After Dark
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Non il miglior Murakami
Sebbene abbia letto parecchi altri libri di questo autore, che rimane uno dei miei preferiti, ho trovato questo un po' pesante, nonostante sia piuttosto breve rispetto alla media degli altri.
Si tratta di un romanzo onirico, in cui le vicende dei vari personaggi si svolgono tutte in una notte e sono narrate attraverso l'occhio di una telecamera asettica e fredda. E' difficile spiegare di cosa parla questo libro, ma il filo conduttore è sicuramente la solitudine e la difficoltà di intrattenere rapporti umani e la notte sembra quasi svolgere una funzione terapeutica, allentando le pressioni e i freni inibitori che caratterizzano la vita diurna.
In sintesi? Non mi è dispiaciuto, ma sicuramente questo romanzo non è al livello di Tokyo Blues o di 1q84.
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Old style comics
Avete mai letto i fumetti? I noir o quelli di una volta disegnati a china, in bianco e nero. Quelli dove capivi che era notte perché i due protagonisti, con i loro marcati contorni, erano circondati dal buio, da pennellate scure vagamente tratteggiate? Vi ricordate la sensazione che vi dava osservare quelle vignette? Leggere quei dialoghi iper contrastati nel bianco, come sotto il riflettore di un palco? Era una bella sensazione, intimità ed estraneità: solo loro due, solo noi due, e a proteggerli/ci la luce e il buio. Solo noi due e oltre quella cortina nera chissà… Il mondo fuori, l’esterno. Tutto poteva esserci nell’ “Oltre”, gioia ma più spesso dolore, bene ma più spesso male… Eppure non importava perché noi eravamo racchiusi in quell’involucro con loro.
Ecco, questa è la stessa sensazione che si prova a leggere After Dark, un romanzo dove le interazioni avvengono sempre a due voci, i daloghi sono padroni della scena e tutto ciò che vi è oltre la luce del riflettore è un mondo oscuro, notturno, spesso violento, talvolta onirico. E noi, protagonisti con i personaggi, ci affacciamo a quel mondo, spettatori/avventori di tavole calde 24/7 ben illuminate che osservano dall’interno la notte, separati dal vetro. Intimità ed estraneità prima dell’ avvento del giorno, l’after dark, prima che le luci la fuori si accendano, le luci qua dentro si spengano e la magia svanisca. Quella sensazione sottile, fredda e calda, all’ alba si dissolve; sotto il sole al massimo possono le ombre, di notte noi siamo quelle ombre.
Questa è l’atmosfera che riesce a creare magnificamente Murakami in poche decine di pagine. Queste le emozioni che ci trasmette. Emozioni che, senza paura di peccare di eccesiva nostalgicità (ehm… licenza poetica?) o qualunquismo naive, si può affermare che porteremo con noi per sempre. Sì perché è difficile trovare una scrittura più efficace, una narrazione più significativa. After Dark è quel libro. Ricordi? È il libro della notte, il libro dove ti sei sentito accolto da un amico e con lui hai osservato l’abisso.
Questo e basta.
Per il resto infatti ahinoi non c’è molto altro da dire. Contenutisticamente è il solito Murakami: qualche fatto surrale, qualche personaggio originale, qualche stramba incomprensione, sogno e veglia che si intersecano e compenetrano creando una terza realtà dove tutto diventa soggettivo ed infine gli eroi- antieroi, la Sua gente qualunque con un pizzico di follia che si trova suo malgrado invischiata in avventure che, al pari della loro follia, hanno solo un pizzico di genio in più rispetto alla quotidianità.
Un buon racconto, personaggi ben caratterizzati e un atmosfera che rimanda ai sogni adolescenziali, quando la notte e il suo mondo erano per noi ancora un mistero.
Poi arriva l’età adulta e si scopre che non cambia nulla, poi arriva il giorno e il romanzo finisce. Forse, sembra dirci Murakami, per vivere felici non occorre conoscere proprio tutto, non occorre capire, vedere ogni cosa. Forse basterebbe concederci qualche incertezza, un sottile mistero, un attimo di oscurità prima dell’alba.
