Aprile spezzato
Editore
Il 17 marzo di un anno imprecisato (ma prima dell'avvento del comunismo in Albania) il giovane Gjorg Berisha ha dovuto uccidere l'assassino di suo fratello per obbedire alla besa, un codice antico e spieiato che fissa, senza possibilità di deroga, modo tempo e prezzo di qualsiasi delitto. Dopo l'omicidio, perpetrato fra mille dubbi e tormenti, Gjorg avrà un mese di tregua. Poi, per lui, la morte sarà in agguato dietro ogni pietra, ogni angolo di strada... Ma la sua storia s'intreccia con quella di Besian e Diana, uno scrittore e la sua giovane, bellissima moglie, che sono partiti da Tirana per intraprendere un singolare viaggio di nozze tra le montagne. L'incontro fra Gjorg e i due sposi avrà conseguenze cruciali: metterà in gioco l'amore di Diana per suo marito e, allo scadere della fatidica tregua, indurrà Gjorg predatore e preda della donna, del suo volto incantato - a un'imprudenza fatale: in un "aprile spezzato" che spezzerà la sua vita.
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Nella Kulla
Il romanzo è immerso nel Kanun (il codice consuetudinario albanese) o il Kanun è immerso nel romanzo; il risultato è un universo non peculiare, che è frammentato, ma un universo senza giri di parole, a sé. Il fascino che ne scaturisce è irresistibile e violento, base stessa del Kanun. Del Kanun non ho mai sentito parlare prima di leggere Aprile Spezzato, è l'impatto emotivo è violentissimo: l'orrore, primissima sensazione che il lettore dell'occidente contemporaneo sente avvamparsi nello stomaco, lascia il posto allo stupore, allo sgomento, poi alla sensazionalità dell'incomprensione fin quando, dopo un incessante climax di avvenimenti interiori, il lettore se ne abbandona, completamente soggiogato da questo mitico codice autarchico ed universale, che trasforma gli Altipiani albanesi in lontane Arcadie sanguinose. I protagonisti, il sangue e la morte, perdono di potenza negativa e diventano protagonisti semiumani e quotidiani, incredibilmente colmi di quella freddezza e di quel fascino che non mi ha permesso di staccare gli occhi dalle parole di Kadaré, dall'inizio alla fine.