fatto anzi che lo incoraggiamo. Sono stanca di tutta la violenza che c'è, sono stanca di quella che ci sarà, di quella che sta arrivando, di quella che non c'è ancora stata”.
Elisabeth è una trentenne inglese e si ritrova a tornare nel suo paese per rivedere il suo amico centenario David ospitato in una casa di riposo, ormai vicino alla fine dei suoi giorni. La loro è una amicizia che viene da lontano, un'amicizia che va oltre le barriere generazionali, un'amicizia che viene dal cuore.
“Certo, disse il vicino. Mi ha fatto piacere conoscervi, tutte e due. Finalmente.
In che senso, finalmente?, chiese Elisabeth. Ci siamo trasferite qui solo da un mese e mezzo.
Gli amici di una vita, disse lui. A volte li aspettiamo per tutta la vita”.
Passato e presente, piccoli frammenti o scorci più lunghi. Ali Smith porta il lettore nella sua terra, una terra che sta vivendo un momento difficile e che sta uscendo dal voto della Brexit. Un paese che ha paura del vicino, un paese un po' sperduto, una burocrazia che per alcuni versi ricorda casa nostra insieme anche a una dolcezza infinita che viene da queste due anime.
“Autunno” è un testo che scorre velocemente ma che non è di facile comprensione, non per la difficoltà di scrittura dell'autrice che anzi ho apprezzato moltissimo, ma per questi continui cambi, questi pezzettini che poi andranno a formare un grosso puzzle che però non sono tutti così facili da trovare.
Un libro diverso e affascinante nel suo genere. Questa è la prima stagione ora vediamo come va con le altre. Ali Smith è stata davvero una piacevole scoperta.
Buona lettura!
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Una malinconica precarietà
Ali Smith è autrice di cinque raccolte di racconti ed otto romanzi. Quattro volte finalista al Booker Prize, è un’autrice molto originale ed influente nel panorama della letteratura britannica contemporanea. Con Big Sur pubblica Autunno. Un libro che narra de:
“L’autunno dell’Inghilterra nel post Brexit.”.
In effetti questo libro è stato considerato come:
“il primo romanzo sulla Brexit e i suoi contraccolpi.”
E con questa menzione ha ottenuto una nomination al Man Booker Prize.
Il libro è composto da:
“voci che riecheggiano”:
una è quella del centenario ricoverato in ospedale, l’altra quella di una giovane donna trentenne inglese, imbrigliata, al pari dei coetanei, tra burocrazia e la cronica mancanza di lavoro, o della paura che il proprio lavoro vada scomparendo. Ma in questo prospetto può comparire un’insolita dolcezza, che mitiga il dolore e lo sconvolgimento della Brexit, mutandolo in malinconica accettazione. Il tempo scorre inesorabilmente in questo libro. Daniel ed Elisabeth, con i loro gesti, le loro parole, intessono un perfetto e profondo “inno alla vita”, che colpisce profondamente il lettore, con grazia e particolare raffinatezza. Un alternarsi tra poesia e racconto, con parecchi salti temporali di contorno, che coinvolgono ed appassionano.
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Il sapore immortale delle parole
…Era il tempo migliore, e il tempo peggiore. La stagione della saggezza e la stagione della follia, l’ epoca della fede e l’ epoca della incredulità; il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’ inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi….
Questa è la rappresentazione di una amicizia e di un amore sconfinati, che parlano una lingua comune, in grado di inventare delle storie da raccontare, ponendo, grazie alle parole, una distanza tra i protagonisti e quello che li circonda, un incantesimo che niente potrà spezzare.
È un legame forte quello tra Elisabeth, trentaduenne docente di arte a tempo determinato presso una università londinese e Daniel, centenario ex vicino di casa omosessuale alle cui cure è stata affidata dalla madre sin da bambina e con il quale è sbocciata una affinità che esula i confini spazio-temporali.
Oggi Daniel giace in un letto di una clinica, al limite della vita, ed Elisabeth dopo anni ritorna al paese natale per salutarlo, vegliarlo, condividere con lui i pochi momenti rimasti.
Ma questa è anche una storia di divisione, scritta all’ indomani del voto sulla Brexit che riporta il Regno Unito ad uno stato di isolamento decadente, imponendo e ponendo limiti e confini, un paese in mille pezzi in un’ epoca in cui ogni dialogo è finito, e la gente si dice delle cose e basta.
Amore, poesia, sogni, speranza, condivisione, parole sulle quali costruire una storia immortale, al contrario odio, silenzio, barriere, violenza fisica e verbale, ignoranza. Un sogno all’ interno di un incubo e viceversa.
Il tratto narrativo cavalcato vive la relazione tra Elisabeth e Daniel nella propria essenza, alimentata dai racconti che lei continua a leggere a lui dormiente, ricordando i momenti infiniti di dolcezza condivisa. Un dialogo imperituro, il riuscire ad inventare cose utili, divertenti, perspicaci e gentili, la forza smisurata del potere delle parole ed il sapere diventare altri.
Un rapporto fondato sui libri, indispensabile lettura del mondo, su esperienze e passioni comuni ( Pauline Boty, pittrice appartenente al movimento della Pop Art negli anni ‘60 )
Lo sguardo di Daniel passa dalla morte alla vita e dalla vita alla morte mentre continua a dormire, ma c’è qualcosa che ancora lo tiene in vita. Frammenti di conversazioni immaginarie, ricordi, scene lontane ma ancora vivide, perché …’nessuno sapeva parlare come Daniel e nessuno sapeva non parlare come Daniel “…
È possibile innamorarsi …” non di una persona ma dei suoi occhi e del modo in cui due occhi che non sono i tuoi ti permettono di vedere dove sei e chi sei..”. Alla fine quello che conta è…” la speranza che le persone che ci amano e che ci conoscono almeno un po’ ci avranno visti davvero per quello che siamo “…., anche se …” nella natura umana è radicato il non vedere cose che succedono proprio davanti ai nostri occhi “….
Le parole hanno generato magia ed incanto, Elisabeth si chiede chi sia realmente, a cosa serve un passaporto, quali le distanze, Daniel è un cittadino europeo e lei è semplicemente una persona che legge perché c’è sempre una storia da raccontare.
Primo romanzo di una tetralogia ispirata alle quattro stagioni, “ Autunno “ è un testo frammentario, che insegue brusii lontani ed interiorità sconfinate, in una alternanza di realtà e illusione, monologhi musicali, voci del silenzio e dialoghi del presente, con una forte vena poetica ma anche una precisa connotazione politica ed una critica alle storture di un popolo e di una classe dirigente che paiono avere smarrito quel senso dell’ essere così bene rappresentato e delimitato dalla forza includente e sterminata delle parole e dei racconti, veri e soli elementi di identificazione e condivisione.