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Letteratura straniera

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Una fuga che genera un incontro tra due anime perse, una unione disperata, una famiglia che genera un cortocircuito di responsabilità e crudeltà.



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Angeli 2018-11-04 15:59:14 68
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68 Opinione inserita da 68    04 Novembre, 2018
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Unione di identità separate

Immersa nell’ indifferenza altrui, Jamie, giovane madre in viaggio con la propria figlia tra Oakland e tutto quello che sta per accadere, posa casualmente il proprio sguardo su uno sconosciuto, Bill Houston, ex marinaio, per tre volte ex marito, quasi guardasse un essere misterioso.
È l’ inizio di altro, quanto basta per paventare un’ unione improbabile e raccogliere i cocci di due vite al collasso, da sempre traboccanti amore ed odio per approdare in nessuno luogo.
Ecco una nuova idea di famiglia, una creatura propria da preservare e difendere con le sole armi conosciute, la forza della illegalità e la violenza della disperazione, un linguaggio crudelmente noto che svela la propria identità.
Una unione da subito dissolta, quella violenza fisica vissuta sulla propria pelle che sconfina in lucida follia ed una rapina degenerata tragicamente in omicidio efferato con la certezza della condanna.
Inizia la relazione a distanza tra due vite al tramonto ed i cocci di una famiglia incollati addosso, tra legami di sangue e comunanza di tempo e luogo, ma Bill, da questo momento rinchiuso in se stesso, sarà costretto a vivere e pensare in solitudine.
In passato è stato sempre accecato e sopraffatto dalle circostanze, oggi la confusione che regna sulle cose è tale da impedirgli di riflettere ne’ si è accorto di quanto la sua vita lo faccia stare male, come quella di sua madre e di tutta la gente che ha conosciuto.
Nella monotona ed uniforme quotidianità della prigione lo assale la meraviglia del giorno, tra le strade non ha mai saputo realmente chi fosse ed è proprio lì, nel centro impossibile del suo malessere, che è stato presentato a se stesso.
In passato non ha mai vissuto un vero contatto con gli altri, impossibilitato da sbarre, leggi o parole, l’ odio ha generato altro odio, oggi non c’è niente che possa alleviare la sua sofferenza, neppure quel destino guidato improvvidamente dalla propria mano.
Questa è l’ America narrata e vissuta da Johnson ( “ Angeli “ è stato il suo romanzo d’ esordio nel 1981), una strada ed un viaggio senza meta, la violenza del quotidiano, povertà, solitudine, emarginazione, fino ad un momento dirompente.
I protagonisti iniziano un nuovo viaggio interiore, estenuante, stanziale, necessario, una rassegnazione volta ad esclusione ed autodistruzione, relazioni costruite su legami ciechi e distorti, soliloqui schizofrenici nell’ amnesia di un corpo violato, una mente che vive l’ impossibilità di qualsiasi scambio, mai conosciuto, in una assenza di limiti che possiede il gusto crudele della normalità.
Una prosa forte, diretta, vivida e la possibilità, sempre presente, di scoprire qualcosa di spaventoso su se stessi per vite costantemente in debito, impregnate di solitudine ed odio.
Resta un fotogramma accecante ed una domanda : quanto lo sguardo sprezzante ed inappellabile di una società da sempre giudicante ed escludente è vittima e causa degli eventi e quanto lo sono i protagonisti in misura eguale e contraria?

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