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Scosse elettriche
Una storia sugli improvvisi "punti di contatto". Questa è la sintesi a caldo di After Dark, romanzo di Murakami pubblicato in Italia nel 2008. Tutto succede a Tokyo, in una sola notte, ma sarebbe limitativo attenersi giornalisticamente ai fatti narrati.
Volendoli comunque riassumere, possiamo dire che essi raccontano quello che succede ai protagonisti in una notte (lo si comprende presto leggendo i titoli dei capitoli, che scandiscono le ore post e antimeridiane che si susseguono), che inizia in un bar per studenti dove Mari e Takahashi si rivedono dopo molti anni. Takanashi conosce Eri, la bellissima sorella di Mari, per cui ha quasi inevitabilmente provato attrazione anni prima, e questo diviene uno dei primi argomenti di conversazione tra i due. E proprio da qui muove questo strano gioco di incastri, di vite molto diverse, che coinvolge i tre personaggi di cui sopra, e non solo, durante quella che si rivela una notte piuttosto turbolenta. Sicuramente, il "punto di contatto" con la maggior carica elettrica sprigionata è quello tra le vite così diverse delle due sorelle. Il modo stesso di raccontarlo, da parte dell'autore, alterna uno stile molto realistico ad uno molto più onirico, quasi a rimarcare quanto diverse possano essere le traiettorie prese dalle nostre esistenze. Solo la spiegazione che Mari offre ad un certo punto a Takahashi di quello che è successo ad Eri può ricucire con maestria questa tela che sembra strapparsi. Nel racconto, poi, altri universi si sfiorano in modo intenso ed inaspettato. Come dimensioni che avrebbero potuto seguire traiettorie per sempre parallele e invece sterzano improvvisamente venendo a contatto. Come fili elettrici scoperti che non ti aspettavi si toccassero. In sintesi, la riflessione più ricorrente durante la lettura è sulle cose che potrebbero non accadere mai ma invece accadono. Anche le coincidenze hanno importanza nel racconto, ma è bene che chi vorrà leggere questo libro le scopra da solo.
Per quanto riguarda lo stile, l'autore ti catapulta dalla prima "scena" in un modo di raccontare che sa essere molto cinematografico. Non a caso, il lettore, in alcuni capitoli, viene esplicitamente invitato ad usare un punto di vista da spettatore. Molto ben condotti i dialoghi tra i protagonisti, sempre molto credibili.
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Stanza 404
Siamo tutti qui, medesimo pianeta, ma quanti piccoli mondi abbiamo creato attorno a noi. Confini invisibili e barricate ferreee che ci isolano dagli altri nelle nostre debolezze, nei nostri egoismi.
Una giovane giapponese siede sola in un locale, accompagnata da una tazza di caffè, un cappellino dei Red Socks calato in testa ed un grosso libro in cui è immersa.
Una stanza spoglia, un letto dove una ragazza esile e bellissima giace addormentata. I lineamenti delicati quasi immobili rivelano un sonno profondo. Interferenze sullo schermo TV, ma la spina e’ staccata dalla corrente.
Dopo l’arrivo dell’oscurità c’e’ il buio e ancora e ancora per tutta questa lunga notte che brulica di personaggi ammantati di mistero. Prima che la luce torni a rischiarare la città le vite di alcuni sconosciuti si intrecciano rivelando vizi o dischiudendo menti, infilando dita trepidanti ma avide nelle fessure di muri che aspettano solo di essere abbattuti.
Con scrittura rapida, asciutta e priva di estetismi Murakami ci rende spettatori di minuti che si accumulano nello scorrere delle lancette, siamo occhi inermi dietro una telecamera che ci allontana, ci obbliga a spezzoni che non sempre riusciamo a spiegarci. Poi i tasselli si ricompongono, il quadro è piu’ ampio, la visione nitida e noi, ipnotizzati dalle pagine, capiamo che anche la notte più lunga prima o poi si arrenderà all’alba. E allora, forse, saremo salvi.
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Testa e croce
Due sorelle: Eri (21 anni) e Mari (19).
Come facce della stessa moneta, sembra che non si guardino mai: se l’una tocca terra, l’altra è rivolta verso l’alto. Destinate a non incontrarsi.
Haruki Murakami le racconta attraverso una sola notte.
