Americana Americana

Americana

Letteratura straniera

Editore

Casa editrice

Ventotto anni, bello, manager di una grande rete televisiva: David Bell è il sogno americano diventato realtà. Cinico yuppie ante litteram nella New York degli anni Settanta, si nutre delle stesse immagini che trasmette il suo network. Ma dalla vetta del successo, gli si spalanca davanti un vuoto insostenibile. Decide così di lasciare il suo ufficio a Manhattan e di iniziare un pellegrinaggio nel cuore dell'America a bordo di un camper con tre improbabili compagni e la cinepresa in spalla. Il suo piano: filmare la vita della gente comune nelle piccole città di provincia. Un viaggio per catturare i volti veri, la rabbia, i conflitti di cui è intessuto il paese.



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 3

Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.3  (3)
Contenuto 
 
4.0  (3)
Piacevolezza 
 
3.3  (3)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Assegna un voto allo stile di questa opera
Contenuto*  
Assegna un voto al contenuto
Piacevolezza*  
Esprimi un giudizio finale: quale è il tuo grado di soddisfazione al termine della lettura?
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
Americana 2015-12-01 11:01:16 Giovannino
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Giovannino Opinione inserita da Giovannino    01 Dicembre, 2015
Top 100 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Il primo DeLillo.

Americana è il romanzo d’esordio di DeLillo e se avete già letto qualcosa del famoso autore americano riuscirete senza dubbio a scorgere in questo romanzo degli argomenti ricorrenti e dei passaggi frequenti della sua vasta opera.
Il romanzo esce nel 1971 e racconta la storia di David Bell, giovane ma già affermato manager di un famoso network televisivo. David è bello, intelligente, furbo e scaltro, riesce a raggiungere tutti gli obiettivi che si prefissa ed è l’emblema del cinismo (nel capitolo iniziale di presentazione del personaggio mi ha ricordato molto Patrick Bateman di American Psycho, non logicamente per gli omicidi…). Ad un tratto però David ferma il carrozzone della sua vita e si accorge che gli manca qualcosa, si accorge che questo mondo così perfetto, preciso al secondo e scadenzato non è proprio quello che vuole, e decide così di partire per un viaggio verso il centro dell’America, la vera America, quella meno contaminata. Parte con una cinepresa, tre amici e una camper, ed in questo viaggio incontrerà diversi personaggi bizzarri che lo aiuteranno a capire l’America da vicino ma soprattutto lo aiuteranno a capire se stesso.

Devo essere onesto, sono un amante di DeLillo ed ho letto diversi suoi libri, ma questo forse è uno di quelli che mi ha impressionato di meno, non perché manchi di contenuti, anzi i contenuti ci sono e sono quelli che poi verranno meglio sviluppati nel corso della sua carriera da scrittore (paure individuali, critica alle nuove tecnologie, critica al mondo industriale moderno, solitudine, etc) ma forse qui molte volte si perde in giri di parole che servono poco. In sostanza questo libro potrebbe essere il padre di Underworld, anche lì infatti, dietro una palla da baseball che passa di mano in mano, c’è la storia dei cittadini americani in ogni sua sfaccettatura, o meglio ancora c’è la storia dell’America, lì però non è mai banale, mai noioso, mai scontato. Qui, complice probabilmente l’inesperienza, invece molte volte rallenta un po’ il filo della trama, ed onestamente anche i personaggi di Underworld sono molto ma molto più interessanti.
In conclusione è un bel libro, si legge volentieri, ma il DeLillo maturo è molto più pungente ed acuto.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
Americana 2015-08-27 09:39:56 bluenote76
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
bluenote76 Opinione inserita da bluenote76    27 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Il mito americano...

