Antichrista
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Blanche
«Avevo sedici anni. Non possedevo nulla, né beni materiali, né conforto spirituale. Non avevo amici, non avevo amori, non avevo vissuto ancora niente. Non avevo idee, non ero neanche sicura di avere un’anima. Tutto quello che avevo era il mio corpo.»
Un corpo che è niente, un corpo che è solitudine e isolamento. Un corpo e una mente che vivono nella non conoscenza dei legami affettivi, dell’amicizia. Studentessa prodigio, figlia di docenti, iscritta all’università con lauto anticipo, Blanche, la nostra protagonista si riscopre preda del carnefice, si riscopre nelle grinfie di una inaspettata amicizia tuttavia tale soltanto di facciata. L’incontro con Christa è quanto di più causale e mistico per lei. Ne resta affascinata, dai modi, dalla personalità. Ne è conquistata. Il legame si sviluppa per lei in modo totalmente inaspettato e vede l’altra sempre più prendere campo nella sua vita tanto da schiacciarla, tanto da usurparne anche il posto in casa, l’affetto dei genitori, il letto. Christa si rivela essere furba, scaltra, una perfetta prestigiatrice in quei suoi giochi di affabulazione. Una donna che dietro le apparenze cela un diverso vivere, un diverso essere ma che soprattutto distrugge tutto quel che incontra e tocca a suo favore.
«Non è forse un fiore, il narciso, che dato origine al termine che definisce l’amore di sé?»
E quante volte nella vita ci siamo trovati a dover affrontare amicizie così? A dover fare i conti con un universo completamente estraneo a noi ma che eppure ci ha indottrinato, ci ha illuso, ci ha trascinato nella sua spirale senza darci possibilità alcuna di riscatto, libertà e redenzione? Tante, troppe volte. Ed è da qui che il vero volto dell’AntiChrista viene rivelato, perde della sua maschera e si mostra per il suo essere davvero, per quelle crepe che sono generalmente offuscate alla vista dei più.
Tuttavia, Antichrista, opera classe 2003 e pubblicata in Italia nel 2004, non è soltanto questo. È molto, molto di più. Al suo interno vi è la riflessione filosofica, vi è la religione – non solo nel nome della coprotagonista e nel titolo quanto proprio nei contenuti – e la teologia, vi è l’analisi dell’io in prospettiva di sé quanto dell’altro, vi è la lotta eterna tra bene e male. Un male che tra queste pagine assume un volto fatto di carne, ossa e intenti. Un male che è il canale con il quale vengono affrontate analisi psicologiche che vengono estremizzate ai massimi livelli. Perché quel che si cela dietro le apparenze può essere molto più terribile di quel che pensiamo ma può non esaurirsi nel suo passare, può restare nell’animo, può lasciare gli strascichi di quella malvagità e di quella ferita che viene a essere aperta. Razionalità, dolore, dannazione e perversione, mixati a odio, catarsi, riscatto, vendetta, rabbia e invidia. Il tutto e molto ancora di più in appena 117 pagine. Quelle 117 pagine che fanno parte di quella metrica narrativa da sempre impostata dall’autrice che si è prefissata di non superare mai le 120, quelle 117 pagine che danno inizio a un cerchio che si somma a quelli già iniziati nei precedenti lavori e che conduce sino a un epilogo che spiazza e sorprende e che si chiude, in questa nuova avventura, con una data di nascita che è quanto di più significativo vi possa essere essendo questa la data di nascita stessa della prosatrice.
Un titolo che ha tanto da offrire e che fa altrettanto riflettere. Da leggere e custodire.
«Chi crede che leggere sia una fuga è all’opposto della verità: leggere è trovarsi di fronte il reale nella sua massima concentrazione, il che, stranamente, è meno spaventoso che avere a che fare con le sue eterne diluizioni.»
Indicazioni utili
Suddito e parassita
Ci sono, nella disperazione, e ancor più nell'isolamento, germi pericolosi, ingenuità necessarie alla sopravvivenza. C'è il desiderio di aggregarsi, di soddisfare il muto bisogno di affetto. A qualsiasi costo, anzi, senza pensare alle conseguenze. Quando si precipita nell'abisso dell'incomprensione , un'amicizia diventa vertigine di beatitudine. Quella mano offerta, quella parola rivolta sono ascesa verso Christo, salita luminosa e spensierata. Peccato che ci sia il chiaroscuro, il sublime e drammatico gioco degli opposti. Purtroppo c'è Antichrista, il Male.
Blanche ha sedici anni, cultura invidiabile. Incapsulata nel suo microcosmo di libri, fragile tra i corridoi dell'Università, Blanche soffre. Soffre della solitudine, del desiderio irrazionale di avere un'amica e nello stesso tempo frenata dall'impulso atavico di conservare la propria autonomia senza cedere ai mutamenti destabilizzanti dell'adolescenza. I suoi occhi incontrano Christa, seducente, popolare. Sidici anni e fascino che è calamita e calamità. Lusinghiera, acuta, disponibile, amica.
Blanche l'ammira. E' l'inizio di una convivenza desiderata. Le due condivideranno la stessa camera, quella di Blanche. E mentre lei rimane annebbiata dall'idealizzazione luminosa di Christa, quest'ultima ruba la bontà dell'altra, l'annichilisce, la trasforma in odio. Decostruisce la giovane, fragile dinnanzi alla malvagità di Antichrista, come la rinominerà poi.
Antichrista è il male, malvagità che sottrae a Blanche la lettura, l'innocenza, lo spazio di cielo e dell'immaginazione, i genitori, annebbiati dall'amore incondizionato per Christa. Burattini quasi svuotati, illusi dall'aspetto della ragazza. Ma Blanche sa che è un mostro che si nutre degli altri privandoli del bene. Antichrista distrugge, si crogiola nella deriva altrui. E' l'inizio di una lotta, serrata e drammatica. Perchè non si può combattere il male senza conoscerlo, non si può curare senza subire. E Blanche sarà costretta ad immergersi nel male, a rischio di rimanerne intaccata. Tutto in nome della verità, dell'utopico desiderio di giustizia. Il male si annida, nelle trasformazioni, nelle fragilità adolescenziali. E' una lotte terribile, male e bene ancora una volta uniti nell'eterna lotta per la sopravvivenza. Chi vincerà sarà padrone di anime. Uno specchio il confine.
Amèlie Nothomb: eclettica, fantasiosa, implacabile, destabilizzante, antitesi dell'ipocrisia. Linguaggio tra virtuosismi letterari e indagini psicologiche profonde, quasi crudeli. Analizza al microscopio, angolo per angolo dell'anima umana. Mostri terribili, malvagità inaudite si nascono dietro nell'apparenza. Amèlie incontra il Male, lo mette su carta. E' l'Inferno della razionalità, il dolore allo stomaco, la fuga della mente. E' dannazione e perversione. Antichrista è l'odio patologico, insano, è l'assenza di pietà, è la catarsi invertita.
Eppure manca qualcosa: la narrazione è troppo piatta, sporadiche creste si innalzano, ma non sono sufficienti. Il contenuto c'è, ma è diluito tra le pagine, poco concentrato. E per questo più inquietante, ma meno incisivo. E' lo stile tagliante, che avvinghia e distrugge le certezza.
Perchè Amèie raggiunge sempre questo scopo: porre in dubbio qualsiasi convinzione. Si può contrastare il Male senza annichilire il bene?