La vicenda di Eri si svolge in un’unica stanza, tra il letto dove dorme e il televisore che la guarda (proprio così: non è lei a scrutare lo schermo ma il contrario!). E’ assopita, al minimo vitale, come prigioniera (anzitutto di se stessa, si scoprirà nel corso della lettura).
La storia di Mari inizia nel bar dove è solita “rifugiarsi” nella lettura (anche lei, in qualche modo, prova a scappare da sé). Ma poi, per una serie di circostanze fortuite, quella storia si sposta all’interno di un “love hotel” – il posto dove in Giappone si incontrano, nel modo più anonimo possibile, prostituta e cliente – e lambisce il vicino seminterrato di un altro edificio, dove una band prova i suoi pezzi.
Una notte che Eri trascorre dormendo, e Mari raccogliendo confessioni e aprendosi a sua volta. Ricordando, ad un certo punto, che c’è stato un momento (tempo fa) e un luogo (un ascensore) nel quale lei e la sorella si sono abbracciate sulla stessa faccia della stessa moneta.
Due sorelle per i due diversi Murakami.
Quello intimista racconta Mari, solitaria e riflessiva, e le storie che nel corso della notte si intrecciano con la sua… a partire dall’episodio di Takahashi, giovane suonatore di trombone, per arrivare ad un esperto informatico abituato a lavorare di notte e ad un minaccioso motociclista che potrebbe appartenere alla Yakuza.
Quello onirico si dedica ad Eri. Ma la vicenda di quest’ultima, a differenza di altre narrate dall’autore (in “1Q84”, ad esempio), resta saldamente agganciata e parallela alla storia della sorella, facendo sì che in questo romanzo prevalga la traccia del reale (o del verosimile) su quella fantastica.
Come “Norvegian wood”, anche “After dark” richiama un pezzo musicale: si tratta di un vecchio brano blues che si sposa bene con il ritmo rallentato della notte.
D’altronde i luoghi dei romanzi di Murakami sono spesso descritti dalla musica in sottofondo (in questo libro succede spesso); come può accadere che i personaggi siano descritti, più che per i tratti somatici, dalle marche delle auto che guidano o degli indumenti che indossano. Citazioni di marche e brani che – per quanto a volte infastidiscano – contribuiscono ad individuare Murakami come il più “occidentale” tra gli autori giapponesi oggi in voga.
Uno scrittore che è in grado di guardare per vie alternative tra le pieghe dell’animo umano, ma che a volte annoia il lettore con dialoghi stereotipati, restituendo l’impressione di personaggi che si relazionano tra loro in modo goffo. In “After dark” accade nei primi contatti tra Mari e Takahashi, non sempre all’altezza di un’opera a cui, tutto sommato, non mancano spunti interessanti.
Non il miglior Murakami, comunque.
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La sorella addormentata.
Coma al solito, come ogni estate da qualche anno a questa parte, non è estate se non leggo almeno un romanzo di Murakami. Ormai è quasi una tradizione, e quest'anno avevo scelto "Kafka sulla spiaggia", suo grande classico. Quando però arrivo in libreria mi accorgo che purtroppo era terminato e così per continuare "la tradizione" ho deciso di ripiegare su un altro, "After dark", per l'appunto.
"After dark" è uno dei romanzi minori dello scrittore giapponese e direi a ragione, sia per le dimensioni (circa 250 pagine), sia per la complessità dell'opera. Insomma se avete letto "1Q84" o "L'uccello che girava le viti del mondo" sappiate che questo è tutta altra pasta.
È un romanzo molto veloce che si svolge tutto nell'arco di una notte, ed infatti ad ogni inizio capitolo c'è il disegno di un orologio a ricordarci a che ora della notte siamo arrivati. La protagonista è Mari, una giovane studentessa riservata e molto intelligente, che, dopo aver perso l'ultimo treno per tornare a casa è costretta a passare la notte nel quartiere in cui si trova. Il punto è che la notte non sarà tranquilla, tutt'altro, infatti dopo aver chiacchierato un po' con un vecchio amico della sorella, che entrerà più avanti nel racconto, viene contattata da un'amica di questo ragazzo per un'emergenza: una ragazza che lavora in un love hotel lì vicino è stata picchiata a sangue ma essendo cinese serve una traduttrice per comunicare con lei. Mari sa il cinese e così si offre di aiutare.