Già questa prima prova lo aveva segnalato come autore di grande interesse, espressione di quell'America amara di una generazione di intellettuali, che in letteratura, nel cinema, nell'arte sono la coscienza critica della società dei consumi.
Il mondo rappresentato (e da cui il protagonista fugge) è quello dell'immagine, dei media, dell'apparenza. Una New York frivola e mondana, dominata dalla noia e dal vuoto, è quella che viene splendidamente rappresentata nei capitoli iniziali. L'eleganza e la bellezza simboli di un potere che in realtà si dimostra brutale e primitivo nella sua spietatezza. L'arrivismo di alcuni, la condanna pregiudiziale ai danni di altri, la superficialità nel giudizio che diventa crudele e impietosa. Il sesso e i sentimenti come gioco e strumento per combattere la monotonia. Donne e uomini che parlano, parlano, ma non rompono la finzione dei rapporti. Protagonista è David Bell, poco più che un ragazzo, ma già pienamente inserito nei meccanismi della società newyorchese. Manager di una grande rete televisiva, considera la propria bellezza una forza e lo specchio che gliela ripropone una specie di terapia psicologica. Il pensiero positivo, oggi così di moda in Italia (ahimè quello che avveniva trent'anni prima negli Usa è ora entrato nel costume nostrano) indica appunto nell'autoincoraggiamento davanti allo specchio una forma di terapia per giungere a una maggiore autostima. Ma è troppo evidente l'inutilità, il vuoto sotteso a tutti i rapporti. Troppo angosciosa la coscienza della finzione della comunicazione televisiva che, dichiarando di rappresentare la realtà, ne propone invece solo l'aspetto più funzionale, fa da cassa di risonanza dei miti e dei simboli della società consumistica. Così l'unica via d'uscita è la fuga, l'andarsene... Ma i tempi sono cambiati e non è più un viaggio alla Faulkner quello proposto, anche se è pur sempre un cammino alla ricerca di una identità: Dave riprende con una cinepresa, attraversando gli Usa con un vecchio camper, la gente, le situazioni, le contraddizioni, in una parola la realtà, quella che la televisione ignora o che mimetizza. Si srotolano così nella narrazione storie e personaggi (un'ampia sezione del libro ripercorre in un lungo flash back anche l'infanzia e l'adolescenza del protagonista) della provincia americana e dei suoi miti. Molto di tutto ciò ricorda Nashville di Altman e i racconti minimalisti di Carver, e soprattutto preannuncia le successive opere dell'autore e i loro temi.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
130
Segnala questa recensione ad un moderatore
Americana 2014-05-08 12:53:16 Dartagnan
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Dartagnan Opinione inserita da Dartagnan    08 Mag, 2014
Top 500 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

L'America

Un romanzo grande, grandissimo, ma anche difficile. Come grande e difficile è l'America, un Paese che DeLillo - da buon postmodernista - dipinge nelle sue mille sfaccettature. Americana è riassunto nella sua copertina di Einaudi, una delle più belle che abbia mai visto anche in relazione al testo: un distributore sovrastato da due lampioni spenti. Attorno, il nulla.
So bene che non è l'abito a fare il monaco, ma quella foto riassume più di mille parole quello che DeLillo ha voluto raccontarci.
Il protagonista, David Bell, è uno che ha sguazzato per anni nel mondo luccicante e tentatore dei media, salvo poi rendersi conto che tutte quelle paillettes altro non sono che plasticaccia scadente. Da questa epifania di coscienza, nasce in lui il desiderio di girare un documentario che racconti la vera faccia dell'America. Per farlo attraversa tutto il Paese in Camper, filmando i volti delle persone e i loro luoghi.
Una ricerca che, più o meno direttamente, può riguardare ognuno di noi.
Da un punto di vista narrativo, DeLillo è un maestro, ma questo non lo scopro io. Strazianti per pesantezza e realismo le cento pagine che il protagonista (narratore in prima persona) dedica al racconto del pranzo di Natale in famiglia.
Chicca da non perdere.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Underworld, Pynchon, Roth
Trovi utile questa opinione? 
160
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'ora blu
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Malempin
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Morte in Alabama
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La città e le sue mura incerte
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Per sempre
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Lo spirito bambino
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Fumana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

La compagnia degli enigmisti
Demon Copperhead
La stagione degli amori
Il dio dei boschi
La città e le sue mura incerte
Per sempre
La terra d'ombra
In questo piccolo mondo
Lo spirito bambino
Sirene
Giorno di vacanza
Génie la matta
Mattino e sera
Eden
L'anno che bruciammo i fantasmi
T