Amrita
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Ho sperato che non sarebbe mai finito
Un libro come pochi altri, a mio parere.
Lo stile rispecchia quello tipico di Banana Yoshimoto, chi ha letto qualcuno dei suoi romanzi come Chie-Chan e io o Moshi moshi riconosce subito l'impronta poetica, familiare ed un po' dolce dell'autrice.
Quello che più colpisce, però, di questo romanzo è senza dubbio la pofondità con cui i personaggi ci appaiono già dopo poche righe; per quanto la Yoshimoto non utilizzi termini forti né immagini dirette per mostrarci le sue creature, queste colpiscono fin da subito con il loro carattere, le loro domande, i loro dubbi e la loro storia che finisce per coinvolgerci dopo poche pagine, costringendoci ad andare avanti ancora e ancora.
Un libro che affascina, colpisce e fa riflettere.
Indicazioni utili
Il tempo è una creatura vivente
Di tutti quelli che ho letto della Yoshimoto, indubbiamente Amrita è il migliore.Dopo questo romanzo non ho letto altre opere di questa scrittrice che mi abbiano colpito allo stesso modo.
Sarà che l'ho letto in un periodo particolare della mia vita, ma la profondità e la magia di cui queste pagine sono impregnate sono, per me, indiscutibili.
Mi ha appassionato la vicenda di Sakumi, con la sua allegra famiglia allargata, che capisce di non essere più la stessa dopo un'incidente che le ha causato una perdita di memoria temporanea.
Ho adorato il suo rapporto così semplice e tenero con Yoshio, il fratellastro di dieci anni, dotato di qualità particolari.
L'elemento onirico, il paranormale, rientrano in queste pagine con una naturalezza disarmante, senza troppi "effetti speciali".
Affascinante la galleria di personaggi, tutti con un vissuto difficile alle spalle, con una storia strana da raccontare, ma dotati anche di un magnetismo che non riesci a spiegare.
Le descrizioni degli elementi naturali si caricano di una forza evocativa che trascende lo stucchevole acquarello.
Non si può dire con poche parole di cosa parla questo romanzo: bisogna leggerlo e immergersi nei suoi colori, nelle sue atmosfere sospese, nell'apparente gaiezza dei suoi personaggi, che sfiorano il dolore per paura di toccarlo con mano.
Un piccolo difetto (ma credo che sia connaturato alla cultura nipponica) è una lieve "asetticità" dei rapporti uomo-donna, ma una volta superate le barriere culturali, si riesce ad entrare pienamente nel mondo emozionale della protagonista.