Amy e Isabelle
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 5
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Torrida estate a Shirley Falls
La creatività necessaria ad ideare una trama fantasiosa è certamente una grande virtù per uno scrittore. Una volta pianificata una storia zeppa di svolte e twist narrativi, svilupparla non è però troppo difficile.
Molta più abilità è necessaria per rendere interessante e coinvolgente un romanzo dalla trama semplice, che narra di personaggi comuni, privi di poteri incredibili o un destino predefinito.
Questa lettura mi ha dato conferma della bravura della Strout, che è stata nuovamente in grado di catturarmi con una storia dal sapore quotidiano, ma dipinta con uno stile ricco e fluido ad un tempo, tanto da far scivolare via decine e decine di pagine; la stessa cosa mi era capitata con “The Help” di Kathryn Stockett -altro libro da cui diffidavo, capace poi di farmi innamorare- e questo romanzo ha anche altri aspetti in comune con il capolavoro della Stockett, come il deciso taglio femminista della storia.
La vicenda ha per sfondo una cittadina del Maine negli anni Settanta dove vivono Isabelle ed Amy Goodrow, rispettivamente madre e figlia. La narrazione si focalizza sul loro difficile rapporto, diventato ancor più teso dopo che Isabelle è venuta a sapere in modo a dir poco imbarazzante della relazione tra Amy ed il signor Robertson, suo insegnante di matematica.
Per le due inizia un periodo molto difficile in cui ognuna soffre in solitudine, incolpando l’altra del proprio dolore. Ad incorniciare questo fulcro narrativo -spesso rappresentato come un filo nero atto a collegare sempre le due donne- ci sono due vicende che portano nuovi dibattiti nel cottage delle Goodrow: la scomparsa di un ragazzina in una città vicina e la gravidanza della migliore amica di Amy; infine, ai margini di questo ideali fiore narrativo troviamo le storie quotidiane degli altri abitanti di Shirley Falls, ognuno in cerca di conforto e comprensione nel prossimo, ma spesso restio a concederne per primo.
Il romanzo risulta diviso quasi a metà, alternando con gusto e ritmo incalzante frammenti del passato alla narrazione nel presente, includendo inoltre qualche scorcio sul futuro dei personaggi.
Logicamente le due protagoniste ottengono la caratterizzazione più approfondita, anche per merito dei loro POV intrecciati, che concedono spazio non solo ai pensieri ma anche ai ricordi ed alle fantasie. Amy e Isabelle crescono insieme in questo romanzo, comprendono i propri sbagli ed iniziano una nuova -e migliore- fase delle loro vite.
Pur apprezzando molto la giovane Amy, la cui storia mi ha in più punti ricordato la protagonista di “Eleanor & Park. Per una volta nella vita” di Rainbow Rowell, la mia preferenza va senza dubbio ad Isabelle, specialmente per il grande coraggio che dimostra nella parte finale tentando di riparare agli sbagli e cambiare destino.
Seppur non siano sempre ben legati alla vita delle protagoniste, tutti i personaggi secondari sono ben delineati e tra loro alcuni spiccano per l’eccellente caratterizzazione, come la solare e ciarliera Fat Bev e Barbara Rawley, che mostra una grande fragilità dietro la sua maschera austera.
La narrazione è davvero ricca di dettagli e ciò contribuisce a rendere la storia vivida, nonché la lettura coinvolgente ed incredibilmente rapida.
Non posso esimermi dal mettere a confronto questo titolo con “Olive Kitteridge” della stessa autrice: le somiglianze sono parecchie e palesi, segno che la Strout si è mantenuta abbastanza fedele al proprio stile nei dieci anni che separano la pubblicazione dei due volumi. Il primo aspetto a saltare all’occhio è di certo l’ambientazione, con le vicende calate nella placida provincia americana, quasi fuori del tempo; entrambi i romanzi sono poi definiti dalle trame lente e prive di eventi sorprendenti, oltre allo spazio concesso ai comprimari capaci di rubare a tratti la scena alle protagoniste. Infine, Olive da un lato e le Goodrow dall’altra sono donne forti e decise, seppur dotate di debolezza e sentimenti reali.
L’edizione Fazi presenta inoltre un’introduzione molto valida per comprendere a grandi linee le tematiche del romanzo ed avere un assaggio delle sue atmosfere.
Indicazioni utili
Acerbo
Non mi è sembrato un libro letterariamente ineccepibile, per la presenza di ripetizioni, periodi prolissi e derapate sentimentali.
