Assalonne, Assalonne!
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Libro torrenziale
"Tu vieni al mondo e tenti e non sai perché solo continui a tentare e vieni al mondo insieme a un mucchio di altre persone, tutta aggrovigliata a loro, come loro tentando, dovendo muovere braccia e gambe con cordicelle, solo che le stesse cordicelle sono legate a tutte le altre braccia e gambe e gli altri tentano tutti quanti e neanche loro sanno perché, tranne che le cordicelle si impicciano tutte e vicenda come sarebbe a dire cinque o sei persone tutte intente a cercar di fare una stuoia sullo stesso telaio solo che ciascuna vuol tessere la stuoia secondo il proprio disegno; e non può avere importanza, lo sapete, senno Coloro i quali impiantarono il telaio avrebbero predisposto le cose un po' meglio, eppure deve avere importanza purché tu seguiti a tentare o a dover continuare a tentare e poi tutt'a un tratto è finita e tutto quel che ti rimane è un blocco di pietra con qualche scalfittura sopra purché ci sia stato qualcuno a ricordarsi di far scalfire e collocare il marmo, o che ne abbia avuto il tempo, e ci piove sopra e il sole ci splende e dopo un po' non si ricordano neppure il nome e quello che le scalfitture tentavano di dire, e non ha importanza."
Ecco, questo è Faulkner. Molti di voi lo conosce già ma sono pochi coloro che si avventurano nella sua scrittura, perché la prosa di Faulkner è una selva inospitale, che respinge, nella quale ci si smarrisce e a volte si perde l'orientamento, ma è anche mostruosamente bella. Una scrittura viva, che pulsa ed è irrorata da sangue proprio e che spaventa. Spaventa perché la narrazione è spezzata, i discorsi interrotti da altri discorsi, da pensieri, da salti temporali, voci narranti che cambiano e non hanno nemmeno la gentilezza di presentarsi, il lettore fa un grande lavoro di deduzione all'inizio, finché poi mano a mano che si prosegue e le lacune si colmano, le supposizioni si trasformano in certezze e le immagini sparse in storia narrata. Nulla regala Faulkner al suo lettore.
"Assalonne, Assalonne!" parla di Thomas Sutpen e delle persone con le quali questo personaggio dostoevskijano (mi ha ricordato molto Stavrogin di "I Demoni") condivide il telaio della vita. Giovane ambizioso ma povero, senza un passato ma con un fucile scambiato per la propria innocenza, arriva nella piccola cittadina Jefferson del Mississipi. Si costruirà una grande casa, terrà sotto lui personale domestico di colore e infine si sposerà con l'unico scopo di dare un erede al suo impero e un nome rispettabile alla sua stirpe. Il titolo richiama il racconto biblico di Assalonne, fratricida a seguito di un incesto non vendicato dal padre. Questo fatto avverrà anche nel romanzo di Faulkner, anche se un incesto vero e proprio non sarà consumato. Ma questo è solo il nocciolo della trama, la polpa invece è molto ricca di vari temi come la schiavitù e il razzismo innanzitutto, sia quello dei bianchi nei confronti dei neri ma anche quello dei bianchi ricchi nei confronti dei bianchi poveri, viene fatto anche un bellissimo quadro del contesto storico dell'epoca e della guerra de secessione americana alla quale i personaggi prendono parte - ci sono delle pagine memorabili sulla guerra, sul suo fascino- orrore e sulle sue disastrose conseguenze sia fisiche, materiali ma anche psicologiche. Si parla anche di amore, un amore universale, quello di Miss Rosa, ma soprattutto il libro è pregno dell'ambizione umana, quella del demonio Thomas Sutpen che, da quando fu cacciato da un "negro scimmiesco" dalla porta di un ricco bianco e indirizzato alla porta di servizio senza nemmeno che questo "schiavo" ascoltasse la sua richiesta, decise che avrebbe costruito per sé una casa ancor più grande e che avrà alle sue dipendenze un'armata di schiavitù. Ma basteranno la forte ambizione, il duro lavoro instancabile, l'intelligenza e l'assenza di scrupoli a consentire a Thomas Sutpen di realizzare il suo grande disegno?
"Forse nulla accade una volta per poi finire. Forse l'accadere non è mai per una volta ma forse come increspature sull'acqua dopo che il ciottolo è affondato, le increspature che avanzano, allargandosi, l'anello unito da uno stretto cordone ombelicale acquatico all'anello seguente che il primo anello alimenta, ha alimentato, alimentò, e contenga pure questo secondo anello una diversa temperatura d'acqua, una diversa molecolarità dell'aver visto, sentito, ricordato, rifletta pure in un tono diverso l'infinito cielo immutabile, non importa: l'eco acquatica in in quel ciottolo la cui caduta non vide nemmeno si muove pure attraverso la sua superficie conservando l'intervallo originario tra anello e anello, al vecchio ritmo inestirpabile(...)."