Appena ieri
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Shemuel Yosef Agnon (pseudonimo di Yosef Czaczkes) nasce a Buczacz, in Galizia, nel 1888, figlio di un commerciante di pellicce. Da ragazzo studia la Bibbia, il Talmud e la letteratura tedesca. Pubblica le sue prime poesie in yiddish a soli quindici anni. Nel 1908 si trasferisce in Palestina e scrive i suoi primi romanzi in ebraico con lo pseudonimo di Agnon. Nel 1913 torna in Europa e per una decina di anni vive in Germania. Nel 1924 torna in Palestina dove trascorre il resto della sua vita diventando la figura centrale delle rinate lettere ebraiche. Appena ieri (Einaudi, 2010), da molti ritenuto il suo capolavoro, viene pubblicato nel 1947. Nel 1966 riceve, insieme a Nelly Sachs, il premio Nobel per la letteratura. Muore nel 1970. Tutti i più grandi scrittori israeliani lo ritengono il loro maestro indiscusso, citandolo e rendendogli omaggio anche nei loro romanzi. In Una storia di amore e di tenebra Oz racconta quando lo incontrò da bambino. Yehoshua inserisce la sua casa-museo nel plot della Sposa liberata, oltre ad avere scritto sulle sue opere nella raccolta di saggi Il potere terribile di una piccola colpa. Tre libri di Agnon sono stati pubblicati in Italia da Adelphi: Una storia comune, Nel fiore degli anni e La leggenda dello scriba.
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Opinioni inserite: 1
Alla Fiera dell'est...
Per due soldi un topolino mio padre comprò...
Pochi sanno che l'ormai famigerato tormentone branduardiano deriva dall'Haggadah di Pesach, uno dei rituali più tradizionali della mistica familiare ebraica.
Glielo commissionò il giovane, allora, David Zard.
Chissà se Zard si ricorda ancora del più grande, del primo, del geniale Agnon? (Si legge con la "g" forte...come Ag...staccato non).
Colui che vinse il Nobel con la Sachs, mica noccioline.
Lo zio affermato di un tizio che si chiamerà...Amos Oz...
Shmuel ci conduce in un'osmosi brillante ricavata da una crasi storica ma anche competitiva : gli chalutzim (i coloni del primo novecento che fuggono, come lui, dai pogrom galiziani)rigonfi delle teorie Herzliane...e gli altri, quelli che "attendono il Mosciah ma senza fretta...chissà cosa direbbe".
La prosa di Agnon è limpida e furente, gioiosa e mistica, autocelebrativa e ironica.
"Due sono gli ingredienti per fare un buon ebreo, diceva mio padre: leggere tanto e soprattutto essere più sfortunati di un topo in gabbia: non voglio esagerare ma io allora sono riuscito proprio bene"!
Appena ieri è un reticolo di tradizioni ashkenazite mescolate al ritmo laico del Sionismo imperante.
Ci si può trovare un cane che parla e pensa, addirittura sogna, come un essere umano: Balac, il mio personaggio preferito.
Anche questo frutto dell'autoironia ebraica: "Dal Talmud in poi chi mai ha scoperto prima di noi che il cane è un essere sublime"? Senza aver paura di stigmatizzare il classico amore ebraico per la razza canina.
Leggende, luoghi comuni e apologi si fondono nell'intreccio di un romanzo fantastico.
Da non perdere.
Il prezzo è alto, ma, credete,ne vale davvero la pena.
PS Buttate via quella caricatura usurata e malriuscita di Moni Ovadia.Giù il cappello, signori,questo è Agnon!