Da lì inizierà una storia che durerà tutta la notte è che vedrà coinvolti anche personaggi non strettamente presenti in quel luogo, come la misteriosa sorella Eri.
I punti cardine del romanzo di Murakami ci sono tutti: solitudine, problemi adolescenziali, amore platonico, magia, mistero ed anche gli onnipresenti gatti. Il libro però essendo molto breve e veloce li tratta tutti molto rapidamente. La scrittura è sempre ottima, precisa, semplice ma molto descrittiva e riesce comunque a tenere incollati.
In conclusione è senza dubbio un romanzo piacevole e leggero (per gli amanti di Murakami sicuramente), però non offre la profondità dei personaggi o della storia che si possono trovare in altre opere dello scrittore giapponese. Insomma se volete iniziare a leggerlo (...ma forse è meglio "Nel segno della pecora") o se volete un romanzo leggero ok, ma non aspettatevi il Murakami di romanzi più complessi, ovviamente.
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Noir onirico
Il noir si percepisce in ogni canale di questo romanzo, da un lato una ragazza che dorme, apparentemente niente di anormale ma gradualmente si coglie che questo letargo pseudo artificiale si prolunga, e porta la dormiente ad una migrazione dimensionale claustrofobica in diversi livelli onirici statici, di permanenza, quasi fossero purgatori.
L'altro racconto è concreto, terreno, protagonista la sorella della dormiente, vive di Notte, non dorme lei, quasi mai, e dalla sera alla mattina, e' questa l'ambientazione temporale dei fatti, trascorre il tempo fra locali notturni, dove la conoscenza di un ragazzo, una delle poche luci osservabili nel libro, concatena lo svolgersi della notte con eventi torbidi di violenza rarefatta alla quale Mari ( questo il nome della sorella più piccola ) partecipa dando speranza, e facendo luce ad altri personaggi che lavorano in un motel di un quartiere degradato di una Tokyo depressa, ossessiva, quasi disabitata se non da pochi individui. C'è poi una vittima, ed un carnefice ( che non paga le sue colpe ) ma fugge e raggiunge la mattina indenne. Aleggiano le colpe, ogni personaggio ha un lato oscuro che ruba pochi spiragli di luce ad una notte fosca tinta di nero. Ma alla fine, c'è speranza, i destini delle due sorelle si ricongiungono, finiscono le tenebre e torna la luce, per qualcuno...
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UN PUNTO DI VISTA
Il punto di vista può cambia una storia, in questo breve romanzo Murakami vuole porsi come osservatore neutro e sopra le parti quasi fosse un oggetto dotato di spirito di osservazione. Particolare questa scelta dell’autore che descrive le storie e gli incontri di diversi personaggi che in qualche modo concorrono insieme agli eventi raccontati. Tutto si svolge in una notte, una notte come tante nelle vite descritte, una notte nella quale un incontro casuale innesca una catena di eventi che porterà riflessioni e aperture. I personaggi del romanzo vivono in una realtà alienante e solitaria, nella notte che rende tutto un po’ “deforme” e vago e allo stesso tempo più vivo è vero. Il solito mix di sogno e realtà caratteristico dell’autore.
Il sonno le perdita di coscienza e uno stato sempre distaccato dalla realtà e allo stesso tempo molto reale e molto vivo. Le storie pregresse, appena accennate, ma molto chiare ed evidenti nei personaggi che sono molto vivi e concreti, molto reali, non comuni ma veri.
Un bel romanzo che consiglio di leggere, scritto con una tecnica apprezzabile e l’intreccio della trama, pur nella sua brevità, risulta molto piacevole. Come al solito Murakami lascia qualcosa di irrisolto e di “incompiuto” come se volesse invitare a pensare, lasciare libero sfogo all’immaginazione del lettore che può fantasticare sui destini dei personaggi.
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Una notte, una vita, uno specchio
Ho amato tantissimo i racconti di quest’autore che avevo letto precedentemente, e così ho voluto “buttarmi” in qualcosa di più grosso. Infatti questo è il primo romanzo vero e proprio di Murakami che ho letto. E sono più che lieta di constatare che non sono stata delusa nemmeno questa volta.