In questo romanzo d'esordio la prosa della scrittrice non è sempre centrata e a volte si indugia su concetti su cui sarebbe stato opportuno soffermarsi senza esagerare: il caldo di un'estate particolarmete torrida (concetto ribadito al punto da far sbuffare anche chi legge), le troppe chiacchiere con relative beghe tra colleghe in ufficio, la forma, il colore e il nome dei fiori.
In questo contesto il filone giallo, inserito senza che venga ben chiarito dove si voglia andare a parare, finisce per sembrare solo un espediente usato per rendere più interessante la narrazione.
Non mancano pagine ben scritte, pacate e taglienti, che annunciano la cifra stilistica più matura della Strout. Impeccabile, per esempio, il ritratto psicologico delle due protagoniste, madre e figlia adolescente, e di alcuni personaggi secondari, soprattutto il professore di cui la ragazzina si innamora, figura ambigua liquidata troppo presto.
Una certa frettolosità a scapito dei contenuti si nota anche nella parte finale della storia, molto “americana” e carica di buoni sentimenti, mentre le ultime righe, che toccano tutte le possibili corde del cuore – soprattutto quelle dell'amore materno – sono indubbiamente ben confezionate, ma ricordano più che altro un buon esercizio di stile.
Indicazioni utili
Mondo al femminile
Ogni volta che lanciava un'occhiata a Dottie, stesa sul divano, avvolta nella coperta di lana, Isabelle doveva distogliere lo sguardo, perchè le faceva troppa impressione l'estrema facilità con cui una vita poteva essere danneggiata distrutta. Le vite umane, delicate come stoffa, potevano essere tagliuzzate capricciosamente dalle lame di momenti casuali di egoismo.
Il libro è bellissimo. Due donne madre e figlia, diversamente sole, diversamente incapaci di relazionarsi con gli altri conducono una vita limitata e povera fatta più di abitudini, di cose, di oggetti, di manie (la pulizia) che di persone. Le manie tengono le due donne lontane tra loro e dal mondo, le rendono incapaci di comunicare e di scambiarsi affetto e calore umano.
In questa assenza di vita si insinua approfittando della loro debolezza l'uomo, rappresentato dal professor Robertson, affascinante (agli occhi di una ragazzina come Amy), falso, egoista, incurante delle conseguenze delle sue azioni, mezzo psicologo (aggravante) che utilizza la psicologia per arrivare al suo scopo senza impedirsi però di proiettare i suoi desideri sulla ragazzina, attribuendoli a lei. Il mondo maschile è debole, vanesio, meschino, egoista non solo per quanto riguarda il professor Robertson. Il mondo femminile è capace di momenti di grande umanità, calore e solidarietà. Nel libro viene analizzato il rapporto madre-figlia (di due donne sole) e la potenza dell'amicizia femminile. Le donne insieme, aiutandosi possono anche ingoiare un elefante un pezzo alla volta. Le donne sono capaci di perdono perchè la loro natura è quella di proteggere e di costruire.
Il libro si evolve in una storia alla Anne Tayler, con un'amicizia sincera capace di dare senso e di riscattare e di rendere ospitale, confortevole, allegra un'intera vita di dolore.
Rispetto ad Anne Tyler, però, la parte del mondo che viene salvata è solo la metà. L'altra è da buttare o almeno da sopportare.
Pur capaci di gesti di grande rabbia, infatti, solo le donne riescono a scaldare il gelo dell'esistenza e ad aiutarsi l'un l'altra. Riescono a superare la paura paralizzante del mondo e a tirare fuori i loro più profondi sentimenti.
...e avrebbe trovato dentro di sè una sola parola ripetuta: "Amy". "Amy, Amy", perchè era questo il richiamo del suo cuore, la sua preghiera. "Amy", avrebbe pensato, "Amy", ricordando l'aria fredda e dorata di quel giorno.
Indicazioni utili
Come ci ricorda la Strout le cose non dette posson
Mi dispiace che la Strout abbia scritto solo 3 libri nella sua carriera da scrittrice, ma come ben dice il detto "meglio pochi, ma buoni". Beh è così che definirei i suoi libri.
Questo è il primo libro che ha scritto la Strout e credo quasi più bello di Olive Kitteridge, Resta con me l'ho preso in prestito in questi giorni dal mio spaccio/biblioteca di fiducia, vedremo se mi sorprenderà come questi...comunque bando alle ciance.
Uno stile che come sempre lascia a bocca aperta, scorrevole, comprensibile e a mio parere magnifico, magari scrivessero tutti come lei...
Le descrizioni, sia fisiche che caratteriali, sono come sempre ottime e ti fanno entrare al massimo nel personaggio ed in quello che prova.
La storia che dire? Magnifica anche quella.
Madre e figlia, con un passato oscuro che sono con la crescita, la comprensione ed il dialogo può essere superato. Entrambe con i loro segreti ed entrambe con le loro ferite solo con lo scontro e poi la rappacificazione si potranno definire cambiate e cresciute.
Amy questa ragazza bellissima e sensuale nel fiore della sua adolescenza fa un'esperienza che cambia radicalmente la sua vita, cominciando così a capire l'effetto che provoca sugli uomini la sua presenza.
Isabelle, donna molto rigida e con una grande ferita aperta nel cuore, non riesce ad essere felice e quando scopre quel qualcosa che rende la trama eccitante capisce di aver sbagliato tutto nella sua vita e che forse la cosa più importante nella sua vita, ovvero sua figlia ormai è sta crescendo e potrebbe averla persa.
Entrambe distrutte dall'amore, imparano pian piano che non tutti i mali vengono per nuocere e che dunque si può sempre dare un'altra possibilità all'amore e che non tutti ciò che non si conosce è sbagliato.
Finalmente quando alla fine la madre sbotta con le sue due nuove amiche viene fuori quel nodo allo stomaco che si ha per tutto il libro mentre lo si legge, finalmente la liberazione di quella vecchia sofferenza finirà con la trasformazione interiore ed esteriore di Isabelle e di conseguenza anche di Amy.
E' impossibile scrivere di questo romanzo senza entrare nei particolari..dunque spero che riuscirete una volta letto a cogliere ciò che ho colto anche io e che sia più chiaro quello di cui parlo.
Un libro fantastico che fa capire quanto a volte la non comunicazione possa far male, tutti noi dovremmo comunicare di più, possibilmente di persona, e non solo attraverso piattaforme di comunicazioni virtuali.
Sforzarci di farci comprendere e di arrivare al punto e lasciar perdere le cose non dette. Non abbiamo mica una sfera di cristallo con la quale poter capire cosa prova una persona!
Indicazioni utili
Le vite umane, delicate come stoffa…
... potevano essere tagliuzzate capricciosamente dalle lame di momenti casuali di egoismo.
Quante volte ci siamo sentiti dire l’espressione “somigli a tua madre” e come una sorta di appartenenza molto intrinseca la sentiamo nostra per davvero e finiamo per prenderla buona come per dire che la mela non cade mai lontano dall’albero. Amy e Isabelle sono rispettivamente figlia sedicenne apparentemente tranquilla e madre discreta apparentemente perfetta, che vivono il loro rapporto in un conflitto fatto di parole non dette e di vuoti come per tentare di trovare una collocazione in mezzo all’indefinito plancton di corpi che le circondano da ogni parte.
...“Amy non parlare con la bocca piena” “Amy non masticare la gomma quando stai parlando “Amy togli i piedi dal divano” Amy stai dritta con la schiena”...
Elizabeth Strout esordisce con questo grandioso romanzo di formazione al femminile, che ricorda per molti aspetti narrativi e descrittivi il suo Pulitzer “Olive Kitteridge” e per la profondità dei temi e del linguaggio ci riporta nei meandri di un doloroso Yates o Carver o anche la opprimente Oates, una penna che scava per bene nell’animo di queste due donne e di alcuni personaggi di una scolorita cittadina americana Shirley Falls (città di fantasia) apparentemente tranquilla e chiusa nella sua stereotipata routine, dove si consumano tradimenti, malattie, morti improvvise, riconciliazioni, avvistamenti Ufo e violenze inaudite.
L’amore era davvero difficile per le due donne, amare significava sofferenza e attesa insieme, delusione e tanto coraggio di affrontare i drammi un giorno per volta, magari cercando le risposte in una semplice poesia o attraverso le pagine di uno scolorito Reader's Digest, con la speranza inesauribile di ritrovare un giorno ognuno la sua strada.
“Perché se tutte finiamo per assomigliare a nostra madre, allora che senso ha?”
“L’unico modo per mangiare un elefante è un boccone per volta”