La cosa più bella dei romanzi è che regalano personaggi, emozioni e situazioni che accompagnano per più tempo, a differenza dei racconti.
Di cosa parla questo libro? A questa domanda non credo sarei in grado di rispondere, perché la bellezza letteraria di Murakami consiste nella pluralità, nell’inspiegabile. Non esiste un’unica storia, non esiste l’individualità. In ogni personaggio c’è un po’di tutti noi e anche se viene raccontata una cultura molto diversa dalla nostra ma, contemporaneamente, non potrebbe esserci più simile di così.
Tante cose vengono lasciate in sospeso e non vengono spiegate qui, mi domandavo il motivo di questa scelta e al tempo stesso la accettavo come ovvia, naturale.
Insomma, con Murakami bisogna aspettarsi di tutto e di più, ma anche la normalità, la quotidianità che può sfociare nel banale… In pratica, il mondo di oggi.
“After dark” è stato molto di più di un libro per me: è stato uno specchio.
Come se l’autore avesse scritto un libro su di me, ho vissuto l’intera vicenda con pienezza e totale immedesimazione.
Mari e io eravamo più che simili. Eravamo una cosa sola, la stessa persona.
Mari è una diciannovenne timida e introversa, sensibile, profonda, intelligente, colta, derisa dai coetanei e sempre col naso fra i libri. Non ama parlare e preferisce la solitudine, la fuga da un mondo che non ama.
Ma basterà una sola notte per cambiare tutto quanto. L’incontro con Takahashi, un ragazzo poco più grande di lei, che, dopo un’iniziale diffidenza da parte di Mari, si rivelerà un ottimo amico, un incidente avvenuto in un love hotel dove Mari farà da traduttrice ad una prostituta giapponese picchiata da un cliente…
Basteranno questi pochi eventi per mostrare a Mari una realtà nuova e diversa, per aprirle un mondo e il suo cuore, quando finalmente deciderà di affrontare e raccontare il difficile, quanto praticamente inesistente, rapporto con Eri, la sorella maggiore, l’esatto opposto di lei, che si è ritirata volontariamente dal mondo in un sonno perpetuo…
Chiedo venia se questa recensione è troppo egocentrica ed estremamente soggettiva, ma non s’incontrano tutti i giorni libri così belli, e così scrivendo le mie impressioni divago senza rendermene conto.
Fatto sta che Haruki Murakami è ufficialmente entrato nel Pantheon dei miei scrittori preferiti.
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Tutto in una notte?
E’ ovviamente un Murakami Haruki “onirico” quello ci accompagna per le strade di una Tokio notturna e ci mostra , come attraverso l’occhio di una telecamera, asettica, fredda, precisa, una piccola parte di vita di vari personaggi .
I loro cammini si incrociano a volte senza che gli stessi protagonisti ne siano consapevoli o senza che si incontrino veramente, percependosi solamente attraverso il racconto di un altro o attraverso un oggetto.
Non aspettatevi ritmo vertiginoso, colpi di scena, azione, il valore di questo racconto sta nella descrizione delle atmosfere , dei microcosmi di umanità che la popolano.
La notte non è solo un momento di riposo ma più spesso semplicemente un giorno senza luce, dove le nostre esistenze vanno comunque avanti seguendo itinerari che hanno ritmo e colori diversi , la notte, sempre associata al sonno è invece un universo vivo pur su un livello di percezione diverso da quello del giorno.
In questo senso l’alba è vista da qualcuno come una porta che si apre un nuovo giorno ma soprattutto su nuovo mondo eppure quello che i protagonisti hanno lasciato gli appartiene e contribuisce al loro essere esattamente come ciò che affronteranno durante la giornata, perché dunque siamo abituati a considerarla qualcosa “a parte”?.
La notte per qualcuno è un rifugio, un tempo e un luogo per pensare , per capire qualcosa di più di se e del rapporto con gli altri, per far uscire la propria parte nascosta, per fare delle scelte o per vivere in fuga, come se il buio potesse nascondere anche il respiro , i pensieri dei protagonisti.
Non è un racconto lungo ma è comunque avvolgente , nessuna storia si completa al termine della notte perché la notte è un punto di passaggio , forse un’occasione.
Nel suo piccolo è affascinante.